Giustizia, prove di dialogo
sulla riforma israeliana

Diversi gli approfondimenti sui quotidiani italiani dedicati alla grande manifestazione di protesta andata in scena ieri in Israele, decine di migliaia di persone scese in piazza per contestare la riforma della giustizia proposta dal governo Netanyahu. “A Gerusalemme vanno in centomila: i genitori con i figli che saltano la scuola, i professori e i presidi preoccupati dagli interventi sulle materie di studio delle frange oltranziste nella coalizione. Le donne e la comunità Lgbtq+ protestano per i tentativi di ridimensionare i diritti. Partecipano anche quelli che sono considerati elettori tradizionali del Likud di Netanyahu – i mizrahim, gli ebrei arrivati dai Paesi arabi – e i giovani”, scrive il Corriere. Il quotidiano ricorda inoltre che anche il mondo economico partecipa alla protesta con uno sciopero generale. Chi protesta accusa il governo di voler assoggettare con la riforma il potere giudiziario all’esecutivo, limitando il ruolo di controllo della Corte Suprema e prendendo il controllo sull’elezione dei magistrati del paese. Nel dibattito, ricordano Repubblica e Giornale, è intervenuto il presidente Herzog, proponendo una mediazione. E l’esecutivo ha aperto a possibili trattative con l’opposizione. Repubblica aggiunge come i leader dell’opposizione Lapid e Gantz siano disponibili, ma “chiedono di fermare l’iter legislativo della riforma, la cui prima parte è stata approvata ieri in commissione ed è pronta per essere presentata all’aula per la prima lettura plenaria”. Quest’ultimo passaggio è stato duramente contestato dalle opposizioni presenti in Commissione: nel parla Libero, descrivendola come “una rissa tra deputati”.
A Domani Dov Weissglas, descritto “come rinomato avvocato israeliano che è stato il braccio destro all’ex primo ministro Ariel Sharon”, dà una sua lettura della riforma: “Ci sono al governo tre forze politiche che per motivi diversi hanno interesse ad indebolire il sistema giudiziario. Il primo ministro Benjamin Netanyahu vuole salvarsi dai suoi processi. L’estrema destra vuole accelerare la presa dei territori senza intralci legali. E gli alleati ultraortodossi vogliono uno stato più religioso, l’applicazione cioè di regole che spesso sono in contraddizione coi principi laici e liberali protetti dalla corte”.
La Stampa ricorda come nella giornata di ieri anche la violenza palestinese ha contribuito ad alzare la tensione. Prima un quattordicenne palestinese ha accoltellato un diciassettenne israeliano nei pressi del Kotel; poi un tredicenne palestinese ha aggredito alcuni militari in un posto di blocco. Durante la colluttazione un soldato è stato colpito da fuoco amico ed è poi morto in ospedale.

Lombardia e Lazio, vince la destra. Chiara affermazione della destra alle elezioni regionali, con la conferma alla presidenza di Attilio Fontana in Lombardia (55%) e la vittoria nel Lazio di Francesco Rocca (54%). La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la lettura del Corriere della Sera, “supera il primo test alle urne da quando è a Palazzo Chigi. In una tornata segnata da un’affluenza ai minimi, il centrodestra ha dominato le elezioni in Lombardia e nel Lazio, strappando una Regione al centrosinistra”. Dalle urne, prosegue il quotidiano, Fratelli d’Italia si conferma “il primo partito. Risale la Lega, tiene Forza Italia. Il Pd recupera: è al 20%. Frenano Terzo polo e Cinque Stelle”.

