I vent’anni del Giardino al Monte Stella
Da Milano a Varsavia, il segno dei Giusti

Vent’anni fa al Monte Stella, parco nel nord di Milano nato sulle macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, nacque ufficialmente il Giardino dei Giusti. Un luogo simbolico, ispirato al Giardino del Memoriale Yad Vashem di Gerusalemme, dedicato al coraggio di chi scelse di opporsi al male. “Il Giardino è diventato il luogo che celebra quella scelta. Ricorda che quando la società è alla deriva c’è sempre la possibilità di cambiare direzione”, le parole del presidente di Gariwo Gabriele Nissim, davanti al pubblico riunitosi nella sala Alessi del Comune di Milano per festeggiare – con un concerto di musica jazz, klezmer e armena – il traguardo dei vent’anni del Giardino. “Quanto abbiamo raggiunto dal 2003 penso sia un miracolo: dalle leggi per i Giusti del parlamento italiano ed europeo, alla nascita di duecento giardini in diverse parti d’Europa e in alcuni paesi arabi. Risultati straordinari. Ed è solo l’inizio”.
Nissim ha ricordato nel suo discorso l’origine del Giardino, con il sostegno del Comune di Milano e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che nel 2008 fondarono insieme a Gariwo l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano. Tra i molti nomi ricordati, anche un pensiero all’ex presidente UCEI Renzo Gattegna e un saluto al presidente della Fondazione Memoriale della Shoah Roberto Jarach, presente in sala assieme al vicepresidente UCEI Milo Hasbani. Prima di lasciare spazio alla musica, sul palco è salito anche Giorgio Mortara, già vicepresidente dell’Unione, che ha ricordato il ruolo dei giusti nella tradizione ebraica.
In questo ventennale è nata nel frattempo una nuova realtà: a Varsavia i rappresentanti della Fondazione Gariwo, della Fondazione Auschwitz-Birkenau e un membro del Comitato del Giardino dei Giusti, Józef Wancer, hanno istituito la Fondazione internazionale del Giardino dei Giusti. Obiettivo: “commemorare e divulgare gli atteggiamenti dei Giusti che, in Europa e altrove, hanno salvato le vite degli altri o si sono battuti per la libertà e la dignità dell’uomo”.