Israele, visite e proteste

Ancora un sabato di protesta in Israele. Una manifestazione di 200mila persone, riporta la Stampa, si è riversata nelle strade di Tel Aviv per contestare, per la nona settimana di fila, la controversa riforma del sistema giudiziario voluta dal governo Netanyahu. “Chen Arieli, vice sindaco e attivista per i diritti civili, incontrata tra le fila del corteo, si è detta molto preoccupata per la deriva di violenza che il dispiegamento muscolare messo in campo dalla polizia, adesso agli ordini del ministro della sicurezza nazionale, il leader della destra nazionalista radicale Itamar Ben-Gvir, rischia di provocare”, scrive ancora La Stampa. Il ministro ha accusato i manifestanti di Tel Avivi di essere anarchici e, dopo le polemiche per l’uso della forza in un’altra manifestazione, ha dichiarato di non avere “intenzione di chiedere scusa a nessuno”.
“Per le organizzazioni civili che adesso stanno cercando di capire come indirizzare l’energia dei manifestanti per andare avanti, la vera sfida è resistere pacificamente, ma fare abbastanza rumore da rendere impossibile l’avanzamento dell’agenda del governo. – evidenzia il quotidiano torinese – I leader dei movimenti di protesta hanno indetto per giovedì una nuova giornata nazionale ‘di resistenza per la democrazia’, in concomitanza con le votazioni alla Knesset per l’avanzamento dei capitoli della contestata riforma del governo”.
In questo clima di tensioni, arriverà in Israele il presidente del Senato Ignazio La Russa, che domani incontrerà a Gerusalemme il presidente della Knesset Amir Ohana. Subito dopo, La Russa dovrebbe visitare Yad Vashem, il Memoriale della Shoah a Gerusalemme, e in seguito incontrare la comunita ebraica italiana nella sinagoga di Rehov Hillel. “È la prima visita ufficiale, all’estero, del presidente del Senato. E la scelta di Israele non è un segnale casuale”, scrive il Giornale, ricordando come in settimana è prevista anche la visita di Netanyahu a Roma.

Su Netanyahu. Rispetto al premier israeliano La Stampa ospita un editoriale critico della scrittrice Ayelet Gundar-Goshen che scrive di trovare “sorprendente quanto Netanyahu possa scegliere di restare cieco di fronte all’impatto sulla società israeliana della riforma giudiziaria”. La scrittrice poi contesta l’uso della parola “linciaggio” alla moglie del Primo ministro, Sara Netanyahu, assediata dai manifestanti la scorsa settimana mentre si trovava a Tel Aviv. “La parola ‘linciaggio’ usata dalla moglie del premier per una protesta fuori dal suo salone di parrucchieri è la stessa che definisce veramente la vendetta violenta e mortale dei coloni ebrei ad Hawara contro i palestinesi che avevano compiuto un terribile attacco terroristico. La signora Netanyahu – sostiene Gundar-Goshen – si è trovata al centro di una manifestazione in una cornice di legalità. Nemmeno per un attimo è stata in serio pericolo. Il suo è un grave abuso linguistico. Queste sono fake news per depistare l’attenzione della gente. E temo che non possiamo nemmeno credere a Netanyahu quando dice che perseguirà i responsabili del vero linciaggio, quello ad Hawara, perché è troppo impegnato a restare aggrappato alla sua poltrona, a evitare il suo processo e a rovinare il sistema giudiziario pur di riuscirci”.

Minaccia iraniana. II direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica Rafael Grossi si trova in questi giorni a Teheran per la riunione del Consiglio dei governatori dell’Aiea prevista per domani. La visita del capo dell’Aiea ha come scopo il monitoraggio dell’industria nucleare iraniana. Il pericolo è la corsa all’atomica del regime. A riguardo, Libero scrive come Israele – continuamente minacciata di distruzione dall’Iran – sia impegnata a pianificare, come ultima misura, un attacco preventivo. Secondo alcuni esperti citati dal quotidiano “le probabilità di un attacco preventivo e congiunto di Israele e Usa sono in crescita”. Sempre su Libero, a proposito di Israele, si parla di come molti capi dell’esercito scelgano di entrare in politica unendosi a partiti di centro e di sinistra e come il prestigio militare non sia sufficiente per battere alle urne Netanyahu.

