Un anno di invasione russa

“Il 24 febbraio, milioni di noi hanno fatto una scelta. Non una bandiera bianca, ma quella blu e gialla. Non fuggire, ma affrontare. Resistere e combattere. È stato un anno di dolore, tristezza, fede e unità. E quest’anno siamo rimasti invincibili. Sappiamo che il 2023 sarà l’anno della nostra vittoria!”. È il messaggio diffuso dal presidente dell’Ucraina Zelensky in queste ore in cui cade l’anniversario dall’aggressione russa al suo paese. Un attacco al centro di molti approfondimenti e speciali firmati dai quotidiani italiani. “Si può essere stati sovietici, parlare russo e diventare europei. Questo è il sogno che Zelensky ha portato a Kyiv e che Putin ha pensato, sbagliandosi, di poter distruggere”, scrive ad esempio Anna Zafesova sul Foglio. Sempre di Zelensky parla La Stampa nel suo speciale Ucraina, parlando di “un eroe inaspettato”. “È la storia quella con la S maiuscola che Zelensky rincorre e da cui sente di provenire, – si legge in uno degli approfondimenti – saldando anche le sue radici a quelle millenarie della vicenda ebraica”. Il quotidiano richiama poi un aneddoto raccontato dal presidente ucraino del suo incontro con il Premier Netanyahu nel 2020 a Gerusalemme. “Voglio raccontarle la storia di una famiglia di quattro fratelli. Tre di loro sono tra le vittime della Shoah. Il quarto è sopravvissuto perché si trovava al fronte, due anni dopo la fine della guerra ha avuto un figlio, e trentuno anni dopo un nipotino che è diventato presidente e oggi è qui davanti a lei, signor primo ministro”.
Ma è il presente che apre la prima pagina del Corriere, dedicata al voto di ieri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’invasione russa. Con una maggioranza di 141 voti su 193 (7 contrari e 32 astenuti, più 13 non partecipanti al voto), è stata approvata una risoluzione che chiede la Russia di ritirarsi “incondizionatamente e immediatamente” dall’Ucraina per il raggiungimento, il prima possibile, di una pace “complessiva, giusta e duratura” nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Tra i paesi che si sono astenuti, Cina e India. La risoluzione, ricordano diversi analisti, non sposterà in ogni caso la situazione sul terreno dove il conflitto continua. Un conflitto che secondo lo scrittore americano Jonathan Littell, Putin “ha già perso”. In un intervento sempre sul Corriere, Littell scrive che “Nessuno dei suoi obiettivi iniziali è stato raggiunto, ovvero la rapida conquista di gran parte del Paese, il rovesciamento del governo di Volodymyr Zelensky e l’insediamento al suo posto di un capo di Stato fantoccio che avrebbe ricondotto una volta per tutte l’Ucraina nell’orbita russa”. E aggiunge: “Oggi la Russia è in gran parte isolata, tagliata fuori da quasi tutti gli scambi mondiali, la sua economia si indebolisce giorno dopo giorno”. Per Littell a Putin deve arrivare “un messaggio univoco, forte e credibile: hai perso, metti fine a questa guerra e siediti al tavolo dei negoziati”. Sulle stesse pagine, Antonio Polito racconta però come l’opinione pubblica italiana non sia tutta così chiaramente schierata con l’Ucraina. “Quegli italiani che preferiscono Putin”, il titolo dell’editoriale: oltre a un riferimento a Berlusconi, Polito scrive che questa preferenza va ricercata in una “insofferenza per la modernizzazione che unifica posizioni politiche spesso divergenti su molte altre questioni; dall’estrema destra, dove è sempre esistito un ‘terzaforzismo’ da opporre all’atlantismo, all’estrema sinistra ex ‘terzomondista’”. A unire i due poli, aggiunge Polito, anche un antiamericanismo che porta ad avvicinarsi a chi è considerato un oppositore degli Usa, dunque la Russia di Putin.

Il ministro contro la presidente. “È una lettera del tutto impropria. Non esiste alcuna deriva fascista”. Così il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sulla lettera scritta agli studenti dalla preside del Liceo da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, dopo la brutale aggressione compiuta da giovani di estrema destra contro uno studente di un liceo fiorentino. “Valutiamo misure”, ha aggiunto il ministro in riferimento a Savino. Parole che hanno generato un moto di protesta. Di “bufera sul ministro” parlano Corriere e Repubblica. “Si scusi o si dimetta”, le parole del sindaco di Firenze Dario Nardella rivolte a Valditara. Nel suo caffé (Corriere), Massimo Gramellini ironizza sul ministro definendolo un infiltrato della sinistra che asseconda “i peggiori stereotipi sui reazionari”: “Un manipolo di squadristi riempie di botte gli studenti di un liceo fiorentino e lui che fa? – si chiede la firma del Corriere – Se volesse aiutare la Meloni gli basterebbe dire: ‘Non sottovalutiamo l’accaduto perché anche il fascismo era nato ai bordi di un marciapiede, con un pestaggio consumatosi nell’indifferenza’. Di colpo si allenterebbero i pregiudizi e perderebbero senso certe polemiche retrodatate. Invece l’infiltrato tace e così quelle parole deve scriverle una preside, la professoressa Annalisa Savino. Solo a quel punto Valditara interviene. Contro i picchiatori? Macché, contro la preside, verso la quale minaccia di prendere non meglio precisate ‘misure’”. Repubblica scrive che “Valditara non era intervenuto sull’aggressione agli studenti di Firenze, irritato al contrario dalla mancata solidarietà a sinistra per le minacce di morte ricevute da un collettivo vicino al centro sociale Askatasuna durante l’occupazione del liceo Einstein a Torino due settimane fa”. Poi l’intervento contro la preside Savino, che ha scelto di non commentare per “non alimentare polemiche e strumentalizzazioni”. Su tutta la vicende Repubblica intervista la Testimone della Shoah Edith Bruck. Sulla violenza dei giovani di estrema destra a Firenze dice “Mi pare che si stia prendendo sotto gamba quello che è accaduto. Come se fosse una bravata da ragazzacci che non merita attenzione. E invece va detto che è una cosa grave. Ho l’impressione che questi giovani si siano sentiti liberi di agire sapendo di rimanere impuniti. Il fatto che ci sia un governo di destra li fa sentire protetti”. Sul ministro Bruck definisce “scandalosa” la risposta alla preside e aggiunge “dovrebbe dimettersi. Subito”. Rispetto alle minacce a Valditara, afferma: “Non doveva accadere. Ma alle minacce non si risponde con le minacce”.

