Eisner, alla nascita del graphic novel
Punto di riferimento per gran parte degli autori contemporanei, considerato uno dei padri fondatori del fumetto moderno, Will Eisner è stato un personaggio talmente unico da vedersi intitolare ancora in vita un premio, l’Eisner Award, considerato uno dei più prestigiosi nell’ambito dei comics, paragonabile a un Oscar, o a un Nobel. Protagonista di una grande mostra organizzata dal Museo del fumetto di Basilea, intitolata “Will Eisner. Graphic Novel Godfather”, aperta fino al 18 giugno, che segue quella organizzata a Pordenone dal Paff!, (la cui apertura è stata appena prorogata sino al 16 aprile), è stato riscoperto e rivalutato negli anni Settanta. Nato William Erwin Eisner, figlio di Shmuel emigrato negli Stati Uniti da un paese dell’Austria-Ungheria ora in terra ucraina, inizialmente illustratore umoristico e pubblicitario, fonda ventenne una delle prime società di produzione e distribuzione di fumetti, insieme a Jerry Iger. Il successo è immediato e i suoi personaggi da Bob Powe a Jack Kirby e Bob Kane anticipano la notorietà che arriverà negli anni Quaranta, con The Spirit, l’investigatore privato dato per morto le cui storie variano dal thriller all’erotico, dal violento al romantico, ma sono sempre avventurose, talvolta soprannaturali e hanno sempre un tocco satirico. Ma è negli anni ’70 che l’autore viene riscoperto e davvero rivalutato da una generazione di autori ed editori indipendenti per i quali, in completa libertà espressiva ed editoriale, concepisce opere monumentali di quella che lui amava chiamare arte sequenziale.
Come ha sottolineato il direttore del Paff!, Giulio De Vita: “Ci sono pochi nomi essenziali e imprescindibili nella storia del fumetto, di quelli che con il loro lavoro e la loro arte hanno contribuito a trasformare un linguaggio di popolare sottocultura a un medium di primaria importanza, influente e determinante nella società dell’immagine moderna e uno di questi è Will Eisner”. Dopo il periodo di lavoro su The Spirit si è dedicato a studiare e ha scritto numerosi saggi sul linguaggio del fumetto fino ad arrivare alla pubblicazione di Contratto con Dio, il primo graphic novel di successo, che lo riporta al fumetto.
Negli anni successivi, dal 1978 fino alla morte, nel 2005, pubblica una trentina di graphic novel, per una carriera durata quasi settant’anni, dall’alba dei comic book fino all’avvento del fumetto digitale, aprendo nuove strade nello sviluppo della narrativa visuale e del linguaggio del fumetto. Tavole a griglia libera, vignette senza contorno o delimitate da oggetti scenici, splash page (storie molto brevi, solitamente di una sola pagina) o il personalissimo ricorso all’‘eisnershpritz’ sono alcune delle caratteristiche grafiche che rendono il tratto di Will Eisner inconfondibile. Ma ciò che rende l’opera di Eisner così determinante nella storia dei fumetti è l’uso consapevole di un medium spesso sottovalutato per trattare temi umani e sociali. È un lavoro universale e al tempo stesso vicino, amichevole, capace di abbracciare ogni aspetto senza lasciare nulla al caso e allo stesso tempo capace di raccontare la vita con uno stile inconfondibile.
Fondamentali sono per lui l’uso della luce e la rappresentazione dello sfondo: le sorgenti luminose sono spesso scarse e il paesaggio è definito da uno o due elementi, sufficienti a delineare il contesto della scena. Un altro elemento immancabile è l’acqua: che siano gocce di pioggia, acquazzoni o pozzanghere, l’acqua è simbolo di angoscia e di disagio e appesantisce la scena. È l’“eisnershpritz”. Non è un caso che Premi Pulitzer come Art Spiegelman e Jules Pfeiffer siano suoi estimatori. E del resto registi del calibro di Orson Welles e Willliam Friedkin hanno dichiarato apertamente di essersi ispirati alle sue atmosfere.
E sarebbero solo fumetti…
Ada Treves social @ada3ves
Dossier Comics&Jews, Pagine Ebraiche Febbraio 2023