La scelta di Itrò

La parashà di questa settimana è considerata la più importante dell’anno, in quanto in essa sono contenuti gli Aseret ha Dibberot – I Dieci Comandamenti. Fanno notare i commentatori che essa è intitolata a un non ebreo, Itrò, che secondo ciò che ci narra la Torà era il sacerdote di Midian. Per questo motivo si chiedono anche il perché la Torà ripeta più volte l’espressione: “Itrò cohen Midian”.
Nel Talmud viene detto che in alcuni momenti della storia del nostro popolo non vengono accettati coloro che vogliono convertirsi. I tempi sono: durante la permanenza di quarant’anni nel deserto, ai tempi di Moshé rabbenu; ai tempi di Re Salomone e ai tempi del Mashiach. Ossia, in periodi particolarmente tranquilli della storia del popolo.
I chakhamim si chiedono allora: “Perché Shelomò convertì la figlia del faraone?”. A questa domanda la ghemarà risponde dicendo che, essendo la figlia del faraone, una regina anch’essa, non aveva bisogno di recarsi presso un altro popolo per trovare pace e serenità. Così anche Itrò, che era il sacerdote, il capo della popolazione midianita, non aveva alcun bisogno di recarsi presso il popolo ebraico e convertirsi all’ebraismo per trovare pace e serenità. Per questo motivo, non essendoci alcuna convenienza nel fare questa scelta, viene accettato come gher.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia