DafDaf, un futuro da seminare
Si apre con una nuova rubrica il numero 137 di DafDaf, che è in distribuzione in questi giorni. Una scelta fatta per raccontare ai giovani lettori chi sono e cosa fanno coloro che si impegnano quotidianamente per l’ebraismo italiano. “Mi presento” – è questo il nome della nuova rubrica – nasce per dare voce a chi ha scelto di essere coinvolto, che sia in maniera volontaria, o per professione, con la propria esperienza, competenza e sempre con passione e dedizione. Perché, come cantava Giorgio Gaber, “La libertà non è star sopra un albero/ non è neanche il volo di un moscone/ la libertà non è uno spazio libero/ libertà è partecipazione”.
E in questi tempi un po’ cupi, in cui è più difficile vedere ragioni per essere ottimisti, in cui a indicare la strada non sempre abbiamo chi vorremmo fosse responsabile delle decisioni che influenzano le nostre vite, sapere che in tante e tanti dedicano tempo ed energie al futuro di quella minoranza che da più di duemila anni in Italia porta avanti cocciutamente le proprie idee e le proprie tradizioni impregnando la cultura del Paese può dare un poco di fiducia.
E avere fiducia nel futuro, impegnandosi quotidianamente in prima persona, e dare il massimo pensando anche al bene di tutti, è quanto il giornale ebraico dei bambini vuole credere sia la scelta di tutti e di ognuno, a partire dai propri lettori, che siano giovani o meno giovani.
E ora dopo questa – noiosa e didascalica – premessa possiamo davvero presentare il prossimo numero. Si ricomincia.
Apriamo il giornale ebraico dei bambini (e nessun sottotitolo è mai casuale: il giornale ebraico dei bambini non è il giornale dei bambini ebrei!) con la presentazione di chi si racconta come un po’ falco e un po’ colomba. Un po’ rapace intelligente e furbo e un po’ simbolo di pace, in bilico tra due identità in contrasto, rese ancora più complesse dall’eredità di Giona, colui che aveva tentato di sfuggire al proprio destino. Si tratta dell’Assessore alla Comunicazione Ucei, Davide Jona Falco, ritratto insieme al piccolo Macchia.
E si avvicina il Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale sancita dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Ne parliamo ai giovani lettori ricordando la storia di Leone Efrati, di cui Adam Smulevich scrive: “L’area dell’antico quartiere ebraico di Roma pullulava un tempo di pugili dilettanti e professionisti. (…)
Il più forte di loro si chiamava Leone Efrati. Nato nel 1915 e noto tra gli amici anche come “Lelletto”, si era distinto fin dagli anni giovanili per il suo talento sul ring”. Si sarebbe potuto mettere in salvo restando negli Stati Uniti, dove nel dicembre del 1938 aveva combattuto per il titolo mondiale dei pesi piuma, Leo Rodak, ma aveva deciso di stare accanto alla propria famiglia, e “Anche Efrati fu catturato dai fascisti, e da Roma deportato ad Auschwitz-Birkenau, dove i nazisti lo costrinsero a battersi in combattimenti all’ultimo sangue e dove un giorno, vigliaccamente, vari soldati lo tramortirono e resero esanime”.
Nelle pagine successive continua la rubrica di Daniel Reichel, che questo mese racconta la realtà del kibbutz urbano.
“Si tratta di comunità cooperative nate da ex membri dei kibbutz e diplomati del programma Nahal (Gioventù Pioniera Combattente, un programma che combina il servizio militare con il servizio civile). Questi due gruppi insieme decisero di riprendere l’aspetto collettivo della vita dei kibbutzim per portarla all’interno del contesto cittadino”. Uno di questi è nato nel 2008 nella piccola Gedera, e come tutti i kibbutzim urbani è forte l’impegno a migliorare l’istruzione e il benessere sociale del luogo in cui si trova. A Gedera dei 30mila abitanti, circa 1500 sono di origini etiopi e fanno quindi parte della comunità ebraica dei Beta Israel, che ha avuto difficoltà a integrarsi nella competitiva società israeliana.
Guardiamo avanti: tra poco è il Capodanno degli alberi, Tu Bishvàt, in ebraico il “15 del mese di Shevat”, una festa che segna un nuovo inizio, l’avvicinarsi della primavera, una primavera di luce e di speranza. Claudia De Benedetti, nella sua rubrica “in cucina” ci ricorda che cucinare con i fiori è una delle usanze legate alla festa. Che sia con il risotto alle rose rosse o con l’insalata di quinoa ai fiori di erba cipollina, o semplicemente con un mazzo di fiori a dare luce agli spazi, DafDaf augura ai lettori di avere sempre la voglia e le forze – ancora – per vivere un nuovo inizio, una stagione in cui, tornando alle parole di Gaber, impegnarsi ed essere liberi, liberi anche di guardare avanti con fiducia
“Come un uomo appena nato/ che ha di fronte solamente la natura/ e cammina dentro un bosco/ con la gioia di inseguire un’avventura”.
Buon letture!
Ada Treves social @ada3ves