Knesset e riforma, lunedì di protesta
Nelle prossime ore Comitato per la Costituzione, il Diritto e la Giustizia della Knesset dovrebbe discutere diversi emendamenti proposti dalla coalizione alla Legge fondamentale sul sistema giudiziario, tra cui l’introduzione della necessità di un voto unanime da parte dei 15 giudici della Corte Suprema per annullare le leggi ordinarie e l’introduzione della “clausola di superamento”, che consentirebbe alla Knesset di promulgare una legge anche se viola una delle Leggi fondamentali semi-costituzionali del Paese. Secondo la proposta, la maggioranza semplice del Parlamento – 61 legislatori su 120 – sarà in grado di promulgare leggi che scavalcano le Leggi fondamentali. In queste ore un’altra grande manifestazione è prevista a Gerusalemme e in diverse aree del paese. I manifestanti hanno bloccato la casa di alcuni parlamentari della maggioranza per impedire loro di recarsi alla Knesset. Un episodio condannato dal leader dell’opposizione Yair Lapid. “Questa non è la nostra modalità” per protestare. “I manifestanti che impediscono ai legislatori di votare alla Knesset sono la fine della democrazia”, il commento del Premier Netanyahu.
Il Fatto Quotidiano segnala che tra chi contesta la riforma ci sono anche “400 ex alti funzionari della sicurezza, inclusi ex capi della polizia, dello Shin Bet e del Mossad, che hanno firmato una lettera pubblica – riporta il quotidiano – in cui esortano il presidente Isaac Herzog a non accettare alcuna legge che contraddica i valori democratici fondamentali di Israele”. Sulle stesse pagine si racconta del tentativo di migliaia di palestinesi di scappare da Gaza per approdare via mare in Europa attraverso il Nord Africa.
Jimmy Carter. L’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, 98 anni, ha annunciato ieri che passerà “il tempo che gli resta” con la sua famiglia nella sua casa di Plains, in Georgia, ricevendo cure palliative. Lo ha fatto dopo essere stato ricoverato in ospedale. Il Corriere oggi racconta il suo ruolo, definendolo “Il leader idealista di un’America fragile”. L’iniziativa di maggior successo della sua presidenza, evidenzia il Corriere, “gli accordi di pace raggiunti a Camp David nel 1978 dopo una trattativa segreta durata 12 giorni e siglati dal premier israeliano Begin e dal presidente egiziano Sadat”. Gli accordi “ebbero un’eco enorme e suscitarono grandi speranze, ma non riuscirono ad avviare a soluzione il conflitto mediorientale e la questione palestinese”. Carter è però anche ricordato per la fallimentare gestione della crisi degli ostaggi dell’ambasciata Usa in Iran durante la rivoluzione khomeinista del 1979. Un episodio che incise sulla sua sconfitta elettorale contro Ronald Reagan nel 1980. I decenni successivi saranno passati fuori dalla politica attiva, scrive il Corriere, scegliendo di “tentare difficili riconciliazioni o portare avanti cause umanitarie. Ottenendo successi e suscitando controversie. – riporta il quotidiano – dalla prima visita di un leader americano nella Cuba di Fidel Castro all’accusa a Israele di praticare una politica di apartheid nei confronti dei palestinesi”.
Censurare Dahl. “Roald Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura. Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsi”. Il commento dello scrittore Salman Rushdie in merito alla notizia che l’editore Puffin (parte della Penguin) ha deciso d’accordo con gli eredi dell’autore (1916-1990) di riscrivere i suoi libri, togliendo riferimenti al genere, alla razza, al peso, cancellando parole come “grasso”, “piccolo, “nano” per non offendere nessuno. Un’iniziativa che ha generato un dibattito internazionale sul tema della censura e del politicamente corretto. Il Corriere riporta tra le altre la reazione dell’umorista inglese David Baddiel – autore di un recente best-seller sull’antisemitismo, Jews Don’t Count, gli ebrei non contano – che ha ricordato un passaggio del Dahl riscritto nel quale è saltato un riferimento a un personaggio con il “doppio mento”. “Però restano i riferimenti al naso e ai denti storti… Perché? – scrive Baddiel – Perché se cominci a sventrare un testo alla fine non ti resta in mano niente, ti resta una pagina bianca”. Il Corriere poi aggiunge: “tra l’altro fa onore a Baddiel, che è di religione ebraica, la difesa per una questione di principio di Dahl che fu notoriamente antisemita”.
Il saluto alla Giusta. Nel 1942 Dina Cerioli e cinque colleghi, salvarono i loro datori di lavoro ebrei – Salomone e Iris Molho e i figli Dino e Ester – dalla deportazione, nascondendoli in una stanza segreta ricavata nel magazzino della loro fabbrica di minuterie, a Magenta. Per il loro coraggio, furono nominati “Giusti tra le nazioni”. Dina, segnalano diversi quotidiani oggi, si è spenta all’età di 97 anni.
Oltraggio alla Memoria. È stata aperta un’indagine per risalire ai responsabili della svastica assemblata con parti di steccato in legno lasciata domenica vicino al monumento al Deportato nel Parco Nord a Bresso (Milano). La denuncia è del presidente provinciale dell’Anpi, Roberto Cenati, che parla di una “gravissima provocazione fascista, un vergognoso oltraggio a tutti coloro che persero la vita a seguito della deportazione nei lager, per avere scelto di lottare contro le nefandezze del nazifascismo” (Repubblica e Corriere Milano).
Intervista impossibile. Il Mattino nella sua rubrica dedicata alle interviste impossibili ricostruisce la voce di Giorgio Ascarelli, primo presidente del Napoli.
Daniel Reichel