L’antisemitismo negli Usa

Secondo stime recenti dell’Fbi il 57 per cento degli crimini d’odio negli Stati Uniti sono a sfondo antisemita, nonostante gli ebrei costituiscano il 2 per cento della popolazione Usa. Un’ondata di antisemitismo trasversale, scrive su Repubblica Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo della George Washington University. La principale fucina d’odio antisemita rimane l’estrema destra, spiega il ricercatore, che ha compiuto attacchi letali a Pittsburgh e San Diego e rappresenta “un fenomeno in forte crescita”. Poi c’è la violenza di matrice islamista, “che proviene sia da soggetti ispirati al jihadismo che da network legati ad Hamas e Hezbollah, entrambi ben insediati da decenni sul territorio americano”. Negli ultimi anni si è poi registrata, evidenzia Vidino, un aumento di attacchi – alcuni mortali a New York – influenzati dal “Black Hebrew Israelites, gruppo che ritiene che i neri americani siano i veri ebrei e che gli ‘ebrei bianchi’ siano degli impostori, accusandoli anche di aver orchestrato la tratta degli schiavi neri e di aver inventato l’Olocausto”. E ancora, i gruppi di sinistra estrema e pro-palestinesi nei campus americani hanno a più riprese “inneggiato all’Intifada e alla ‘soluzione finale’”. A fare da moltiplicatore dell’odio, la rete e i social network. “La convinzione che gli ebrei siano l’archetipo del male, che manipolano segretamente gli eventi del mondo, è ormai il comune denominatore di praticamente tutte le forme di estremismo presenti oggi in America. Una convinzione antica ma che, grazie al web, è sempre più trasversale, intersezionale. – conclude Vidino – E se in America il fenomeno dilaga, è sbagliato pensare che non avvenga anche da noi, in Europa e in Italia”.

Barcellona e il boicottaggio di Tel Aviv. Dopo 25 anni di gemellaggio, la sindaca di Barcellona Ada Colau ha deciso di rompere con Tel Aviv accusando Israele di “crimine di apartheid contro il popolo palestinese”. Una decisione, la replica del ministero degli Esteri israeliano, “dà sostegno agli estremisti, alle organizzazioni terroristiche e all’antisemitismo”. Il caso Barcellona, racconta il Foglio, è l’ultimo di una lunga serie di boicottaggi in Spagna contro Israele e i suoi cittadini. Ma a contestare la mossa di Colau, oltre al sindaco conservatore di Madrid che si è subito proposto di allacciare un legame con Tel Aviv, anche il quotidiano della sinistra spagnola El Pais, evidenzia il Foglio. “Oltre ad alimentare la polarizzazione, rompendo il gemellaggio con Tel Aviv, ciò che il sindaco di Barcellona ha rovinato è un accordo che comprende anche Gaza e i suoi abitanti”. El Pais ha poi evidenziato l’ipocrisia dell’iniziativa: “Aspettiamo che la signora Colau sospenda i vari accordi tra la città di Barcellona e le città di paesi i cui regimi violano i diritti umani su larga scala. Ad esempio Shanghai o Shenzen, o la bellissima Isfahan”, in Iran.

Esportazioni. Si continua a parlare sui quotidiani della novità che arriva da Israele: la prima esportazione di greggio all’Europa. Ad annunciarlo, la Energean, società quotata sia a Londra che a Tel Aviv, che ha inviato un carico dal giacimento offshore di Karish. Per Libero il “dramma dell’Europa è che per compensare il proprio deficit petrolifero è costretta a importare da Paesi che se non sono minacciosi hanno comunque regimi inquietanti: dalla Russia di Putin all’Iran, dall’Arabia Saudita al Qatar. Ma adesso arriva una novità, con il primo cargo di greggio israeliano in Europa”.

Ricordare Matteotti. “È per me un dovere e un onore ripresentare il disegno di legge per le celebrazioni del centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (1924-2024), il deputato socialista rapito e poi barbaramente assassinato il 10 giugno del 1924 dai fascisti. Ricordarlo a cento anni dalla scomparsa è un dovere per la Repubblica e rappresenta per tutti noi un monito a difendere i principi irrinunciabili di democrazia e libertà”. Così la senatrice a vita Liliana Segre in un messaggio ai colleghi senatori per far approvare un provvedimento – bloccatosi nella scorsa legislatura a causa della sua fine anticipata – che ricordi il ruolo e il pensiero di Matteotti.

