Biden e l’abbraccio a Zelensky

Prime pagine dedicate oggi alla visita del presidente Biden a Kiev, dove ha incontrato il presidente Zelensky. I due sono stati ritratti in un emblematico abbraccio. “Un anno dopo, Kiev resiste. La Democrazia resiste. Gli americani stanno con voi e il mondo sta con voi”, ha dichiarato Biden dopo l’incontro con Zelensky, ricordando l’imminente anniversario dell’inizio dell’invasione. Dal Corriere a La Stampa si evidenzia come l’impegno di Biden e della sua amministrazione sia di mantenere unito il fronte a sostegno di Kiev sia rassicurare il governo ucraino che il sostegno continuerà. “Putin non credeva che saremmo rimasti assieme, sperava di poterci mettere gli uni contro gli altri, oggi certamente non lo pensa più… Dio sa cosa pensa davvero. Certamente i fatti provano che si è sbagliato”, ha commentato ancora Biden. “Questa visita ci avvicina alla vittoria, è la più importante nella storia delle relazioni con gli Usa”, la sintesi di Zelensky, a cui il Corriere dedica un lungo ritratto, ricordando come prima dell’invasione il presidente fosse ai minimi per gradimento. Il 24 febbraio tutto è cambiato, lui è diventato un eroe nazionale, premiato ovunque – ricorda il Corriere – e ora l’intero paese è con lui. Nelle prossime ore ad incontrarlo sarà la presidente del Consiglio Meloni, che, scrive La Stampa, vuole “ribadire il suo sostegno e rassicurare sulla compattezza del governo italiano nonostante le sferzate di Silvio Berlusconi e i distinguo dei leghisti di Matteo Salvini”. La maggioranza di governo intanto prepara l’invio di nuovi aiuti militari a Kiev. “Quale sarà il tipo di materiale bellico, – segnala il Corriere – si capirà dal giro di colloqui tra i partner occidentali”.
Su La Stampa l’analista Nathalie Tocci, tornata dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, parla della necessità di armare “il Davide ucraino”. E scrive che a Monaco si respirava “una crescente consapevolezza sia dell’urgenza di mandare agli ucraini le armi di cui hanno bisogno per vincere sia del fatto che, anche nella migliore delle ipotesi, questo non si tradurrà necessariamente in un accordo di pace tra Mosca e Kiev. Nessuno dei presenti a Monaco – la riflessione di Tocci – ha offerto illusioni quanto a un possibile negoziato. Anche chi in passato si è dimostrato fiducioso, pur non distinguendosi certo per umiltà, lo ha dovuto riconoscere apertamente”.
In merito all’anno di conflitto, Repubblica pubblica un’anticipazione del libro-reportage dal fronte del filosofo Bernard-Henri Lévy.

Israele, riforma, proteste e tensioni. “Netanyahu sotto assedio non cede sulla giustizia” titola Repubblica per raccontare la giornata di ieri in cui la maggioranza guidata dal Premier Netanyahu ha approvato in prima lettura una parte della controversa riforma della giustizia. A contestarla, decine di migliaia di persone, scese anche ieri per le strade di Gerusalemme e di tutto il paese per chiedere al governo di fermarsi. “Il governo, pur dichiarando di essere pronto a trattare, ha scelto di tirare dritto, mentre l’opposizione ha ribadito di non essere disposta a sedersi al tavolo con la maggioranza senza che questa fermasse l’approvazione della riforma”, sottolinea Repubblica. Per il momento non c’è traccia del compromesso proposto dal Presidente Herzog, rimasto ieri in silenzio. “A parlare è stato Netanyahu, che ha attaccato i leader della protesta accusandoli di ‘calpestare la democrazia’ e non essere disponibili a rispettare il mandato degli elettori. Allo stesso tempo però, il premier – scrive ancora Repubblica – ha garantito che il governo è disponibile a negoziare”.
Rispetto al voto di ieri – il primo dei tre necessari per l’approvazione definitiva – sul tavolo c’erano alcuni punti essenziali della riforma: da una parte l’attribuzione alla maggioranza di governo il controllo della commissione che si occupa di nominare i giudici, dall’altra “l’azzeramento del potere la Corte Suprema di bocciare il passaggio di nuove Leggi Fondamentali perché in contrasto con le precedenti”.
Libero racconta come piccoli gruppi di manifestanti abbiano inizialmente cercato di bloccare l’arrivo alla Knesset di alcuni parlamentari della maggioranza. A condannare il gesto, oltre a Netanyahu, anche il leader delle opposizioni. Falso l’occhiello di Libero – che prende posizione e titola “I giudici spaccano il Paese pure nello Stato di Israele” – in cui si legge “La protesta di piazza degenera nella violenza”. Come emerge anche dallo stesso articolo, le manifestazioni non sono degenerate in violenza. C’è però il rischio di uno scontro sociale, ha avvertito lo Shin Bet (ne scrive Repubblica), che ha chiesto al governo di lavorare per calmare le acque.