Antisemitismo. Si continua a parlare del caso di antisemitismo di Torino, fatto emergere dal presidente della Comunità ebraica della città Dario Disegni, in cui un bambino è stato insultato da coetanei con la frase “un tempo ti avremmo bruciato”. Secondo Fiamma Nirenstein (Giornale) “l’origine dell’aggressione al bambino di Torino è nella cultura di disprezzo e sospetto verso Israele che si respira nei media, a cena dagli amici, per cui 300mila ebrei hanno lasciato l’Europa l’altr’anno, a Nizza da 20mila ebrei si è passati a 7mila e così in larga parte dell’Europa, si evita la kippà, ogni 80 secondi un post antisemita appare sui media”. Sul tema invece Marco Carrai invia una lettera a Repubblica Torino parlando dell’impegno a insegnare nella scuole la Shoah: “Come neonato Centro europeo per gli studi contro l’antisemitismo ci faremo parte attiva con il ministero – scrive Carrai, console onorario d’Israele – per fare conoscere ai bambini nelle scuole cosa sia stato quell’orrore”.

Milano, luci sul Memoriale della Shoah. Sopra al Memoriale della Shoah di Milano compare una scritta illuminata al neon “Invitami notte ad immaginare le stelle”. A firmarla, l’artista Marcello Maloberti che al Corriere 7 si racconta e spiega l’idea dietro l’opera. “II 27 gennaio, Giorno della Memoria, passa in fretta, mentre con questo segno permanente di luce al neon bianca il suo senso continua, è qualcosa di eterno, un’esperienza che scava dentro”, afferma Maloberti. La scritta, aggiunge, è stata ispirata dalla senatrice a vita Liliana Segre. La senatrice è oggi protagonista di una lunga intervista al Giorno in cui parla di Ucraina – “la sua indipendenza va difesa” – così come del lavoro della Commissione parlamentare che porta il suo nome – “Spero che questa nuova fase possa portare all’elaborazione di proposte operative, soprattutto per quello che riguarda la tutela dei diritti dei cittadini nei confronti delle grandi piattaforme dei social”. Segre firma poi su Oggi il suo settimanale intervento, parlando di come non nutra rancore verso la Svizzera. Lei che al confine fu respinta con la famiglia, poi arrestata e deportata.

Tensione tra israeliani e palestinesi. Dopo lo scontro a Nablus, il tema sicurezza rimane prioritario in Israele. Il Sole 24 Ore parla di un rischio di escalation delle violenze. In Cisgiordania è stato organizzato uno sciopero di protesta contro l’operazione antiterrorismo israeliana a Nablus. E, scrive il Sole, il portavoce della jihad islamica nella Striscia, Tareq Selmy, ha minacciato ritorsioni. “Gli scontri sono cresciuti di intensità nelle prime settimane del nuovo governo di estrema destra israeliano, – riporta il quotidiano economico – che ha promesso di adottare una linea dura contro i militanti palestinesi”. “Abbiamo una politica chiara: colpire il terrore con forza e mettere radici più profonde nella nostra terra”, ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Egitto e Nazioni Unite stanno tentando di mediare per fermare gli scontri. Sul Fatto Quotidiano Gad Lerner accusa l’attuale governo di Gerusalemme di “calcolo cinico, mirante a provocare da parte dei palestinesi ritorsioni altrettanto sanguinose e a sospingerli verso una terza intifada dall’esito tragico e fallimentare”. Secondo Lerner “la strategia irresponsabile è fin troppo chiara: ricompattare la società israeliana nell’urgenza dell’autodifesa. Netanyahu e i suoi alleati suprematisti non si aspettavano che la loro riforma della giustizia, tesa a limitare i poteri della Corte Suprema, suscitasse in risposta una vera e propria sollevazione popolare, per giunta appoggiata da settori importanti dell’establishment”.

Voli israeliani sull’Oman. Seguendo la mossa dello scorso anno dell’Arabia Saudita, l’Oman ha aperto alle compagnie commerciali israeliane il proprio spazio aereo. La decisione faciliterà le rotte degli aerei israeliani verso est, riducendo di due ore i viaggi verso l’Asia orientale. Oman e Israele non hanno relazioni diplomatiche ufficiali. La notizia è segnalata in breve da Domani.

Sfida nel Pd. Domenica si svolgeranno le primarie del Partito democratico per l’elezione del Segretario nazionale e la sfida, come raccontano molti quotidiani, è tra i candidati Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Il Corriere racconta di come i due si stanno avvicinando all’appuntamento. E poi segnala in un passaggio che “in Israele il quotidiano liberal Haaretz si chiede ‘perché questa politica italiana in ascesa sta minimizzando le sue radici ebraiche’”.

Daniel Reichel