Salone del Libro, Giordano dice no. “Non sento fiducia nei miei confronti. E le convenienze hanno rovinato le selezioni”. Così lo scrittore Paolo Giordano ha annunciato il ritiro della sua candidatura dalla direzione del Salone del Libro. Una notizia a cui i giornali dedicano oggi molto spazio. “Un annuncio, quello di Giordano, fatto ‘con dispiacere’. Ma inevitabile – scrive Repubblica richiamando le parole dello scrittore – nel momento in cui il ‘processo di scelta è stato alterato da elementi che non direi politici e nemmeno partitici ma di convenienze. Ma la cultura e il Salone del libro non meritano di essere lottizzati dal partitismo’”. Intervistato da La Stampa, Giordano parla anche della proposta che gli era stata fatta di avere Elena Loewenthal come vicedirettrice. “È sembrato che io non volessi lavorare con lei. Ho accolto la proposta della sua vicedirezione, nonostante restasse in me la domanda del perché, di quale mancanza andasse colmata, ma ero contento di lavorare con lei. Però si sono poi aggiunte altre richieste sul comitato editoriale con delle presenze specifiche che mi avrebbero affiancato. Persone di area non scelte da me, ma imposte”. In sostanza, venivano imposte nel comitato editoriale, fin dall’inizio, persone dell’area di destra, scrive il Corriere. “Ma sarebbe stato identico anche in un contesto diverso”, aggiunge Giordano.

Corbyn out. Il leader laburista britannico Keir Starmer ha escluso categoricamente che il suo predecessore Jeremy Corbyn possa essere candidato dal suo partito alle prossime elezioni generali, nel gennaio 2025. “Voglio essere molto chiaro: Jeremy Corbyn non correrà per i laburisti alle prossime elezioni. Quello che ho detto sul cambiamento del partito, lo penso. Non torneremo indietro e per questo Corbyn non sarà nostro candidato”, ha affermato Starmer, come riporta il Corriere. Corbyn siede in Parlamento come indipendente dopo essere stato sospeso dal partito per la mancata risposta alle denunce di antisemitismo durante la sua gestione.

Fuochi della libertà. Come impone la tradizione questa sera nelle valli valdesi si accendono i fuochi della libertà, quelli che ricordano la firma delle Lettere Patenti con le quali re Carlo Alberto aveva concesso i diritti civili alla minoranza valdese e, qualche giorno dopo, anche alla minoranza ebraica (Stampa Torino).

Musica e Memoria. Su Libero si racconta la storia di Alma Rosé, violinista viennese di fama, perseguitata durante la Shoah per le sue origini ebraiche, catturata dai nazisti proprio al confine con la Svizzera. Sarà deportata ad Auschwitz e costretta a suonare assieme a un’orchestrina “che vagava per le baracche nel tentativo disperato di portare un po’ di conforto ai deportati”. Morirà ad Auschwitz il 4 aprile del 1944.

Memoria argentina. II Comune di Firenze ha firmato un accordo con cui la città chiede di candidare il museo ex Esma, che fu il centro di detenzione tortura e sterminio di Buenos Aires nell’elenco del patrimonio Unesco. L’accordo è stato firmato alla presenza di Vera Vigevani Jarach – racconta Nazione e Repubblica nelle rispettive pagine locali – fuggita dall’Italia nel 1939 a causa delle leggi razziste e che, una volta in Argentina, ha subito la dittatura militare di Jorge Rafael Videla, perdendo la figlia. Per la sua memoria ha combattuto tutto la vita, diventando una delle madri di Plaza de Mayo. “Ho assistito a molti disastri. Adesso osservo un ritorno di forme fasciste in alcuni Paesi. – ha detto Vigevani Jarach – lo, di fronte a tutto ciò, mi definisco una partigiana della memoria perché in questi non si deve guardare dall’altra parte ma prendere parte e coinvolgere i giovani”.

Segnalibro. Sulle pagine di Domani lo scrittore Fabiano Massimi racconta la storia di Nicholas Winton, agente di cambio inglese, che nel 1939 riuscì a portare in salvo centinaia di bambini ebrei dalla Cecoslovacchia. Per decenni non ne parlò a nessuno. La sua storia divenne celebre in particolare dopo che la Bbc organizzò un commovente incontro, all’insaputa dello stesso Winton, con molti dei bambini salvati e ormai diventati adulti. Alla vicenda Massimi spiega di aver voluto dedicare il suo ultimo romanzo Se esiste un perdono (Longanesi).

Daniel Reichel