Piero Dello Strologo, il Limmud:
“Leader e uomo coraggioso”

A un anno dalla scomparsa la Comunità ebraica di Genova si è stretta nel ricordo di Piero Dello Strologo. Ideatore e animatore del Centro Culturale Primo Levi, un’eccellenza dal respiro internazionale frequentata anche da Premi Nobel. Ma anche leader comunitario con una visione innovativa e instancabile promotore di iniziative a tutela della dignità dell’uomo. “Era a suo modo fantasioso e curioso, non si arrendeva davanti a nulla, soprattutto quando individuava e decideva i soggetti cui assegnare e consegnare l’annuale premio dell’associazione. Divenuto nel tempo, grazie a lui, prestigioso e ambito” la testimonianza di Raffaella Petraroli Luzzati, attuale presidente della Comunità ebraica cittadina. Ad essere tratteggiata una stagione di grandi impegni, dalla ristrutturazione dei locali comunitari all’allestimento di una zona espositiva “con una importante mostra dedicata a Chagall”, per arrivare alla realizzazione del nuovo pulpito sinagogale “con i decori delle 12 tribù di Luzzati”. E ancora la sua attività civica per tutti i genovesi, lo sviluppo dell’area del Porto Antico, la creazione della Città dei Bambini: luoghi significativi e patrimonio di tutti.
A ricordarlo sono stati poi il figlio Ariel, a lungo presidente della Comunità, il rabbino capo rav Giuseppe Momigliano, il rav Benedetto Carucci Viterbi e l’artista Miriam Camerini. Quattro diverse prospettive a illuminare un percorso indelebile. Il figlio in particolare ha ricordato come il padre fosse nato durante il fascismo, due anni prima delle leggi razziste, e come, ancora un bambino, sia stato a confrontarsi con persecuzioni e lutti. Evocando alcuni temi dell’ultima parashah, ha parlato quindi di cammino “iniziato nella schiavitù, nella sofferenza, ma anche in una famiglia assimilata in cui l’ebraismo era un po’ come un’etichetta; lui si è fatto un percorso da solo, una sorta di traversata nel deserto, con prima compagna di strada la sorella e poi la moglie, la cui identità ebraica era più forte”. Un uomo “umile, che aveva un senso forte della sua dimensione, ma che era anche molto coraggioso: non si è mai sottratto al confronto”.
Una persona “con una identità ben definita, e questa è una forza” il pensiero del rav Carucci Viterbi. Anche dal rav sono giunte alcune riflessioni ispirate dalla parashah: “Apprendiamo dalla sua lettura che Moshè è un uomo non indifferente e ‘che partecipa’; qualità umane specifiche che gli valgono la chiamata a leader”. Qualità, è stato sottolineato, che appartenevano anche a Dello Strologo. Ad evidenziarne l’attivismo costante, anche durante la pandemia, è stata poi Camerini. Numerosi i video realizzati insieme nei mesi più difficili e trasmessi online a un pubblico ampio. “Piero ha avuto un impatto molto rilevante nella mia vita” ha detto ancora Camerini, ricordando tra gli altri un lavoro sul Bund presentato a Palazzo Ducale. “Era molto sionista – le sue parole – ma con un approccio critico e vigile su Israele”. A concludere il Limmud l’intervento del rav Momigliano: “Ha amato moltissimo la Comunità, dandole grande dedizione. La sua figura resta un esempio di impegno, ricerca, studio e approfondimento che forse la Comunità non ha capito fino in fondo. Occasioni come questo Limmud non devono rappresentare solo dei momenti rievocativi, ma sono anche un’opportunità per riprendere il suo impegno culturale e di vita”. Tra gli argomenti affrontati dal rav la sfida di essere ebrei in Diaspora. “Chi vive questa condizione vive con un senso di incompletezza; ed è una incompletezza che ci sollecita a fare di più. È un tema di cui sarebbe stato bello parlare con Piero”.