Pietre d’inciampo a Roma,
un itinerario per la Memoria

È il 2007 quando l’attore e regista Rosario Tedesco si imbatte ne Il vicario di Rolf Hochhuth, opera tra le più celebri mai scritte sui “silenzi” di Pio XII in tempo di guerra e Shoah. L’impatto di quella trama è forte e lo spinge ad approfondire il tema della Memoria e in particolare la questione delle responsabilità (sia individuali che collettive) di fronte alla persecuzione antisemita, ai rastrellamenti casa per casa, all’annientamento in campo di sterminio. Impegno che ha preso molte strade e che ha visto anche la nascita del progetto “Due dentro ad un foco. Storie di Pietra”: un itinerario narrativo avviato di recente e volto a riscoprire le biografie e le vite spezzate dietro ai nomi incisi sulle stolpersteine, le pietre d’inciampo nate in Germania per iniziativa di Gunter Demnig, diventate negli anni un museo diffuso globale e sempre più familiari anche al pubblico italiano. Dopo una prima tappa a Milano, la città dove questo progetto è nato e dove si sta ulteriormente espandendo, “Storie di Pietra” arriverà presto anche a Roma. Una tappa significativa non soltanto perché si tratta della Capitale ma anche perché proprio Roma è stata la prima città italiana ad accogliere le stolpersteine nel suo territorio. Se ne parlerà in occasione di due eventi dedicati all’iniziativa. Il primo, nel pomeriggio, nella sede dell’ambasciata tedesca.
L’itinerario romano “toccherà quattro luoghi segnati dalla presenza di pietre d’inciampo, fermandosi anche davanti al carcere di Regina Coeli dove molte vittime del nazifascismo furono imprigionate in quei mesi”, spiega a Pagine Ebraiche. Quattro tappe “per far crescere l’attenzione su temi di interesse generale” e che avranno come punto di partenza l’ex collegio militare di via della Lungara dove furono raccolti gli oltre mille ebrei romani catturati nel rastrellamento del 16 ottobre e come luogo d’arrivo la piazza che richiama quella tragica data, nel cuore del quartiero ebraico. All’interno di questo percorso le storie di alcuni ebrei e perseguitati politici le cui esistenze incontrarono la barbarie nazifascista saranno sviluppate dall’artista, con l’accompagnamento di musiche di Bach eseguite dagli studenti della Scuola Germanica e di brani del repertorio tradizionale da parte del coro delle scuole ebraiche diretto da Josef Anticoli. Anime del progetto, assieme a Tedesco, Rossella Tansini e Alberta Bezzan dell’associazione culturale Tracce.
Vittime e carnefici: un racconto intrecciato “perché è essenziale che si faccia luce su chi rese possibile tutto quel che è avvenuto, collaborando attivamente allo sterminio: molto spesso, a macchiarsi di delazioni, fu il proprio vicino di casa”. Arte e teatro per la responsabilità, “dando anche un nome e un’identità a quei carnefici”. Un concetto sul quale già si era soffermato a Milano. “Non possiamo evitare le domande scomode che i loro ruoli portano con sé”, il pensiero espresso allora da Tedesco. “Perché lo hanno fatto? Conoscevano le vittime? Sapevano la loro ultima destinazione? Lo hanno fatto per compiacere i propri superiori? Domande che chiamano in causa il lato sbagliato della storia, che aprono anche l’interrogativo al pubblico: cosa avresti fatto tu in quel momento…”.
Il progetto, prodotto dall’associazione culturale Tracce, è realizzato grazie al sostegno dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia e del Goethe-Institut Roma, in collaborazione con la Scuola Germanica Roma – Deutsche Schule Rom e le Scuole Ebraiche di Roma e col patrocinio di Arte in memoria, dell’Associazione Figli della Shoah, del Centro Alti Studi per la Difesa, del Centro di Cultura Ebraica di Roma, della Comunità ebraica di Roma, della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, della Fondazione Museo della Shoah e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.