“Formiggini, un innamorato del libro”

Oltre trenta ebrei italiani si tolsero la vita dopo la promulgazione delle leggi antisemite fasciste. Uno dei primi a farlo fu Angelo Fortunato Formiggini, geniale editore e padre tra gli altri del progetto della Grande Enciclopedia Italica sottrattogli dal regime a inizio Ventennio. Il 29 novembre del 1938 Formiggini si lanciò nel vuoto dalla Torre della Ghirlandina, il simbolo di Modena sua città d’origine, gridando tre volte “Italia”. Un suicidio pianificato per mesi in ogni dettaglio e volto a dimostrare, come lasciò scritto ai posteri, “l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti”. A ricostruirne la vita è un libro fresco di stampa, Il fuoruscito, edito da Piemme e di cui è autore il giornalista e autore tv Marco Ventura. Un folto pubblico ha partecipato ieri alla presentazione di quest’opera, presso la Galleria Nazionale di Roma, con interventi anche del giornalista del Corriere Aldo Cazzullo e, per la famiglia dell’editore, di Franca Formiggini. Ad accompagnarli alcune letture dal testo da parte di Stefano Miceli.
Il fuoruscito rappresenta il punto d’arrivo di un lungo percorso. Un lavoro di molti anni per dare forma alla storia di un grande innamorato dell’Italia e del libro, verso il quale aveva una cura fantastica”, le parole di ammirazione dell’autore. Un esempio eloquente in questo senso: “James Joyce, per pubblicare il suo primo libro in Italia, scelse di rivolgersi proprio a lui: una circostanza non casuale”. Un uomo libero e “con un grande senso dello spirito”, la sintesi di Cazzullo. Tra tante cose, ha evidenziato il giornalista, che firma la prefazione del Fuoruscito, gli siamo debitori anche rispetto alla scelta di qualificare le infami leggi di cui fu vittima “con l’attributo razziste”. È così, il suo auspicio, “che dovremmo chiamarle anche noi”. Molti spunti sul suo rapporto con l’identità ebraica sono arrivati invece da Formiggini, che scoprì 15enne, sui banchi di scuola, la storia di quel suo avo così illustre e in molti casi dimenticato. Anche dall’Italia che legge, che ha contratto nei suoi confronti un debito enorme. “Ogni cosa che faceva – il suo messaggio – era connotata ebraicamente in modo profondo”. Tra le mani una copia della “ficozza filosofica del fascismo” che Formiggini scrisse nel 1923. Il suo atto d’accusa, di straordinaria corrosività, nei confronti di Gentile e di quanti tramarono per scippargli l’Enciclopedia.
Chiosa Cazzullo, nella sua introduzione: “Leggete questo libro, e ringrazierete non me ma chi l’ha scritto. E fatelo leggere ai vostri figli e nipoti, per far loro comprendere quale tragedia sia stato il fascismo”.