Nuovi alberi per Tu BiShvat

Cade in queste ore la ricorrenza di Tu BiShvat, che corrisponde al 15 del mese di Shevat. Perché è importante? Perché è una data limite di natura fiscale e come sempre del fisco e delle tasse tutti hanno… paura! Questa data segnava il limite dell’anno nelle varie prescrizioni bibliche.
“Non mangerai i frutti degli alberi, maturati nei primi tre anni”; “Offrirai (al Santuario) i frutti del quarto anno come decima”. Quando cominciava (e finiva) l’’anno’? A Tu BiShvat, appunto. È interessante rilevare che i Maestri del Talmud discutevano di tutto, perfino di quando è il Capodanno. E non trovarono un accordo. Il primo di Nissan è il “capodanno per i re e le feste”.
Il primo di Elul è il capodanno per la decima delle mandrie. Il primo di Tishri, secondo il Talmud, è il Capodanno degli anni (cioè vale per il calendario), ma ha anche influenza su alcune ricorrenze poliennali, come il Giubileo (ogni 50 anni) e l’anno sabbatico (Shmita, ogni 7 anni), quando la coltivazione dei campi era vietata. Interessante e indicativo che neppure su quest’ultimo c’era accordo: la scuola di Shammai sosteneva che fosse il primo di Shevat mentre Hillel affermava si trattasse della metà del mese di Shevat, Tu BiShvat appunto. La seconda è dunque l’opinione che è prevalsa.
Con la distruzione del Santuario fu impossibile effettuare i sacrifici, ma l’obbligo a farli veniva (e viene tuttora) ricordato. Questa ricorrenza, come è celebrata oggi, non trova un riscontro diretto nella Torah, ma la celebrazione fu introdotta e sviluppata da rav Itzhak Luria, grande rabbino del ‘500. Se i sacrifici non potevano più essere effettuati fisicamente, rav Luria ne introdusse il ricordo sistematico. Data la stagione (in Israele) cominciano a germogliare gli alberi. Quindi il rito, che prevede il consumo dei frutti della Terra di Israele, divenne un modo per celebrare la generosità del Signore verso il popolo di Israele e al tempo stesso un ricordo grato per aver ricevuto una terra così generosa e produttiva. Fino agli inizi del XX secolo la celebrazione era solo un ricordo dei tempi antichi, ma via via che il Sionismo si estendeva e si sviluppava la ricorrenza divenne anche una celebrazione del ritorno a Sion. In Israele il grande problema esistenziale è quello di strappare la terra al deserto e renderla coltivabile e quindi vivibile. Ecco quindi che proprio in questa ricorrenza furono organizzate sempre più spesso e più estesamente cerimonie di piantagione di alberi che crescendo avrebbero coperto le montagne brulle e sassose con boschi fitti e ombrosi. Questo significato di concreto ed ecologico “sionismo” si è rafforzato con il passare degli anni. Oggi in Israele l’impianto di alberi in questa occasione è diventato un costume consolidato. E complice il ritmo biologico delle piante, la ricorrenza è stata definita il “Capodanno degli alberi”. In Israele soprattutto le scolaresche partecipano attivamente in questa giornata alla piantagione di nuove piante arboree. E visti i successi di questa opera oramai secolare di impianto di alberi e di boschi, le cerimonie sono un evento annuale costante. Ovviamente il Keren Kayemet Leisrael è parte attiva di questa attività, sia nella celebrazione della ricorrenza sia nell’esecuzione degli impianti arborei che hanno sottratto tante aree al deserto e all’ abbandono. Per cui, pur non essendolo ufficialmente, di fatto questa antica ricorrenza si è trasformata anche nella celebrazione dell’estesa opera, di grande e positivo impatto ecologico, effettuata dal KKL a vantaggio del Paese.

Roberto Jona, agronomo

(Nell’immagine, David Ben Gurion nel 1963 durante una cerimonia di piantumazione per Tu Bishvat – Archivio della Knesset)