“La Shoah rischia l’oblio”
“Una come me è pessimista e ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga sui libri di storia e poi non ci sarà nemmeno più quella”. L’amarezza della senatrice a vita Liliana Segre sul futuro della Memoria viene riportata su tutti da tutti i quotidiani nazionali. Intervenendo alla presentazione delle iniziative per il 27 gennaio promosse dal Comune di Milano, Segre ha denunciato con forza “il pericolo dell’oblio” che grava sulla Shoah. “So cosa dice la gente già da anni del Giorno della memoria: ‘Basta con questi ebrei, che cosa noiosa’”. “Da questa amara considerazione parte però tutta l’energia che Segre spende da anni per fare in modo che quella storia non venga dimenticata e non si ripeta”, sottolinea il Corriere della Sera, aggiungendo che “nel solco di questa volenterosa testardaggine nasce anche la sua personale battaglia per rendere il Memoriale della Shoah a Milano sempre più conosciuto al grande pubblico”. In quest’ottica per la prima volta in città ci sarà un tram che per due settimane girerà con la livrea personalizzata, ricordando la presenza del Memoriale e il Giorno della Memoria (dove il 27, evidenziano i giornali, Segre accompagnerà Fabio Fazio per un’intervista che andrà in onda sulla Rai).
Pietre d’inciampo. Tra le tante iniziative, come riportano tra gli altri Repubblica, Stampa, Giornale e Avvenire, Segre ha sottolineato l’importanza delle Pietre d’inciampo, poste in tutta Europa e in Italia per ricordare le vittime del nazifascismo. “Dovrebbero essere davvero ‘di inciampo’ – ha osservato la Testimone – per metterci un fiore, come si usa nei cimiteri ebraici. Spesso invece, sono coperte da una bici, un monopattino, una macchina, se non da vernice nera”. Undici le pietre posate ieri a Milano, riporta il Corriere nelle pagine locali. Entro marzo ne saranno installate altre quindici in città. Su Repubblica Corrado Augias scrive che “Liliana Segre ha probabilmente detto parole chiave quando ha dichiarato che per lei le “pietre d’inciampo” sono più importanti del Giorno della Memoria perché ‘danno un nome alle vittime’. Un nome è un nome: abitava li, in quella casa, quelle erano le sue finestre, davanti a quel portone lo hanno preso. Non aveva colpe, era un essere umano come me”.
Il pericolo dell’oblio. In un’ampia intervista pubblicata da Repubblica, la storica Anna Foa afferma di essere d’accordo con le affermazioni della senatrice a vita Segre sul destino della Shoah. “Credo che la memoria di ciò che è accaduto sia destinata all’oblio, – la riflessione di Foa – anzi in parte questo oblio c’è già, e i segnali sono molteplici: se è possibile che in Italia si facciano dichiarazioni apertamente fasciste, se è possibile un’aggressione in territorio europeo come quella russa all’Ucraina, se è possibile che persino in Israele ci siano esponenti politici che non hanno paura di dichiararsi omofobi e razzisti, allora dobbiamo chiederci: a cosa serve ricordare?”. Per la storica sono stati fatti errori nella trasmissione della Memoria: “come società civile non abbiamo trovato tutti gli strumenti e siamo stati troppo retorici. Questa memoria l’abbiamo chiusa, circoscritta, come se il genocidio che si è compiuto riguardasse soltanto gli ebrei. Avremmo dovuto capire che riguardava molto più degli ebrei, riguardava il mondo, chi l’aveva perpetrato e chi era rimasto indifferente, riguardava tutti”. Sempre su Repubblica, Michele Serra dedica al monito di Segre la sua amaca. Per Serra ora c’è maggiore consapevolezza rispetto alla Shoah. “Se anche fosse una minoranza quella che ora sa, quella che conserva memoria, è una minoranza molto larga, e molto agguerrita. – scrive Serra rivolgendosi a Segre – Di tutte le età, e non disposta a dimenticare. Della maggioranza di ignavi, o di menefreghisti, non curarti più del necessario”.
