“Israele, cuore spezzato”

“Il cuore si spezza davanti ai terribili attentati” che hanno colpito Israele durante lo Shabbat. A dirlo, rappresentando il sentimento di tutta una nazione, il Presidente israeliano Isaac Herzog. Il primo attacco è stato rivolto contro una sinagoga a Neve Yaakov, con sette persone assassinate da un terrorista palestinese poi eliminato dalle forze di sicurezza. Nel secondo padre e figlio sono stati feriti in modo grave da un attentatore di tredici anni, neutralizzato e ora in custodia in ospedale. Tragici eventi che “ci ricordano ancora una volta una semplice e dolorosa verità: a prescindere dalle differenze, quando affrontiamo i nemici che cercano di farci del male e si mobilitano per ucciderci, dobbiamo salvaguardare la nostra unità”.
La stampa italiana descrive i fatti delle scorse ore in numerosi articoli. “La polizia – riferisce tra gli altri il Corriere – ha alzato al massimo l’allerta a Gerusalemme, nel timore di attacchi fotocopia compiuti da ‘lupi solitari’, palestinesi non sorvegliati dai servizi segreti e non legati a organizzazioni. Pianificano gli attacchi chiusi nelle loro stanze, com’è probabile abbia fatto il ragazzino: un suo parente era stato ucciso dalla polizia dopo aver lanciato una bottiglia incendiaria”. Repubblica parla di un Paese sotto shock: “Era dal 2011 che non subiva un attentato con un numero di vittime alto come quello causato dal 21enne Alkam Khairi, anche lui residente a Gerusalemme Est, che venerdì sera è arrivato nel quartiere Neve Yaakov a nord della città e aperto il fuoco contro chiunque incontrasse, passanti, fedeli in uscita da una sinagoga”. L’esperto di Medio Oriente Aaron David Miller, intervistato dalla Stampa, sostiene: “La debolezza dell’Autorità palestinese e la natura dell’attuale governo israeliano rappresentano gli elementi di maggior rischio. Non esistono i presupposti politici affinché Antony Blinken possa incassare risultati rilevanti nel corso della sua imminente missione”. Quanto sta accadendo in queste ore, prosegue Miller, “fa parte della ciclicità del conflitto mediorientale, che ha dei picchi di scontro e di violenza e momenti di relativa calma: la differenza questa volta è però che ci sono i presupposti per creare una tempesta perfetta”. In un’analisi sul Sole 24 Ore si esprime questo pensiero: “Sangue chiama sangue. La faida è una parte non indifferente di questo conflitto tra due risorgimenti nazionali, etnico e religioso. Servirebbero leader visionari. A Ramallah l’Autorità palestinese è una gerontocrazia incapace di pensare fuori da schemi superati da una nuova realtà sul terreno. Oltre ad aggredire la democrazia israeliana, il programma del nuovo governo di Benjamin Netanyahu prevede di portare a un milione i 700mila coloni ebrei che vivono nei Territori palestinesi”. Citando la stampa locale si definisce l’attuale premier israeliano “il pompiere che dovrebbe contenere l’estremismo nazional-religioso dei suoi partner e il piromane che li ha portati al governo” allo stesso tempo. Gad Lerner, sul Fatto Quotidiano, scrive: “La Gerusalemme di oggi è abitata per il 62% da ebrei (due terzi dei quali ortodossi) e per il 38% da arabi. A soffiare sul fuoco è lo stesso ministro della Polizia, il suprematista dichiarato Itamar Ben-Gvir, che ha raccolto voti grazie al suo fanatismo e che ora marca stretto Netanyahu dall’interno del suo stesso governo”. Per Avvenire “è difficile immaginare che l’alleato americano decida di spendere molte energie nella questione israelo-palestinese: Netanyahu dovrà vedersela da solo, con mezzo Paese contro”. Riporta il Messaggero: “L’allerta in Israele è altissima, la battaglia di giovedì mattina con gli otto jihadisti morti nel campo profughi di Jenin, dove ha perso la vita anche una donna sessantenne del tutto estranea, ha fatto da detonatore a una situazione già esplosiva da alcuni mesi”. Altre analisi su Il Giornale (“L’odio antisemita alla radice del male. Ma il mondo sunnita isola i palestinesi”) e Domani (“In Israele il governo dei ‘duri’ rischia la crisi sulla sicurezza”).

