“Israele e la minaccia del terrore,
l’Europa si impegni contro l’Iran”

Dal marzo dello scorso anno Israele è stato colpito da numerosi attentati, molti dei quali portavano la firma della Jihad islamica. C’è chi ha parlato, al riguardo, di “ondata terroristica”. Ma la locuzione sarebbe fuorviante rispetto all’entità della minaccia. “Non di ondata si tratta ma di vera e propria campagna terroristica. C’è una differenza enorme tra i due concetti: la campagna è qualcosa di ben orchestrato e organizzato, con motivazioni non del tutto visibili ma qualcuno che tiene comunque i fili alle spalle” rileva Kobi Michael, esperto israeliano di terrorismo e relatore quest’oggi alla Camera dei deputati della conferenza “Dall’attentato di Tel Aviv a quello di Gerusalemme: nove mesi di escalation del terrorismo palestinese”. Ad organizzarla il deputato Andrea Orsini di Forza Italia, con la collaborazione della Europe Israeli Press Association (Eipa) e dell’ambasciata d’Israele in Italia e la partecipazione – oltre a Michael, già vicedirettore del ministero israeliano per gli Affari strategici e analista dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale – dei parlamentari Simone Billi (Lega) e Silvia Fregolent (Azione-Italia Viva) e del rappresentante di Eipa in Italia Oliver Bradley.
Michael ha tra l’altro evidenziato l’importanza, per i terroristi, di una realtà-roccaforte come Jenin dove spesso si sono concentrate le operazioni dell’esercito. Un “simbolo storico della cosiddetta ‘Resistenza’ già dai tempi dell’Impero ottomano e del mandato britannico: Jenin – ha spiegato – è il generatore primo di questa campagna che va avanti da mesi”. Anche per via del crescente disimpegno in loco dell’Autorità Nazionale Palestinese, “che ha oggi perso il controllo sul territorio, permettendo che diventasse una serra del terrorismo”.
Secondo l’esperto israeliano si annunciano tempi duri, “con l’avvio di un ciclo di violenze di estrema gravità”. In questo senso, il suo auspicio, “Israele non può essere lasciato solo, perché la minaccia va molto oltre il Medio Oriente”. Due le possibilità d’intervento a livello europeo. La prima: “Smettere di finanziare l’Autorità nazionale palestinese fin quando non avrà ripristinato la sua parte di controllo perduta”. E poi: “Essere intransigente contro il regime iraniano, che finora il solo Israele ha combattuto in modo serio. Serve uno scatto di consapevolezza da parte della UE: è illusorio pensare che Teheran possa accontentarsi della regione mediorientale”.