Aktion Reinhardt, una mostra
per raccontare l’orrore

“Con la realizzazione di questa mostra, la Fondazione ricostruisce ed analizza con doverosa scrupolosità il progetto di sterminio di massa nei campi appositamente edificati. Negli stessi campi, esattamente ottanta anni fa, numerosi gruppi di prigionieri hanno trovato il coraggio e la forza di innescare rivolte contro gli aguzzini. Auspichiamo che anche questa esposizione storica riesca a raggiungere quote significative di pubblico, perché riteniamo che lo studio e la ricerca continuino a costituire la più sana forma di ribellione.”
Così il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia nel presentare “L’inferno nazista. I campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka”, curata da Marcello Pezzetti e inaugurata quest’oggi alla Casina dei Vallati sede della Fondazione con apertura al pubblico a partire da domani. Pensata in occasione dell’anniversario della sollevazione del Ghetto di Varsavia e delle rivolte avvenute a Sobibor e Treblinka, racconta tra le sue sale un’operazione omicida “che non ha alcun precedente in nessun tipo di civiltà: l’Aktion Reinhardt”. Come evidenziato da Pezzetti, ci furono altri gruppi e altre categorie di persone perseguitate, oltre agli ebrei. Nonostante ciò si deve porre l’accento “sulla specificità della Shoah: il tentativo, in gran parte riuscito, di eliminare fisicamente una parte della propria popolazione, ma poi dell’intera popolazione dell’Europa occupata, mettendo a disposizione di questo genocidio tutte le forze dello Stato”. Sono i temi attorno cui ruota questa nuova esposizione, nel segno di un “solido rigore scientifico” nel suo allestimento e con l’obiettivo di “restituire decorosa Memoria a ciò che purtroppo è stato, a favore di un ampio pubblico”.
Il percorso espositivo inizia con un’introduzione sulla politica antiebraica nazista e sulla scelta del gas come strumento di sterminio di massa. Si parte con una contestualizzazione geografica, in particolar modo sulla situazione del territorio polacco al momento dello scoppio del conflitto mondiale. Si prosegue poi analizzando il tema dell’utilizzo del gas come strumento di sterminio di massa, partendo dallo sterminio dei disabili (progetto T4) e finendo con l’idea di istituire centri della morte nel Governatorato generale. La seconda sala racconta la realtà dei ghetti nazisti, con uno sguardo particolare al processo di ghettizzazione, toccando temi quali l’istituzione dei ghetti, l’entrata nel ghetto, la costruzione di muri. Si passa successivamente al racconto della liquidazione dei ghetti, illuminandone il passaggio dalla vita alla morte e le varie deportazioni verso i campi di sterminio, attraverso l’utilizzo di un’ampia selezione di immagini e una postazione video.
Una sala della mostra è interamente dedicata all’Aktion Reinhardt e i suoi luoghi (i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka). In questa sezione si illustra il sistema della messa a morte di tutti gli ebrei polacchi e di una parte di quelli tedeschi, austriaci, slovacchi, bielorussi, lituani, francesi, olandesi, di Tracia e Macedonia, del ghetto di Theresienstadt e del Protettorato di Boemia e Moravia. Nello specifico vengono fornite le statistiche dell’operazione, le cifre delle vittime e la struttura dei tre campi di sterminio, con un focus aggiuntivo su quello di Majdanek. I persecutori nazisti e i collaborazionisti coinvolti sono al centro della sala successiva, dove si parla delle rivolte nei campi di Sobibor e Treblinka con un accenno alla resistenza ebraica nell’Est Europa in generale. La sala più importante è quella dedicata a Treblinka, una sezione immersiva che presenta la ricostruzione del modello del campo, con una sequenza di video e audio accompagnati dalla voce narrante di Luca Ward. In questa sezione si possono vedere scansioni di mappe originali fatte da nazisti e sopravvissuti, immagini di deportazioni, fosse comuni e bruciature dei cadaveri, l’intero album fotografico di Kurt Franz, immagini dello smantellamento del campo e foto di Treblinka al giorno d’oggi. Si prosegue con una sala dedicata alla fine dell’Aktion Reinhardt: lo smantellamento dei tre campi e il trasferimento nel Litorale Adriatico dei responsabili del più grande sterminio di massa della storia. Qui procedono all’arresto e alla deportazione degli ebrei residenti nel territorio (Udine, Gorizia, Trieste e Fiume) ma anche di migliaia di non ebrei, prevalentemente oppositori politici. Il percorso espositivo termina con uno spazio dedicato alla sorte dei criminali nazisti.
“L’inferno nazista. I campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka” si avvale dei patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero della Cultura, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’UCEI Unione delle Comunità Ebraiche italiane, della CER Comunità Ebraica di Roma, dell‘Associazione Figli della Shoah, del CDEC Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e dell’ANED, Associazione Nazionale Ex deportati nei campi nazisti.

(Nelle immagini: il Testimone Sami Modiano insieme al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e al presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia; l’intervento di Modiano alla mostra “L’inferno nazista”; il curatore della mostra Marcello Pezzetti)