Palermo e le antiche scritte ebraiche:
il restauro promosso dall’università

Parte dal mondo universitario il significativo restauro, giunto in queste ore alle fasi conclusive, della vera di pozzo del chiostro della Magione a Palermo. Il monumento, con scritte ebraiche su due lati, risale probabilmente al 1467 e costituisce una delle testimonianze più antiche rispetto alle vicende degli ebrei di Sicilia poi cacciati dall’isola con gli editti di espulsione di fine ‘400. I lavori hanno preso avvio all’inizio di gennaio, su impulso dell’ateneo locale: ad occuparsene la laureanda Carlotta Bertella, sotto la guida del professor Giuseppe Inguì e la sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali. A finanziarli un contributo del Dipartimento di Fisica e Chimica della Facoltà di Conservazione e Restauro dei Beni Culturali LM02.
“La vera di pozzo si trovava in origine nel cortile della sinagoga, visitata da Ovadià da Bertinoro nel 1487. Dopo l’espulsione fu messa nella chiesa del cancelliere e infine alla Magione” racconta Annie Sacerdoti, vicepresidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, che ha seguito il restauro ed è stata messa al corrente in queste ore di alcuni possibili sviluppi che riguardano la vera. Come l’ipotesi di un suo trasferimento in un uno spazio interno per preservarla da possibili danneggiamenti, sostituendola con una riproduzione. Le due scritte in ebraico riportano i seguenti messaggi: “Per buon segno Yshmael figlio di Rav Sa’adya zl nell’anno della “corona d’oro” e “Dal cielo guarda e gioisci (Dio gli apparirà in bene). E benedirò coloro che ti benediranno”. Toccanti, spiega Sacerdoti, “anche i solchi lasciati ai lati dall’uso delle corde: un segno di quanto fosse usata e contribuisse alla vita comunitaria”.