Alla senatrice si rivolge anche Michela Marzano su La Stampa: “Se Liliana vive con la scorta è colpa della nostra indifferenza”, avverte la filosofa, richiamando il podcast Rai dedicato proprio al rapporto tra Segre e la sua scorta.
Alla Testimone scrive inoltre Sonia Edwards, figlia della sopravvissuta ad Auschwitz Andra Bucci. In una lettera pubblicata da Repubblica, Edwards racconta di un viaggio della Memoria con decine di studenti e afferma il valore di queste iniziative e l’attitudine positiva dei giovani: “Conservo le lettere che ancora oggi scrivono a mia madre, sottolineando come il viaggio li abbia resi consapevoli di una sofferenza che non potevano neanche immaginare”.
Odiatori sul web. Secondo il settimo report intitolato “La mappa dell’intolleranza” dell’Osservatorio Vox – ripreso da Stampa e Avvenire – le espressioni d’odio su Twitter siano in aumento. Primo bersaglio, le donne e i disabili, poi gli omosessuali e gli ebrei. “A essere oggetto di violenza verbale sono spesso le competenze e le capacità professionali delle donne, – riporta La Stampa – denotando un chiaro fastidio verso tutto ciò che si muove nella direzione dell’emancipazione e dell’autonomia femminile. Seguono, al secondo posto tra i più insultati su Twitter, le persone con disabilità, insofferenza che colpisce oggi soprattutto ragazzi giovanissimi e sempre più spesso nell’ambito scolastico, sconfinando anche in atti di vero e proprio bullismo”. L’antisemitismo, poi, è ancora presente, ma è diventato intersezionale: per esempio Liliana Segre viene colpita sì come ebrea, ma anche come donna e anziana. In merito ai risultati del report, Dacia Maraini sul Corriere si chiede: “Perché gli aggressori seriali non se la prendono con i potenti della terra, con i più ricchi che sfruttano i più poveri, con chi invade, comanda, approfitta, ruba, abusa, delinque?”.
Antisemitismo. “La nostalgia di una falsa innocenza perduta è all’origine di un nuovo antisemitismo che accusa gli ebrei di coltivare la memoria come una ‘rendita di posizione’. In questo perverso gioco le negazioni, le banalizzazioni, i dinieghi interpretativi e le false equazioni delle vittime, che si trasformano in carnefici (per esempio nella demonizzazione di Israele), fanno da sfondo ad una nuova e più subdola accusa che rischia di rovesciare contro gli ebrei l’odio che cova a livello mondiale contro la società occidentale e i suoi valori liberali”. Lo spiega lo psicanalista David Meghnagi in un’ampia intervista pubblicata dal Riformista sul tema della Memoria e del pregiudizio antisemita.
Democrazia israeliana. Si rivolge direttamente a Benjamin Netanyahu, lo scrittore Marek Halter in una lettera aperta pubblicata da La Stampa in cui chiede al Premier di rivedere la riforma della giustizia, contestata da ampi settori della società, perché “mette in pericolo la democrazia israeliana”. “Ignoravo – scrive Halter, richiamando suoi incontri con Ben Gurion e lettere inviate a Begin – che un giorno neanche troppo lontano un governo israeliano se la sarebbe presa con la Corte Suprema di Giustizia che Ben Gurion stesso aveva istituito pur di impedire ai politici di piegare la Legge a loro favore o di modificare la Costituzione a loro piacimento. Si tratta della stessa Corte Suprema che suscitava l’ammirazione di tutte le democrazie. Ignoravo anche che noi, vittime delle persecuzioni religiose, un giorno avremmo rischiato di riattizzare la guerra di religione senza alcuna esigenza politica a eccezione dell’ambizione di uno dei ministri del suo governo”. Del tema parla anche la filosofa Roberta De Monticelli su Domani, rispondendo a uno scritto sullo stesso giornale di Davide Assael. Citando il controverso polemista Gideon Levy, De Monticelli punta il dito contro la democrazia israeliana rispetto al rapporto con i palestinesi.
Daniel Reichel