Passaggio del testimone,
un progetto per le scuole

Presentato alla stampa, presso la sede regionale del Piemonte, il progetto “Il passaggio del testimone: dalle micro storie alla Storia”. A parlarne il presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Daniele Valle, il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni, la consigliera della Comunità responsabile per Cultura e Memoria Claudia Abbina, la storica e direttrice di Istoreto Barbara Berruti, il ceo di Alicubi Augusto Cherchi.
Il progetto, promosso dalla Comunità ebraica di Torino e realizzato grazie al sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte con il Comitato Regionale Resistenza e Costituzione, in collaborazione con il Centro Ebraico Italiano il Pitigliani, l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza, e il Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara e con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, intende rispondere all’esigenza della Scuola di trovare un nuovo metodo di lavoro dopo la scomparsa di quasi tutti i Testimoni diretti della Shoah. Oggi, ricorda Abbina, stiamo infatti passando ad una fase “post testimoni” che necessita di un metodo diverso, che veicoli l’ascolto dei testimoni diretti verso l’analisi e la disamina delle testimonianze scritte e orali e dei relativi documenti, con un approccio scientifico e allo stesso tempo dinamico “che per l’appunto ci porti dalle Micro storie alla Storia con la ‘S’ maiuscola”.
L’archivio realizzato fornisce alle scuole un format completo di cui avvalersi per trattare il tema della Memoria, partendo dalle leggi razziste, dalla Shoah, dall’occupazione, passando poi per le lotte partigiane, fino alla Liberazione. Si tratta, afferma Abbina, “di un progetto pilota riferito al solo territorio del Piemonte, in vista della possibilità futura, in collaborazione con enti nazionali ebraici e del mondo della scuola, di sviluppare lo stesso progetto anche a livello nazionale”. Ad essere predisposto un vero e proprio sistema di trasmissione della Memoria a disposizione delle scuole, cui ciascun insegnante può accedere con semplicità e immediatezza. L’originalità e la novità della proposta, spiega, in vari e diversi aspetti: in primis la realizzazione di un archivio nazionale di testimonianze relative al ventennio fascista e all’occupazione nazista, “pensato per la prima volta allo scopo di essere un collettore unico per tutte le scuole d’Italia e contenente documenti non monotematici, ma che attraversano i diversi eventi del periodo interessato, dalle deportazioni, alla lotta partigiana, alla liberazione”. In questo senso le testimonianze per la prima volta sono state “selezionate, elaborate e contestualizzate espressamente per la didattica nella scuola, con la consulenza delle storiche Anna Foa e Barbara Berruti, con formatori e professionisti dell’istruzione”. Altro elemento rilevante l’imprescindibile valore aggiunto della formazione per gli insegnanti, “pensata specificatamente per il corretto utilizzo di questo archivio, volta soprattutto a trasmettere un metodo di lavoro diretto su questo tipo specifico di fonti, ma poi utilizzabile anche come approccio allo studio valido per tutte le materie”. Come ricordato dagli storici del periodo in esame, si tratta di testimonianze che non possono essere consegnate alla scuola “senza una corretta formazione che fornisca le linee guida per leggerle, interrogarle e portare allo studio degli studenti”.
