“Targa antisemita in Comune,
un segno disumano da rimuovere”
È l’autunno del 1938 quando la sala della Giunta del Comune di Belluno accoglie una targa bronzea cinquecentesca in ricordo dell’espulsione della comunità ebraica locale effettuata allora dalle autorità della Serenissima. Un chiaro intento celebrativo rispetto ai nuovi provvedimenti antisemiti appena promulgati per iniziativa del fascismo.
Un accostamento dimenticato per decenni fin quando uno storico e giornalista bellunese, consigliere comunale d’opposizione, ha sollevato il caso e chiesto al Consiglio della città veneta (guidata dalla scorsa estate da una coalizione di centrodestra) di intervenire per una sua rimozione. Istanza che non ha avuto successo e che ha innescato molte reazioni. Tra gli altri quella del presidente della Comunità ebraica di Venezia Dario Calimani. “Difficile evitare il turbamento per il fatto che, apposta nel 1938 nella sala della Giunta comunale di Belluno, alle spalle del sindaco, quella targa sia ancora lì a celebrare la ben più recente e ignominiosa cacciata degli ebrei dalla vita pubblica italiana, in seguito alle leggi razziali/razziste. Leggi che furono il prodromo, e lo sappiamo bene, dello sterminio programmato degli ebrei ad Auschwitz e dintorni” il suo commento, affidato anche alle pagine del giornale Il Gazzettino. “Nel mio ruolo istituzionale – aggiunge Calimani – non intendo assolutamente inserirmi in polemiche interpartitiche. Sembrerebbe però opportuno che la confermata e attualizzata glorificazione fascista dell’antisemitismo alle spalle del sindaco di Belluno venisse rimossa e relegata, possibilmente con dovuta spiegazione storica, a una bacheca illustrante le vergogne storiche della nostra splendida civiltà”. Il pensiero di Calimani è che non ci possa dichiarare solidali nella Memoria della Shoah “se poi, nella realtà dei fatti, non si rimuovono questi segni di passata disumanità e della strumentalizzazione che ne ha fatto il fascismo”.