Segnalibro – Lezioni di Torah,
nell’ora più buia
Da oggi nelle librerie, tradotto da Giuntina, “Nuovi responsi di Torà dagli anni dell’ira” di Kalonymus Shapira. Il lascito alle nuove generazioni del grande studioso e chassid assassinato nella Shoah. Shapira nacque in Polonia, nel 1889. Quando a Varsavia venne istituito il ghetto, non abbandonò i suoi discepoli ma continuò a guidarli spiritualmente e ad aiutarli dal punto di vista materiale. Deportato nel 1943 nel campo di lavoro di Trawniki, il 3 novembre fu fucilato assieme a tanti altri compagni. Si sono conservate però le sue omelie, contenute in questo volume a cura di Daniela Leoni e Luigi Cattani.
“Leggere queste omelie – spiega Leoni – trascina il lettore in un mondo in cui l’uomo non è sconfitto, non è abbruttito né dissolto. Le parole di Shapira sono capaci di dare la vita perché non esprimono disperazione, non descrivono le brutalità, la malvagità e la disumanità del nazismo, ma testimoniano una certezza che anche l’uomo di oggi ha bisogno di sentire confermata: Dio è ancora colui che ha in mano il corso della storia”.
Leggendo le lezioni di questo grande chassid – lezioni che comprendono tutta la sapienza ebraica, citando Talmud, Midrash, Rashi Qabbalà – si percepisce l’incredibile forza spirituale di un uomo che non smise mai di insegnare ai suoi studenti, nemmeno nel Ghetto di Varsavia, uno tzaddik che non ha mai perso la fede nella Torà e nel suo Dio e non ha mai cessato di interrogare il testo biblico per trovarvi quelle nuove interpretazioni luminose capaci di opporsi alle tenebre della storia riportando fiducia e speranza nelle anime provate degli ebrei durante il tempo più duro della Shoah.
30 agosto 1941
Tu sarai integro con il Signore tuo Dio (Dt 18,13). Quando un uomo si trova nell’angustia ma conserva ancora il suo spirito, all’udire un buon annuncio vi presta fede con gioia. Così non è se egli è stato a tal punto battuto e castigato da essere spezzato e ridotto in polvere per l’angustia e la miseria. Allora, anche se con la sua mente presta fede e sa che per lui verrà il bene, comunque non è più un uomo che sappia gioire: non c’è più nessuno allora che si lasci rafforzare nella sua fede.
Una cosa simile a questa io l’ho già vista! Infatti: “Essi non ascoltarono Mosè” – sebbene credessero in lui – “e ciò avvenne per l’oppressione dello spirito e per la dura schiavitù (Es 6,9) “. Così, non vi era più nessuno allora che si lasciasse rafforzare o che volgesse il cuore a quella buona notizia. Ora, in mezzo a tutte queste angustie che vediamo arrivare, se tutti sapessero che subito – domani! – saranno salvati, allora una grande parte di loro, anche di quelli che hanno perso la speranza, di nuovo sarebbe in grado di lasciarsi rafforzare.
Ma questo è il problema: essi non vedono la fine posta alla tenebra. Molti non trovano niente per rafforzarsi e – il Cielo ce ne scampi! – perdono la speranza, mentre si abbatte il loro spirito. Questo è il senso di tu sarai integro con il Signore tuo Dio: «Perfino se sei spezzato e ridotto in polvere, in ogni modo tu dovrai essere integro con il Signore tuo Dio! Infatti, tu sai che il Signore tuo Dio è con te nell’angustia. Perciò, “non investigare il futuro” dicendo: Io non vedo la fine posta alla tenebra! Ma qualunque cosa ti accada, tu accoglila “con integrità”: allora tu sarai con il Signore e diverrai la sua parte» (Rashi su Dt 18,13). In virtù di ciò, ovviamente, la tua salvezza diverrà prossima, conforme a quanto chiese Mosè nostro maestro: “Ma essi sono il tuo popolo, la tua eredità (Dt 9,29)”.
Kalonymus Shapira