I 60 anni dell’Ordine dei giornalisti
“Informazione, veicolo di libertà”

“È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.
Compie 60 anni la legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, approvata dal Parlamento il 3 febbraio 1963. Un anniversario celebrato in queste ore anche attraverso un convegno svoltosi alla Biblioteca nazionale di Roma che ha visto l’intervento, tra gli altri, di Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine; Carlo Nordio, ministro della Giustizia; Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale; Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo; Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia; Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’Informazione e l’Editoria.
Molte le testimonianze e gli spunti. A evidenziare il significato di questo anniversario per l’Italia democratica anche il Presidente Mattarella. “L’informazione è un veicolo di libertà e non è un caso che l’Assemblea costituente volle approvare una legge in materia di disposizioni sulla stampa, che tracciava, dopo vent’anni di bavaglio, un percorso di ritorno all’indipendenza per i media” il pensiero del Capo dello Stato, di cui è stato letto un messaggio in apertura d’incontro. Ai giornalisti, si sottolinea, “è rimesso il compito rilevante, ai fini della libera formazione delle opinioni dei cittadini, del rispetto della verità sostanziale dei fatti”. Ecco quindi, ulteriore stimolo giunto stamane dal Quirinale, “il valore della definizione dell’autonomia professionale di ogni giornalista e dell’autogoverno della categoria cui viene demandata, come per ogni altro ordine professionale, la essenziale e preziosa funzione di difesa della deontologia”.
Un approfondimento a più voci sul presente “con lo sguardo rivolto al futuro” ha caratterizzato i lavori del convegno romano da poco conclusosi. Impegno declinato in più direttrici e che si intreccia anche al lavoro della redazione giornalistica UCEI, con le molte attività editoriali realizzate sia su carta che online e i nove giornalisti professionisti formati nel corso degli anni attraverso percorsi di praticantato accompagnati e convalidati dall’Ordine professionale. Un lavoro intenso e un presidio di civiltà a difesa non soltanto della minoranza ebraica e dei suoi progetti di futuro, ma di tutti i cittadini italiani.
“A cosa servono i giornalisti? A informare, a raccontare, commentare. Ma non solo. I giornalisti servono a garantire la ripartizione dei poteri, delle responsabilità e degli equilibri che regge la società civile. Per questo chi tenta di ridurre i giornalisti al silenzio, di svilire la loro dignità professionale riducendoli a meri passacarte, non attacca solo una categoria professionale. Attacca le basi della democrazia e del vivere civile. E prefigura un’Italia senza speranza e senza futuro” la riflessione del direttore della redazione giornalistica dell’Unione Guido Vitale nell’importante anniversario odierno.
“I giornalisti svolgono un ruolo cruciale nel contrastare i linguaggi di odio e devono fare da argine contro la divulgazione di fake news e tentativi di manipolazione della memoria storica” ricordava appena pochi giorni fa il presidente dell’Ordine Bartoli, in una dichiarazione diffusa per il Giorno della Memoria. In questa direttrice – aggiungeva – una sfida che riguarda da vicino l’Ordine e tutti i giornalisti italiani resta quella di contrastare, con l’uso corretto del linguaggio, “qualunque ammiccamento al razzismo, all’antisemitismo e a ogni forma di discriminazione culturale, etnica, religiosa o sessuale”. Un impegno imprescindibile per offrire un servizio di valore ai cittadini e alla democrazia, avendo come “stella polare” i due riferimenti evocati quest’oggi: i principi costituzionali e l’articolo 21.