Jenin, nuova operazione antiterrorismo

Diversi quotidiani italiani raccontano dell’operazione antiterrorismo compiuta dalle forze di sicurezza israeliane a Jenin, campo profughi palestinese nel nord della Cisgiordania. Obiettivo, il terrorista Abd al-Fateh Harusha, affiliato a Hamas, ritenuto responsabile dell’attentato in cui sono stati uccisi due fratelli israeliani la settimana scorsa. L’uomo, secondo le ricostruzioni, è stato ucciso. “Abbiamo eliminato lo spregevole terrorista che ha ucciso a sangue freddo i fratelli Hallel e Yagel Yaniv”, le parole del premier Netanyahu. “Lo prometto: chiunque ci faccia del male sarà responsabile del proprio destino”. Nell’operazione sono stati uccisi, riporta La Stampa , anche altri cinque palestinesi e 16 sono stati feriti. “Per stanare il fuggitivo, ricercato da oltre una settimana, – scrive il quotidiano torinese – l’esercito ha usato un razzo contro l’edificio dove lui ed altri erano nascosti, e sono stati usati anche droni e un elicottero”. Nello stesso momento un’altra azione è stata condotta a Nablus per arrestare i due figli di Harusha, ritenuti complici del padre. “Il raid di Jenin – scrive Repubblica – è stato condannato dall’Autorità nazionale palestinese, con il portavoce di Abu Mazen che ha accusato Israele di ‘rendere vani tutti gli sforzi regionali e internazionali’”. Il quotidiano ricorda come l’uccisione dei fratelli Yaniv sia avvenuta a Huwara, dove poi ci sono state violenze di estremisti israeliani provenienti dagli insediamenti vicini. “Da allora – si legge – le tensioni non si sono mai placate. Lunedì quattro palestinesi, compresa una bambina, sono stati feriti nel corso di un nuovo attacco condotto da civili israeliani con mazze e pietre contro auto e negozi, con un gruppo di abitanti degli insediamenti che ha a sua volta sostenuto di essere stato preso a sassate da una cinquantina di palestinesi”. Il Fatto Quotidiano, nel parlare di quanto accaduto a Jenin, accusa il governo israeliano di voler “fomentare una terza intifada per coprire l a gravissima spaccatura interna creata dal tentativo in corso del premier Benjamin Netanyahu di riformare la giustizia a vantaggio dell’esecutivo”. Il Riformista intervista l’ambasciatrice palestinese in Italia, Abeer Odeh, che giustifica i terroristi, sostenendo che siano giovani disperati.

Un paese spaccato. Domani in Israele è prevista un’altra grande manifestazione nazionale contro la riforma della giustizia promossa dal governo Netanyahu. A dare voce alle critiche, Ely Karmon, analista di punta dell’International Institute for Counter-Terrorism di Herzliya, intervistato da La Stampa. Secondo Karmon la riforma “punta a smontare le istituzioni pezzo per pezzo, e a concentrare tutto il potere nelle mani dell’esecutivo. È un progetto che se portato a termine farà somigliare Israele alla Turchia di Erdogan”. Karmon parla anche delle critiche provenienti dall’esercito all’azione governativa. Critiche a cui i ministri di Netanyahu, afferma l’analista, hanno risposto “Non abbiamo bisogno di voi”. Per Karmon così “l’esercito del popolo rischia di cessare di esistere, spaccato in due. E qui abbiamo il più grave pericolo interno. In assenza di un compromesso il movimento di protesta che nasce dal basso non si fermerà. E allora si va verso una guerra civile”.

