Scuola negata, il Visconti fa Memoria
“Si rafforzi la ricerca storica”

Cinquantotto studenti e una docente furono espulsi dal liceo Visconti di Roma in seguito all’applicazione delle leggi razziste.
A raccontare le loro storie Scuola negata. Le leggi razziali e il Liceo E. Q. Visconti (ed. Biblion), approfondimento a cura della professoressa Romana Bogliaccino che, anche avvalendosi della collaborazione dei propri alunni, è andata a fondo delle singole vicende umane e percorsi di vita. Ricevendo tra gli altri l’apprezzamento delle numerose istituzioni, ebraiche e non, accorse lo scorso febbraio a un evento tenutosi nella Sala della Protomoteca in Campidoglio.
Un’opera di ricerca meritoria cui lo stesso liceo ha voluto dare risonanza accogliendone la presentazione, in queste ore, in un’aula magna gremita. Presenti in sala non pochi familiari e discendenti. A intervenire in apertura la preside Rita Pappalardo, che ha coordinato l’incontro, con a seguire i saluti del capo dipartimento del ministero dell’Istruzione Jacopo Greco. Nelle loro relazioni il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e il giornalista Gad Lerner hanno sottolineato il concetto che le leggi razziste non furono provvedimenti improvvisi e imprevedibili da parte del regime. Il razzismo, è stato spiegato, era anzi profondamente radicato nell’ideologia fascista. La storica Alessandra Tarquini ha quindi auspicato un rafforzamento d’impegno in Italia sul fronte della conoscenza storica, per comprendere le radici dei fenomeni “che portano a discriminazioni e genocidi” e per imparare “a combatterli in tempo”. Il suo collega Daniele Fiorentino, figlio di uno studente espulso, ha posto invece l’accento sul trauma subito dai ragazzi allontanati dalle aule e sulla loro difficoltà a ricordare e a raccontare la persecuzione subita anche in età adulta. Il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick dal suo canto ha messo in rilievo la necessità di difendere e preservare la cultura e le tante diversità culturali (oltre che religiose) esistenti tra gli esseri umani. Così da evitare, le sue parole, di trovare nell’altro o in gruppi particolari “il diverso su cui riversare odi ingiustificati”. La professoressa Bogliaccino ha infine illustrato i contenuti del libro, citando alcuni documenti d’archivio in cui emergono sia l’indifferenza che il distacco burocratico in cui avvenne l’applicazione dei decreti alla realtà scolastica. L’intervento si è chiuso con un simbolico “appello” in cui sono stati chiamati per nome, oltre agli studenti espulsi, i loro figli e nipoti presenti. Ora, è stato detto, “li rappresentano e ne perpetuano la memoria”. Al termine i partecipanti si sono spostati nel cortile, davanti alla lapide in ricordo degli studenti cacciati nel ’38 posizionata quattro anni fa grazie a un’altra meritoria istanza della professoressa Bogliaccino. Gli studenti del Visconti hanno posto una pianta d’ulivo davanti alla lapide e due di loro hanno letto tutti i nomi dei 58 studenti incisi, le classi in cui erano prima dell’espulsione, e il nome della professoressa Maria Piazza che analoga sorte ebbe in quell’autunno. Sono state inoltre esposte tre opere originali realizzate da Georges de Canino per il libro. Pregio della ricostruzione delle storie personali – ricordava rav Di Segni già in Campidoglio – è quello di porci “di fronte ai nomi e ai cognomi: non atti di legge ma eventi che colpiscono persone reali”. Da qui l’eccezionale importanza di un volume come questo. Anche in ragione della particolarità di un liceo in cui, tradizionalmente, “convergeva la borghesia ebraica-romana”.