Il progetto, prosegue Abbina, è nato dall’esperienza di “Memorie di famiglia”. Il format, ideato dal Centro Pitigliani di Roma, ha l’intento di trasmettere la memoria dai nonni ai nipoti tramite la ricerca e la lettura pubblica di testimonianze dirette da parte dei nipoti, “ovvero tramite un processo di partecipazione e immedesimazione nelle storie”. Nel progetto originario, spiega Abbina, “l’identificazione nella testimonianza avviene grazie al vincolo di discendenza tra il testimone e il lettore della storia e inizia con l’apertura degli scrigni, dei cassetti, degli armadi da parte dei nonni, per tirare fuori la documentazione da consegnare ai nipoti”. Ora, viene evidenziato, si vuole trasferire questo sistema, unitamente alla ricostruzione del sistema sociale, economico e politico che ha determinato le esperienze descritte, a tutti i giovani, “così da creare con i testimoni un vincolo, un legame empatico che consenta di sentire il durissimo vissuto dei perseguitati e delle vittime della Shoah: noi abbiamo aperto gli scrigni dei nonni e noi consegniamo ora queste testimonianze e la loro contestualizzazione storica a tutti i ragazzi, come un piccolo grande tesoro di cui avvalersi tramite l’adozione di una storia e di una famiglia”. Nel segno di un passaggio “dalla Memoria alla Storia, rivolgendosi alle scuole per proporre agli insegnanti una raccolta di fonti e materiali didattici di facile accesso insieme a un metodo di lavoro”. Il cuore del progetto è l’archivio digitale delle 20 testimonianze piemontesi e della documentazione “da cui sono state estratte, distinte per tema, che, unitamente alla loro contestualizzazione storica arricchita e sostenuta da documenti e fonti, illustrano i fatti e le cause che li hanno determinati, offrendo agli studenti una migliore comprensione delle testimonianze stesse e quindi del periodo storico studiato”. Allo studio delle fonti si unisce, proprio partendo dall’esperienza di Memorie di famiglia, “un collegamento emotivo da parte dello studente al quale si propone l’adozione di una testimonianza”. I giovani, tramite il format, “adottano” così una testimonianza e la storia della famiglia del testimone, la fanno propria, la studiano e la approfondiscono unendosi al testimone stesso in un processo di partecipazione/immedesimazione “che culmina nella eventuale lettura pubblica delle Memorie, preceduta dalla descrizione del momento e/o del preciso avvenimento storico al quale fanno riferimento”. La lettura in pubblico è in questo contesto un modo “per dare voce anche alle persone che oggi non possono più raccontare, un modo per mantenere viva la memoria e trasmettere le emozioni che i testimoni degli orrori della guerra hanno voluto raccontare nel tempo, le tragedie che si sono preoccupati di tramandare, affinché non venissero dimenticate”. Insieme all’archivio ad essere fornito è anche un metodo, “che viene presentato con i corsi di formazione già avviati in parallelo al progetto, a cura di Istoreto sotto la direzione di Enrica Brichetto, e del Meis, e che sono propedeutici all’utilizzo corretto dell’archivio, attraverso il quale si propone agli insegnanti un approccio diretto alle fonti, utile dal punto di vista didattico tanto per lo studio della storia in generale quanto di questo periodo in particolare”. Il percorso di formazione, incentrato in particolare sulle fonti già raccolte, mira ad inquadrare le vicende del periodo in oggetto usandole come “finestre” per analizzare e approfondire in chiave più ampia gli eventi storici. In sintesi un percorso “dalle microstorie alla Storia”. Attraverso questo progetto, è ancora Abbina a parlare, “è stato possibile impostare un archivio circoscritto di fonti espressamente dirette al mondo della scuola, correlato da documenti, testimonianze, informazioni storiche e familiari, che rappresenta un punto di partenza, che si auspica di poter ampliare e diffondere negli anni futuri, per rendere agevole e immediato lo studio del periodo storico di riferimento e, lì dove possibile, insegnare agli studenti lo studio attraverso l’utilizzo diretto delle fonti”. Un progetto che ambisce ad essere soprattutto uno strumento di educazione civica e “che si propone di presentare l’approccio alla storia attraverso il vissuto che emerge dalle testimonianze, per arrivare a comprendere l’importanza di una coscienza civica e democratica a tutela della libertà e della democrazia, con l’obiettivo di formare futuri cittadini responsabili, in grado di riconoscere e combattere le ingiustizie, i pericoli e le derive dittatoriali, l’importanza della libertà dei popoli, il rispetto, l’accettazione delle diversità, le regole per la civile convivenza”.
La storia va di pari passo con l’educazione civica. E, si sottolinea in conclusione, “lo fa partendo dalle fonti, dalle testimonianze del vissuto di chi è stato privato di tutti i diritti, di chi ha combattuto al prezzo della vita, di chi ha perso tutto e di chi è sopravvissuto, fornendo agli studenti gli strumenti per dotarsi di un’informazione scientifica e metterli in grado di verificare fonti e documenti”.
L’archivio è consultabile cliccando qui