“La Memoria e la lezione di Pilecki”

“Shoah, l’imperativo della Memoria, la coscienza della responsabilità”.
È il titolo della tre-giorni promossa dalla Città di Pescara e dalla Presidenza del Consiglio comunale in occasione del Giorno della Memoria. Tra gli intervenuti l’ambasciatrice di Varsavia in Italia Anna Rosa Anders, figlia del Generale Anders che fu a capo delle forze polacche nella battaglia di Cassino, la rappresentante dell’American Jewish Committee in Italia e presso la Santa Sede Lisa Billig, il presidente della Federazione Amicizie Ebraico-Cristiane Marco Cassuto Morselli, il presidente della sezione italiana di Beautiful Israel Aldo Winkler. Una speciale attenzione è stata dedicata alla figura di Witold Pilecki, eroe della Resistenza: sia l’ambasciatrice Anders che Billig hanno espresso l’auspicio che possa essere inserito tra i “Giusti tra le nazioni” dello Yad Vashem.
Di seguito l’intervento di Lisa Billig:
Buongiorno amici tutti, a nome mio e anche dell’American Jewish Committee e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, mando saluti e dei riconoscimenti particolari al caro Sindaco Carlo Masci, al Presidente del Consiglio Comunale Marcello Antonelli, al Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, ai Presidi degli istituti scolastici e tutti gli studenti partecipanti; allo storico e Maestro Marco Patricelli che ieri sera ci ha commosso nel ricordo del grande Witold Pilecki; all’avvocato Federico Gentilini, coordinatore dell’Amicizia Ebraico Cristiana d’Abruzzo e forte ispiratore dei tanti incontri a cui ho partecipato negli ultimi tre anni. È sempre un grande piacere e onore tornare in Abruzzo, a Pescara, nella “mia” città, e vedere quanto si sta facendo in questo territorio per ricordare e imparare dalla storia del passato per costruire un futuro migliore. Grazie al grande impegno di coloro che ho citato e di tanti altri di voi, si sta dando attenzione allo studio delle tante vicende poco conosciute, ma molto significative, della convivenza ebraico-cristiana in questa zona nel corso dei secoli. Nel passato troviamo sia luci che ombre, e durante la Seconda Guerra Mondiale l’Abruzzo era diventato un territorio di rifugio per molti ebrei e anche politici perseguitati che hanno riscontrato tanta umanità nella gente. I sopravvissuti hanno nutrito e nutrono ancora oggi dei forti sentimenti di gratitudine e amicizia. Trovo che oggi ci sia un forte desiderio di costruire relazioni ancora più strette tra le nostre due religioni, religioni che sono intimamente legate, e anche tra l’Italia e Israele, con un occhio di riguardo al ricco patrimonio culturale e anche autenticamente ecologico dell’Abruzzo, e con l’obiettivo comune di creare un ambiente ancora più umano, e di conservare il bellissimo ambiente naturale e sostenibile.
Ieri abbiamo ascoltato ad un’imponente esecuzione orchestrale in onore dell’eroe della Resistenza polacca Witold Pilecki, composta da Marco Patricelli, illustre storico e compositore pescarese, che per primo ha divulgato in Italia la storia di quest’uomo straordinario, scrivendo un libro sulla sua vita chiamato “Il Volontario”. Witold Pilecki fu il primo a raccontare al mondo degli orrori che i nazisti tedeschi stavano commettendo negli anni ’40 nel campo di concentramento di Auschwitz. Pilecki li redasse sotto forma di appunti per le potenze alleate. Li scrisse in prima persona come testimone oculare, avendo avuto il grandissimo coraggio di rischiare la propria vita per farsi arrestare e imprigionare di proposito ad Auschwitz, per far uscire di nascosto questi resoconti attraverso le vie segrete della rete creata dai suoi compagni della Resistenza. Rimase prigioniero ad Auschwitz per quasi tre anni fino a quando finalmente riuscì a fuggire, per finire però “giustiziato”, o meglio dire “assassinato” qualche anno dopo dagli aguzzini di un’altra dittatura a cui si era sentito in dovere di opporsi quando tornò nella sua Polonia: cioè il regime totalitario comunista.
Oggi, in tutta Italia e in molti altri Paesi, si stanno svolgendo iniziative nell’ambito del Giorno della Memoria, per ricordare gli abissi di male assoluto in cui sprofondarono gli esseri umani oltre 80 anni fa. Purtroppo, dobbiamo constatare che l’umanità nel suo complesso non ha ancora tratto un insegnamento da questa memoria. Oggi vengono trasmesso tutti giorni le notizie sui crimini di guerra che si stanno commetendo, in ogni momento, in Ucraina. Ci vengono ricordati perché l’Ucraina è geograficamente e culturalmente nel cuore del continente europeo, ma dobbiamo anche renderci conto che atrocità simili continuano ad avvenire in altre parti del mondo, vicine o lontane da noi che siano, in Iran, in Afghanistan, in Africa, in Cina e in altri luoghi ancora. Accadono in continuazione, ogni giorno.