All’Onu. La mediazione Usa tra israeliani e palestinesi ha evitato che si votasse ieri al Consiglio di Sicurezza Onu una bozza di risoluzione preparata dagli Emirati Arabi Uniti che chiedeva a Israele di “cessare immediatamente tutte le attività di insediamento nei territori palestinesi occupati”. E ribadiva che “l’istituzione di insediamenti da parte di Israele nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, non ha validità legale”. Lo racconta il Giornale, che segnala come però sia stata votata all’unanimità una dichiarazione che definisce gli insediamenti come un “ostacolo” alla pace. “Quella dichiarazione non doveva essere pronunciata e gli Usa avrebbero dovuto non aderire”, ha replicato il Premier Netanyahu. A proposito di rapporti tra israeliani e palestinesi, Libero propone i dati di un sondaggio realizzato da Analisipolitica e legato al conflitto. “Dominano – si legge – le bufale: che i palestinesi sono stati attaccati, che il loro Stato era già lì, eccetera”. Ad esempio: “Solo il 14% sa che Israele, come stato, esiste da più tempo di quello di Palestina. Anche se consideriamo ‘stato’ quello dichiarato unilateralmente nel 1988 dall’Olp in esilio, oggi non membro dell’Onu e non riconosciuto da molti, tra cui l’Italia”. “Ancora meno – prosegue il quotidiano -, il 21%, risponde correttamente sul fatto che è a conoscenza del fatto che non furono gli israeliani ad attaccare gli arabi per ampliare il territorio, bensì molti degli stati arabi circondanti”.

L’aggressione di Firenze. Si continua a discutere nel mondo politico e sui giornali dell’aggressione davanti al liceo classico Michelangiolo di Firenze, ai danni di alcuni studenti membri di un collettivo di sinistra. A compiere l’aggressione sei ragazzi tra i 16 e i 20 anni che fanno parte del movimento giovanile di destra Azione Studentesca, considerato vicino a Fratelli d’Italia. “La sede dell’organizzazione giovanile di Fdl – denuncia Domani – ospita anche nostalgici del Ventennio”. A Firenze intanto si è tenuto un presidio di solidarietà nei confronti degli studenti aggrediti.  “Firenze protesta, nelle scuole e tra le famiglie c’è tensione per i fatti delle ultime ore, – scrive Avvenire – ma il governo ancora tace. Nessuna dichiarazione, fino a ieri sera, è arrivata dalla premier Meloni né dai ministri dell’Istruzione e dell’Interno”. Il quotidiano della Cei chiede poi una valutazione a Milena Santerini, docente di Pedagogia della Cattolica di Milano, e al direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera. Per Santerini se non si interviene su violenze come quella al Michelangiolo “iI rischio è la radicalizzazione del dibattito politico, come avvenuto negli anni ’70 e ’80”. “Siamo convinti che solo partendo dalla scuola si possa contribuire in maniera efficace a costruire forme condivise di convivenza civile” evidenzia Luzzatto Voghera. Che aggiunge “per questo il silenzio del governo e del ministero sugli episodi di violenza squadrista avvenuti a Firenze non è per noi accettabile”.

Golda Meir al cinema. È stato presentato a Berlino “Golda”, il film del regista israeliano Guy Nattiv dedicato alla celebre Premier israeliana Golda Meir. A interpretarla, l’attrice britannica Helen Mirren. “Ho guardato e letto tutto il possibile su Golda, e ho anche pensato alla sua infanzia, al modo in cui era cresciuta, perché è da lì che vengono i segni che non si cancellano, i riferimenti fondamentali per capire la natura delle persone”, ha spiegato Mirren in conferenza stampa, come raccontano oggi Corriere, Stampa, Repubblica e Avvenire. Una copertura che dimostra la grande attenzione per il film di Nattiv, che si concentra sulla tragedia della Guerra del Kippur del 1973. “Non avevo mai capito fino in fondo – confessa Mirren – che cosa avesse potuto significare, per uno Stato giovane come quello di Israele, perdere, in quegli anni, tanti ragazzi. Golda ha portato questo peso sulle sue spalle, ma la sua unica colpa era stata quella di trovarsi, in quei giorni, nella posizione di chi deve scegliere”.

I progetti per Bologna. Il Corriere nel suo approfondimento settimanale Buone notizie parla delle iniziative a Bologna dedicate a tutelare il patrimonio locale e a favorire l’inclusione. Nello specifico si racconta dei progetti finanziati da Fondazione Carisbo. Tra quelli citati, “la produzione del docufilm che la Comunità Ebraica di Bologna dedica alla figura del bolognese Mario Finzi, classe 1913, magistrato e musicista, impegnato nella lotta al nazifascismo quale membro attivo dell’organizzazione di resistenza ebraica Delasem (Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei) fino al suo arresto nel ’44 e alla deportazione verso Auschwitz da cui non fece ritorno”.

Daniel Reichel