Netanyahu verso Roma. Sempre domani Netanyahu dovrebbe atterrare a Roma. Per David Grossman, intervistato da Repubblica, il Premier ha organizzato il viaggio in Italia “forse per dimostrare che non ha paura di lasciare il Paese anche in un momento così delicato. Forse per cercare l’appoggio di un governo di destra come il suo”. Allo scrittore viene chiesto di spiegare i motivi per cui si scende in piazza contro la riforma. “Siamo preoccupati che ci venga imposto un nuovo sistema di poteri e che questo cambi l’idea stessa di giustizia in Israele, nonché aspetti importanti delle nostre vite. Se passerà la riforma, la Knesset avrà la possibilità di passare sopra alla Corte suprema: questo significa che la Corte non potrà più abrogare leggi promulgate dal Parlamento. Per farle un esempio: la Knesset potrà far passare, magari con un solo voto di scarto, leggi contro le minoranze (compresi gli arabi israeliani e i gay) e quelle entreranno in vigore senza la possibilità che vi sia alcun bilanciamento. Per rendere il tutto più chiaro ai lettori italiani, voglio ricordare che l’equilibrio fra i poteri in Israele è molto delicato: non c’è una Costituzione scritta e c’è un solo ramo di Parlamento. Se questa legge passa, significa che chi controlla la Knesset controlla tutto”. Anche Grossman parla di un paese spaccato a metà. Secondo lui “c’è una maggioranza silenziosa che per anni è stata la colonna portante della società israeliana: pagava le tasse, serviva nell’esercito ma non voleva essere coinvolta nella politica. Ora questa parte della società si sta svegliando e quello che vede non le piace”.

Purim. In coincidenza con l’8 marzo, e nei giorni in cui il mondo ebraico celebra Purim, rav Scialom Bahbout su Repubblica spiega la figura di Ester, che con il suo coraggio salvò il popolo ebraico dal piano genocida di Hamàn, scoperto da Mordekhài.“Può essere interessante analizzare questa storia in parallelo con quella di Ruth, un’altra donna, protagonista di un libro biblico, a lei dedicato, progenitrice del re Davide: sono le loro scelte il vero motore della Storia e gli uomini sono soltanto degli spettatori, spesso incapaci di fare le scelte giuste al momento giusto. – scrive rav Bahbout – Perfino Mordekhài ha il sospetto che la salita al trono di Ester non sia stata dovuta al caso, ma a un progetto superiore che gli sfugge. Vi sono eventi che sembrano casuali, ma che in verità devono essere visti come “opportunità”, che l’uomo è chiamato a utilizzare per fare le proprie scelte ogni giorno. Chi legge la Bibbia con attenzione, scoprirà che spesso le decisioni più innovative e coraggiose sono prese proprio dalle donne”.

Rapporti con Baku. Il Foglio riprende una notizia diffusa da Haaretz, secondo cui, in cambio delle armi, l’Azerbaigian dà a Israele “accesso all’Iran”. “È un’informazione interessante – scrive il Foglio – considerando quante operazioni è riuscito a portare a termine di recente un misterioso gruppo di infiltrati che lavora per il Mossad, ma riesce a muoversi sul territorio iraniano”. Le relazioni tra Iran e Azerbaigian – entrambi paesi a maggioranza musulmana sciita – , erano peggiorate molto nel 2020, ma sono diventate incendiarie alla fine dell’anno scorso. E in questo quadro, scrive il quotidiano, si inserisce la collaborazione con Israele.

Il viaggio di La Russa. Su Libero Vittorio Feltri parla della visita del presidente del Senato in Israele. La sua visita a “Gerusalemme – scrive Feltri – è la prova che la destra nostrana non ha alcun legame con i regimi del passato che tanti dolori e ingiustizie hanno inflitto agli ebrei”. Per Feltri la mancata risposta – riportata e criticata da diversi quotidiani ieri – di La Russa rispetto al fascismo come male assoluto. “La questione in sé sarebbe ridicola oltre che insensata – l’accusa della firma di Libero – se non fosse che in quest’ultimo periodo i progressisti non si fossero inventati l’insorgenza di una sorta di neofascismo immaginario, che provoca scontri tra studenti e non solo soltanto perché i Fratelli d’Italia di fede meloniana hanno preso il sopravvento sugli eredi dei compagni”.

Daniel Reichel