Shlomo Venezia,
il respiro della Memoria

Teatro dell’Opera di Roma gremito di giovani per l’anteprima nazionale del documentario “Il respiro di Shlomo” sulla vita del Testimone della Shoah Shlomo Venezia. Il primo dei cinque eventi per il Giorno della Memoria patrocinati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. A guidare gli spettatori la voce narrante di Shlomo stesso, da una vecchia intervista conservata presso l’Archivio della Memoria della Fondazione CDEC, dalla natia Salonicco dove fu arrestato poco più che ventenne ad Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Ebensee. È la voce di uno dei pochissimi Sonderkommando sopravvissuti allo sterminio quella attorno cui ruota questo nuovo lavoro a cura della Fondazione Museo della Shoah di Roma, con la direzione di Ruggero Gabbai e Marcello Pezzetti come autore, nell’anno che segna il centenario dalla nascita di Venezia (scomparso nel 2012). “Tutto mi riporta al campo: qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda”, raccontava. Un lascito affidato anche alle pagine del suo Sonderkommando Auschwitz: volume che segna una svolta e resta una pietra miliare.
“Un teatro pieno è sempre una cosa bella, ancora di più quando a riempirlo sono i ragazzi”, il saluto del sovrintendente del Teatro dell’Opera Francesco Giambrone. “Sentiamo il dovere di fare memoria, di tramandare il ricordo, di impegnarci contro l’oblio”, ha poi aggiunto. Per Noemi Di Segni, presidente UCEI, il respiro di Shlomo “è il respiro di Dio, il respiro della storia del popolo ebraico”. Una serata di Memoria in un teatro simbolo di Roma, un luogo di cultura, “perché la cultura può e deve assumersi le sue responsabilità” ed essere al servizio “della Memoria, della convivenza, della libertà”. Per la Fondazione Museo della Shoah si tratta del quinto documentario prodotto per un pubblico televisivo. “Un impegno notevole e orientato al futuro” le parole del suo presidente Mario Venezia, che è anche il figlio di Shlomo e i cui ricordi arricchiscono di ulteriore significato questa sfida educativa e valoriale. Pensando anche alle nuove generazioni, al passaggio di testimone con giovani e studenti, un pubblico “cui cerchiamo di rivolgerci il più possibile”. Di nuovo stamane, con 80mila studenti da tutta Italia collegati online con Edith Bruck (presente ieri in sala insieme a Sami Modiano).
Sul palco sale Viviana Kasam, con una introduzione sui campi di sterminio e tutte le voci artistiche “soppresse nella Shoah”. È la premessa all’ingresso in scena del “violino di Auschwitz” appartenuto al musicista polacco Jan Hillebrand, il cui suono “rivive” nelle musiche recuperate e arrangiate dal Maestro Francesco Lotoro. Ad intervenire infine, prima della proiezione, regista e autore. Gabbai cita l’imperativo ebraico Zakhor-Ricorda. È un film, afferma, “che ci auguriamo possa aiutare a far crescere gli anticorpi”. Conclude Pezzetti: “Shlomo è stato ‘il’ Testimone, esponeva i fatti per ciò che era avvenuto, per ciò che aveva visto”. Ai suoi occhi, non a caso, sarà dedicata l’ultima inquadratura. Siamo a Birkenau, davanti ai resti del crematorio, Shlomo ha appena finito di raccontarsi in una visita di qualche anno fa. In quegli occhi c’è tutto. E anche nel suo respiro. Un monito, di struggente intensità, per la Memoria viva.
“Il respiro di Shlomo” è stato realizzato in collaborazione con Rai Cinema, Forma International e Fondazione CDEC, con il supporto di Roma Capitale, Regione Lazio, Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Comunità ebraica di Roma, Associazione Figli della Shoah.