Terremoto. Si continua a scavare in Turchia e in Siria, sperando di ritrovare ancora dei sopravvissuti al terremoto che ha devastato l’area nella notte tra il 5 e 6 febbraio. Le vittime nella sola Turchia al momento sono oltre 30mila, ma secondo le autorità locali si potrebbe arrivare anche al doppio. “Numeri drammatici anche per gli sfollati, 1.2 milioni nelle tende, 400 mila gli evacuati in altre aree del Paese”, riporta il Corriere, che però racconta anche di alcuni miracolosi salvataggi di bambini e anziani a 183 ore dal sisma. L’opinione pubblica turca si interroga nel mentre sulle responsabilità, con i diversi condoni edilizi decisi da Ankara sotto accusa. Per questo, prosegue il Corriere, Erdogan è preoccupato, considerando che le elezioni sono a maggio. Ma, conclude il giornale, c’è chi parla di rinvio. In Siria intanto i ribelli nel nord del paese chiedono una mano all’Onu perché il regime di Assad continua ad intralciare gli aiuti.

Israeliani e palestinesi. Lo scorso 2 febbraio a Tel Aviv si è tenuto il Festival dedicato all’innovazione e un’intera giornata è stata dedicata alle compagnie di outsourcing palestinesi, che hanno condiviso la loro esperienza insieme a prestigiosi partner israeliani. Lo racconta Avvenire, segnalando l’iniziativa come un esempio di collaborazione possibile tra le due realtà. Nell’articolo si parla poi di un altro progetto di cooperazione avviato a Betlemme su iniziativa della Federazione Lombarda BCC.

Salone del Libro. È stata presentata ieri al 35esima edizione del Salone del Libro di Torino. L’ultima che vedrà alla guida il direttore Nicola Lagioia e che avrà come titolo “Attraverso lo specchio”. Nel presentarla, Lagioia – come raccontano Stampa, Repubblica e Corriere tra gli altri – ha ricordato tre ingredienti che hanno fatto del Salone un punto di riferimento: “pluralismo, indipendenza e una squadra di enorme competenza”. Rimane aperto l’interrogativo sul suo successore. “Nonostante le esternazioni, – scrive La Stampa – sembra che l’unica opzione resti il tandem Giordano-Loewenthal e che il presidente del Piemonte Cirio e il sindaco Lo Russo siano al lavoro per smussare gli angoli e trasformare i no in sì”.

Arte. Il collezionista newyorchese Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale, ha accettato di restituire per poi ricomprare un famoso dipinto di Gustav Klimt. Lo ridarà, spiega il Mattino, “agli eredi di una donna ebrea che lo aveva avuto in casa prima della Seconda Guerra Mondiale”. La proprietaria originaria, Irene Beran, lo aveva posseduto fino ad almeno il 1934, quando abitava a Brno. Era poi fuggita dall’Europa temendo persecuzioni naziste: nel 1941 era approdata in Canada e sei anni dopo si era stabilita a New York. “Sia Lauder che gli eredi di Irene hanno concordato – sottolinea il Mattino – che le vicende del quadro tra 1934 e 1957 (l’anno in cui è riemerso in una mostra a Salisburgo) non sono chiare. Il “buco” nella storia del dipinto e il fatto che coincidesse con i sequestri di opere d’arte appartenenti a ebrei durante il nazismo, hanno indotto Lauder a procedere con la restituzione”.

Memoria. “Tra i tanti temi emersi nella Giornata della Memoria da poco trascorsa, non mi pare abbia trovato spazio la lettura revisionista della Shoah in chiave nazionalista in atto in molti paesi europei”, lo scrive su Domani Davide Assael. “L’esempio più celebre di questo tentativo è, probabilmente, l’Holocaust memorial center di Budapest, guarda caso ideato nel 2010, anno d’origine del progetto di democrazia illiberale di Viktor Orbán, per poi essere inaugurato nel 2019. – scrive Assael – Una ricostruzione storica che mira a far ricadere la responsabilità dell’eccidio nazista sull’occupazione tedesca, omettendo quella partecipazione attiva del popolo ungherese di cui gli stessi nazisti si stupirono e che portò al massacro di circa 440mila ebrei”. Assael accusa nel suo articolo il governo di Gerusalemme di avvallare questa retorica in cambio di sostegno sul piano internazionale e porta a esempio una recente visita del ministro della Diaspora Amichai Chikli a Budapest, dove ha incontrato Miklos Soltesz, ministro ungherese per le chiese, le minoranze e gli affari civili.

Daniel Reichel