Prima La Stampa e poi Repubblica riportano alcune voci critiche rispetto alla nomina dell’ex prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro quale coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, incarico che eredita da Milena Santerini. “Sono stupita da questa nomina, voglio citare solo il progetto di schedatura dei rom, poi abortito, che ricordava tanto la schedatura degli ebrei. Pecoraro è stato candidato con Fratelli d’Italia, un partito che non ha mai rotto completamente i suoi ponti con la Repubblica di Salò, magari sarebbe meglio che non si occupasse proprio di antisemitismo”, il pensiero della storica Anna Foa (Stampa). Lo storico sociale delle idee David Bidussa, ascoltato da Repubblica, si pone una domanda: “Possibile che la destra non disponga di un intellettuale in grado di svolgere quel compito, preferendogli un tecnico passacarte?”. L’opinione dell’ex parlamentare del Pd Emanuele Fiano (Repubblica) è che “certe cariche dovrebbero rimanere estranee allo spoils system; non ho capito cosa c’entri Pecoraro con questo incarico, per esercitarlo bisogna avere conoscenze culturali e sensibilità specifiche”.
Di diverso tenore le dichiarazioni della leadership istituzionale ebraica. “Penso che potremo lavorare bene insieme. Il suo ruolo andrà rafforzato, anche dal punto di vista delle risorse economiche, soprattutto va portato avanti il lavoro di Santerini e la strategia interdisciplinare elaborata da un gruppo di lavoro di grande valore”, afferma la presidente UCEI Noemi Di Segni (Repubblica). A Santerini l’apprezzamento anche della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, che si dice comunque “certa che Pecoraro saprà continuare il lavoro profuso e ‘aumentare l’azione di contrasto all’odio antiebraico nel nostro Paese’” (La Stampa). Repubblica segnala inoltre le parole dell’ex presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: “Peppino Pecoraro è un’ottima figura, tra le tante cose si è occupato di giustizia sportiva, e proprio gli stadi sono teatro di molte offese antisemite”. Nel ricordarne la carriera, tra gli episodi menzionati dai giornali, il suo via libera “alla celebrazione dei funerali di Priebke in una chiesa dei Lefebvriani ad Albano Laziale” (La Stampa), l’annullamento delle “trascrizioni delle nozze gay contratte all’estero sul registro dello stato civile del Campidoglio” (Repubblica) e una contrapposizione con lo stesso Pacifici, risalente al 2012. Interpellato su questioni di sicurezza, l’allora prefetto rispose: “Roma non è Tel Aviv, la comunità ebraica romana non corre particolari rischi”.

In un’analisi del Corriere sui 100 giorni del governo Meloni si legge che “probabilmente la Presidente del Consiglio vorrebbe più sobrietà dagli amici della prima ora, come il presidente del Senato Ignazio La Russa e il ministro della Difesa Guido Crosetto”. Del primo si cita la recente celebrazione del Movimento Sociale Italiano, “che non è piaciuta alla Comunità ebraica”. Secondo Repubblica invece “il pasticcio delle accise” balzerebbe in cima ai ricordi dei primi cento giorni, “relegando sullo sfondo i vertici internazionali, la condanna ‘dell’ignominia’ delle leggi razziali e la commozione nell’incontro con la comunità ebraica”.

L’assessore all’Istruzione del Veneto Elena Donazzan (FdI) “riesce in soli due giorni a scivolare sulla Storia” (La Stampa). Prima con una circolare inviata a tutte le scuole venete “in cui ricorda la battaglia di Nikolajewka (1943) dove ‘purtroppo già nel mese di dicembre i russi dilagano accerchiando le divisioni’ dell’Asse, dimenticando che l’esercito italiano era l’aggressore”. Poi, si aggiunge, senza mai citare il nazifascismo come colpevole dello sterminio di “milioni di ebrei”.

Il segretario della Lega di Reggio Calabria è stato sospeso dall’incarico. Nicola Barreca, 71 anni, “è stato denunciato dai carabinieri di Milano con altre 19 persone per le ingiurie sul web” contro la senatrice a vita Liliana Segre (Corriere).

“Svastiche e scritte contro gli ebrei, l’odio della galassia nera profana il Giorno della Memoria”. Così Repubblica nel riferire di alcune iniziative di gruppi di estrema destra attorno alla data del 27 gennaio. Da Milano a Napoli: azioni che “avvelenano la democrazia”.

L’Osservatore Romano parla del progetto ‘Il civico giusto’ ideato dall’ex assessore comunale Paolo Masini. Contrassegnando alcuni luoghi di Roma, l’obiettivo è quello di far conoscere il coraggio di quanti “protessero tanti perseguitati, ebrei, ricercati politici e persone invise al regime nazifascista”.

Esce per la prima volta in italiano la raccolta postuma della poetessa tedesca Gertrud Kolmar, cugina del filosofo Walter Benjamin e assassinata ad Auschwitz. Versi lunghi, “d’ispirazione quasi biblica, che incrinano la quiete borghese” (La Lettura del Corriere). Repubblica presenta la riedizione del saggio Casa Rosselli di Giuseppe Fiori (“Carlo, Nello, Amelia e la libertà come religione”).

“Lodevole la scelta della Rai di mandare in onda uno speciale su Rai 1 in prima serata condotto da Fabio Fazio con lo straordinario racconto di Liliana Segre, una delle ultime testimoni della Shoah. Lo share ha raggiunto il 22.5% con ben 4.655.000 spettatori”. A scriverlo, su Libero, il massmediologo Klaus Davi.

Adam Smulevich

(29 gennaio 2023)