Certo sono stati diabolicamente unici i metodi “scientifici” usati dalla Germania nazista con il traguardo di sterminare completamente tutti gli ebrei in Europa e bisogna ricordare che insieme agli ebrei si sterminavano gli zingari, gli omosessuali, i disabili fisici e mentali, i prigionieri politici, tutti quelli che consideravano “inferiore” alla cosiddetta “razza bianca teutonica”, cioè gli “imperfetti”, diversi, sub – umani, non degni della vita (la vita che noi consideriamo sacra). E hanno avuto quasi totale successo in certi paesi, come in Lituania, dove furono ammazzati senza pietà più di 90% di tutte le donne, uomini e anche bambini della popolazione ebraica. Dalla popolazione di 250,000 di prima della guerra, sono sopravvissuti solo 10%: cioè 25,000. La Shoah è avvenuta nel contesto di governi totalitari dell’epoca – la Germania innanzittutto, ma anche l’Italia e poi tutti i paesi europei che cadevano nelle mani dei tedeschi e poi collaboravano come la Francia, l’Ungheria, ecc. Le dittature erano state resi possibile all’inizio, dalla repressione della libertà di pensiero e di parola e dalla paura delle conseguenze della disobbedienza, una paura che ha paralizzato l’azione e ha portato a un conformismo, un obbedienza, cieca e sorda, nei confronti dei poteri nazista e fascista.
Per amore della verità, dobbiamo anche ricordare purtroppo che quasi due millenni di condizionamento teologico e ideologico hanno preceduto e facilitato questa folle e demoniaca esplosione di odio antisemita nell’Europa cristiana. Fondamentalmente, l’antisemitismo è nata ed è stata alimentata dalla perpetuazione del “insegnamento al disprezzo”, (come l’ha definito lo storico ebreo sopravvissuto alla shoah durante il suo incontro nel 1960 con il buon Papa, San Giovanoni XXII) un insegnamento che costituiva un tremendo errore teologico cristiano, una menzogna tossica — l’accusa verso il popolo ebraico intero di aver ucciso Gesù, di aver assassinato il Figlio di Dio. Questa assurda, errata e letale predicazione nelle Chiese e nelle istituzioni cristiane arrivata nelle case di tutti i popoli europei. è stata definitivamente condannata e abolita dal Concilio Vaticano II; ma il sottofondo di odio prodotto da questo passato condizionamento delle menti e cuori, nelle coscienze e anche nel subconscio spesso perdura e continua a fornire il terreno e il humus su cui si costruiscono dei capri espiatori politici, sociali e personali in cui le minoranze ebraiche sono opportunamente incolpate di tutti i mali della società. Oggi, costatiamo con tristezza che l’antisemitismo si è risvegliato di nuovo sotto i nostri occhi e si sta diffondendo di nuovo ovunque nel globo. L’antisemitismo, ricordiamolo, è il primo sintomo del malessere e dell indebolimento di una democrazia. E il conformismo acritico ai governi autoritari è il primo passo verso l’inizio della costruzione di regimi totalitari. Dobbiamo rimanere vigili di fronte ai segnali di pericolo che oggi troviamo ovunque, vicini e lontani da noi. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, e quella delle nuove e giovani generazioni, a pensare criticamente, di farsi domande, di dubitare, e soprattutto di studiare la storia e la letteratura del passato con un occhio al presente. Dobbiamo chiederci quali lezioni possiamo trarre dagli errori del passato, per non ripeterli all’infinito. E dobbiamo imparare a riconoscere i segnali di pericolo mandati dai pregiudizi anche inconsapevoli che portano al tramonto della democrazia, prima che sia troppo tardi.
Ma è anche di grandissima importanza tener presente che nel corso della storia umana, il male non è mai esistito senza essere contrastato dal suo opposto diretto: il bene. La storia, e in particolare la storia dell’Olocausto, può anche fornirci esempi di grande umanità, di altruismo, di saggezza, di forza e di coraggio – esempi che possono fare da modello alle nuove generazioni. La figura di Witold Pilecki è emblematica: era un uomo Giusto. Al Memoriale dell’Olocausto di Yad Vashem, a Gerusalemme, ci sono attualmente quasi 28mila alberi piantati in memoria dei Giusti che hanno rischiato la vita nella Seconda Guerra Mondiale per salvare i perseguitati. Noi speriamo e ci auguriamo che anche Witold Pilecki, la cui storia ha iniziato a circolare solo di recente, venga nominato “Giusto tra le Nazioni” e che a Yad Vashem venga piantato un albero in sua memoria.
Il coraggio e la determinazione dimostrati da Witold Pilecki sono virtu non comuni, davvero rari, e pochi tra noi riuscirebbero ad esserne all’altezza. Speriamo comunque di non dover mai di nuovo trovarci di fronte alle scelte che lui e tutti coloro che hanno vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale hanno dovuto fare. Attraverso la nostra educazione, la formazione che danno le nostre scuole, e la nostra conoscenza dei valori e diritti umani fondamentali come anche definiti nei contenuti della Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo dell’ONU del 1948 e della Costituzione italiana, possiamo contribuire a costruire un futuro di libertà e uguaglianza e prevenire le tragedie immense di altre guerre, altre persecuzioni. Qui, a Pescara, in Abruzzo, sono stati piantati dei semi da cui stanno crescendo i risultati, come dimostrano tutte le persone presenti qui oggi. E io sono molto felice e fiera di essere una vostra concittadina.
Lisa Palmieri Billig