“Aldo Finzi e la sua musica,
una vittoria della vita”

Nel 1938, quando le leggi razziste entrarono in vigore, Aldo Finzi era uno dei più apprezzati musicisti e compositori del Paese. Una sua opera, vincitrice di un concorso ad hoc, stava per essere rappresentata alla Scala. La persecuzione antisemita del regime non solo ne impedì l’esecuzione, ma fece del suo creatore prima un emarginato e poi un perseguitato. Sarebbe morto nel febbraio del 1945, in clandestinità, in una Torino ancora nazifascista. “Fate eseguire la mia musica”, l’appello rivolto al figlio e ai familiari stretti attorno a lui nell’ultimo istante di vita. A dare seguito a quell’impegno un concerto tenutosi a Palazzo Tursi a Genova, promosso dall’Accademia del Chiostro con la collaborazione della Comunità ebraica cittadina. Ad essere proposti al pubblico – alla presenza del nipote – due vocali e due strumentali di Finzi, con in più pezzi tratti da Haendel e da un lavoro di Jan van der Roost.
“Noi oggi celebriamo la rivincita di Aldo Finzi, riscoperto e riportato sulle scene musicali perché la sua arte possa essere conosciuta e apprezzata universalmente. Anche questa è la vittoria della vita sulla morte e sulla violenza”, le parole della presidente della Comunità ebraica Raffaella Petraroli Luzzati nel suo saluto introduttivo. Un evento, ha poi aggiunto, pensato per celebrare “l’opera di un musicista che l’intento persecutorio del fascismo ha voluto espellere dal suo mondo, credendo di riuscire a questo modo a far tacere il suo spirito artistico e la sua opera”. La sua opera invece è sopravvissuta “e può essere rappresentata e apprezzata oggi”.