La manifestazione antifascista. Tra le 30 e le 40mila persone hanno partecipato a Firenze alla manifestazione indetta per protestare contro l’aggressione squadrista di estremisti di destra davanti a un liceo della città. “Il sabato antifascista” titola Repubblica. “Ci sono i centri sociali e i babbi con i figli nei seggiolini della bici, gli iscritti ai sindacati, le associazioni lgbt+ e gli operai. E poi, molti professori e alunni dietro agli striscioni delle loro scuole a gridare che la Costituzione va rispettata. Tantissima gente di almeno tre generazioni diverse, quanta non se ne vedeva da tempo a Firenze (e non solo) per una manifestazione”, scrive il quotidiano. Nelle stesse pagine, Corrado Augias sostiene che “Da Firenze arriva l’urlo dei giovani contro l’indifferenza” e aggiunge che “contro il fascismo inconsapevole questi ragazzi danno speranza”. Il Corriere sottolinea l’incontro politico nella piazza tra la nuova segretaria del Pd Schlein, il leader Cinque Stelle Conte e il segretario della Cgil Landini. Il Giornale titola in prima pagina “Piazze rosse” e aggiunge – nell’occhiello – che i tre si “inventano un pericolo fascista”. Polemiche invece a Milano – come segnala il Corriere – per le foto della premier Meloni e del ministro Valditara affisse a testa in giù davanti a un liceo della città.

I ministri a Cutro. Dagli Emirati Arabi Uniti, dove è in visita, la Presidente del Consiglio Meloni ha annunciato la volontà di riunire il Consiglio dei ministri a Cutro, teatro della tragedia in mare in cui sono morte almeno 70 persone. Rispetto al naufragio, Meloni ha dichiarato – scrive La Stampa – che il governo italiano non ha ricevuto “indicazioni di emergenza da Frontex”, l’agenzia dell’Unione Europea che svolge le funzioni di guardia di frontiera e costiera. Frontex, riporta il Corriere, non vuole lo scontro ma ribadisce che la segnalazione fu inviata la sera prima.

Arte razziata. Il Sole 24 Ore pubblica un lungo ritratto dedicato a Emmanuelle Polack, “la più autorevole esperta di spoliazioni artistiche subite dagli ebrei durante l’occupazione nazista in Francia”. Polack stata assunta dal Louvre “per verificare le irregolarità degli acquisti di opere tra il 1933 e il 1945”. Nell’articolo, rispetto alle razzie subite dagli ebrei francesi, si spiega che le “cifre parlano di 100mila opere rubate, 40mila disperse, 60mila rientrate in patria dopo la guerra, e di queste 45mila sono tornate ai legittimi proprietari, 13mila hanno alimentato un mercato parallelo nei decenni a venire e circa duemila sono diventate le famose MNR, Musées Nationaux Récupération, orfane di ogni provenienza”.

Putin guarda a Stalin. “Il feroce dittatore che piace a Putin”, così titola Repubblica raccontando come a settant’anni dalla morte di Stalin, la sua figura stia vivendo a Mosca “una clamorosa rinascita”. Nell’articolo viene messo in evidenza l’antisemitismo che divenne un tratto centrale “dell’ultimo stalinismo”. “Tra gli obiettivi più esemplari vi fu il Comitato ebraico antifascista, costituito durante la guerra per raccogliere fondi e solidarietà all’interno della comunità ebraica internazionale perla difesa dell’Urss. Il suo presidente Solomon Michoels fu assassinato nel gennaio 1948 inscenando un incidente stradale. Dopo lo scioglimento del Comitato, con l’arresto dei suoi principali esponenti (successivamente fucilati con l’accusa di aver pianificato la separazione della Crimea dall’Urss per costituirvi uno Stato ebraico indipendente), si scatenò nel paese un’ondata di discriminazioni antisemite nei più diversi settori della vita pubblica”.

In dialogo sui Giusti. In occasione della Giornata dei Giusti dell’umanità che si celebra 6 marzo, La Stampa pubblica un ampio dialogo tra il presidente di Gariwo Gabriele Nissim e il filosofo Vito Mancuso. Al centro del confronto “il senso della giustizia e dell’educazione etica” e “l’impatto profondo che ha, nella felicità di tutti noi, fare del bene al prossimo, non dimenticare mai di salvarlo”.

Segnalibro. Sul Domenicale del Sole 24 Ore viene presentato il volume Sotto l’albero delle giuggiole (Acquario) della scrittrice israeliana Gila Almagor e dedicato al complicato percorso di ricostruirsi una vita in Israele per i bambini che sopravvissero alla Shoah. “Un romanzo che dovrebbe essere adottato nelle scuole superiori”. Su Repubblica si parla invece di Essere altrove. Saggi sull’ebraismo (Neri Pozza), ultimo libro di Emilio Jona, che sarà presentato oggi al Circolo dei lettori di Torino.

Daniel Reichel