Iran, il messaggio di Macron

La fuga in avanti dell’Iran sul nucleare “non rimarrà senza conseguenze”. È l’avvertimento lanciato dal presidente francese Macron al termine del suo incontro con il premier israeliano Netanyahu, in visita a Parigi. Tra i due leader vi sarebbe stata una convergenza sulla necessità di agire con determinazione contro il regime di Teheran, anche alla luce del sostegno offerto dall’Iran all’aggressione russa in Ucraina. Sul fronte interno, il Corriere segnala invece il malcontento di varie realtà della cosiddetta “Start-up Nation” contro le scelte e prime indicazioni del nuovo esecutivo. La loro paura, si legge, è che Israele “diventi la ‘start stop nation’, che la ‘riforma’ della giustizia annunciata dal primo ministro spaventi i capitali internazionali, che una legalità meno certa offuschi le loro certezze su come costruire il futuro tecnologico, spazi aperti e libertari che i pezzi più oltranzisti della maggioranza, con proclami omofobi e razzisti, voglio rimpicciolire”. Il gruppo Leonardo ha intanto siglato due accordi con la Israeli Innovation Authority e con l’Università di Tel Aviv. L’obiettivo del colosso italiano, riporta il Sole 24 Ore, “è rafforzare la propria posizione nel mondo, favorendo rapporti strutturali con Paesi che vengono considerati strategici; tra questi c’è, appunto, Israele”. A proposito di accordi, sembra allargarsi la rete di intese tra Israele e alcuni Stati arabi. “In serata – racconta La Stampa – il ministro degli Esteri Eli Cohen è rientrato da quella che ha definito una ‘storica visita diplomatica a Khartoum’, dove ha incontrato il generale Abdel-Fattah al-Burhan, a capo del governo transitorio del Sudan. Più di due anni dopo l’annuncio della normalizzazione dei legami, il Sudan pare pronto all’ufficializzazione”.

Repubblica, in un articolo dedicato ad alcuni incarichi, parla di “mani della destra sulla cultura”, con “nel mirino” anche il Salone del libro di Torino. Al riguardo si legge: “L’uomo che si espone di più è Maurizio Marrone, assessore al Welfare (del Piemonte, ndr). Mette sul tavolo il non sgradimento per due nomi: Elena Loewenthal, direttrice della Fondazione Circolo dei Lettori, e Giuseppe Culicchia. Entrambi non proprio ascrivibili alla destra. Ma, prima ancora di far sapere chi vorrebbero, i FdI piemontesi hanno fatto trapelare chi non vogliono: Paolo Giordano”.

Così il direttore di Libero Pietro Senaldi in un editoriale: “Gesù o Barabba? Giovanni Donzelli o Alfredo Cospito? Siamo consapevoli di rasentare la blasfemia, perché un conto è essere il figlio di Dio e ben altro è essere un fedelissimo della Meloni. Ma sappiamo anche che il deputato di Fdi è oggi metaforicamente messo in croce e il terrorista anarchico che la sinistra si è messa in fila per visitare in carcere ha un curriculum criminale che può competere con quello del ladrone liberato dagli ebrei al posto di Cristo”.

“Ci sono molti ebrei nel mondo, e anche molti cittadini di Israele, che trovano assurda e controproducente la ‘colonizzazione’ (termine già di suo poco rassicurante) dei Territori palestinesi occupati. E intellettuali ebrei hanno scritto, dopo l’insediamento dell’ultimo governo Netanyahu, che Israele non è più uno Stato laico e rischia di perdere molte delle sue prerogative democratiche. Non credo sia possibile accusarli di antisemitismo”. A scriverlo, sul Venerdì di Repubblica, è Michele Serra.

Repubblica presenta un servizio di “Intelligenza artificiale” sui lager nazisti, sviluppato in Israele dall’associazione Chasdei Naomi. L’iniziativa ha suscitato reazioni opposte. “La questione rimane aperta”, scrive Repubblica. “Anche nello Stato ebraico, infatti, i sopravvissuti stanno scomparendo rapidamente. Nel 2022 ne sono mancati oltre 15mila, riducendone il numero a poco più di 150mila”. Mentre si avvicina il momento “in cui filmati e nuove tecnologie rimarranno l’unico mezzo per ascoltare la storia di chi è scampato”.

Silvana De Mari, nota militante no vax, propone sulla Verità un cavallo di battaglia della contestazione anti-vaccino già rigettato con forza dal mondo ebraico: l’accostamento tra gli ebrei vittime della legislazione razzista emanata dal fascismo e quanti, in tempo di Covid, hanno rifiutato l’inoculazione e per questo hanno avuto alcune limitazioni nei loro movimenti e nella vita pubblica. La conclusione cui giunge De Mari, sospesa nel 2021 dall’Ordine dei medici di Torino, è che il Giorno della Memoria sia pertanto una “festa dell’ipocrisia”.

Torna a teatro Oylem Goylem, uno degli spettacoli più noti di Moni Ovadia. In un articolo celebrativo della sua arte Avvenire lo definisce uno “sempre fuori dal coro, ‘amato da moltissimi e odiato da pochi’, sgradito al mondo sionista per la sua difesa dei palestinesi, oggi veemente contro una guerra in Ucraina che ‘è stata preparata fin dal 2014 per ragioni di controllo sull’egemonia mondiale”. Da una parte, la tesi sostenuta da Ovadia, “il capitalismo statunitense e britannico”, dall’altra “il capitalismo russo e cinese’”. Su Avvenire è introdotta anche l’opera “Wagner antisemita” di cui è autore lo storico della musica Jean Jacques Nattiez. Il volume sarà presentato al Memoriale della Shoah milanese, “in collaborazione con l’Associazione Wagneriana e alla presenza della senatrice a vita Liliana Segre”.

Adam Smulevich

(3 febbraio 2023)