Torah – Il merito dei padri

Nella nostra parashà leggiamo la storia del vitello d’oro che macchia di una grave colpa il popolo ebraico. Non molto tempo prima il popolo aveva assistito alla promulgazione del Decalogo ad opera divina, nel quale, tra i Dieci Comandamenti, è scritto: “Non avrai altre divinità all’infuori di me, non farti immagini, statue o rappresentazione alcuna…”. Dopo l’evento la rottura delle Tavole e la punizione di chi si è macchiato di quella grave colpa, Moshè torna sul monte Sinai e inizia una lunga tefillà in cui ricorda all’Eterno, che vuole duramente punire il popolo, la promessa fatta ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, di condurre la loro discendenza nella Terra di Israele. Questo modo di chiedere perdono a D-o in memoria degli antenati è chiamato dai chakhamim con l’appellativo di “zekhut avot – il merito dei Padri”; ossia: appellandoci ai meriti di chi ha operato prima di noi, facendo il bene del prossimo, noi chiediamo di salvare anche le generazioni successive. “Biglal avot toshi’a banim – in grazia dei Padri salva i figli”. Più volte nelle nostre tefillot ci appelliamo al zekhut avot, a cominciare proprio da quella che i Maestri della mishnà definiscono “tefillà” per eccellenza: la ‘amidà. Moshè fa un enorme sforzo per far perdonare il popolo e alla fine della sua preghiera il Signore acconsente alla sua richiesta, pronunciando la famosa e citata espressione: “salachti kidvarekha – ho perdonato secondo le tue parole”.
Da qui impariamo che la tefillà dello tzaddiq, lunga (come in questo caso) o breve (come nel caso raccontato nel libro di Bemidbar a proposito della preghiera per salvare la sorella Miriam dalla punizione per aver fatto lashon ha ra’ contro di lui), vengono sempre ascoltate da D-o.
I chakhamim insegnano che il primo shaliach tzibbur della nostra storia è stato proprio Moshè rabbenu, in occasione di questo evento. Lo tzaddiq è colui che, per salvare anche un solo uomo, ha la forza e il coraggio di mettere a repentaglio la propria vita, senza esitazione alcuna.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia

(10 marzo 2023)