Netanyahu, finita la missione in Italia

Si è conclusa la missione a Roma del Primo ministro israeliano Netanyahu, ieri in visita alla Galleria Borghese in compagnia della moglie Sara e del ministro della Cultura Sangiuliano. Nella giornata di venerdì era stato invece protagonista di un vertice con la premier Meloni a Palazzo Chigi, preceduto dalla partecipazione ai lavori del Forum economico per le imprese assieme al ministro Urso. “Venti minuti da soli, poi il pranzo con le rispettive delegazioni. Grande feeling personale” chiosava il Corriere nel raccontare, nell’edizione di ieri, l’incontro tra i due capi di governo. A Palazzo Chigi, davanti ai cronisti, i due leader hanno parlato in particolare di “un vertice intergovernativo entro pochi mesi in Israele, delle sinergie industriali che le aziende dei due Stati possono sviluppare, del know-how israeliano nel darci una mano contro la siccità, del gas che può arrivare sino alle coste italiane e della Ue”.
Il viaggio si era aperto, nella serata di giovedì, al Tempio Spagnolo. Un evento che ha suscitato molta attenzione nei media italiani e stranieri. “Non ho rivolto una critica severa al Primo ministro d’Israele. Vorrei che la mia riflessione non venisse inserita nella dialettica oppositiva contro/pro governo, ma restare una voce che invita alla responsabilità di tutti e in primis di chi governa. Ho voluto dare voce a chi si sente smarrito nel caos delle reciproche accuse”, le parole della Presidente UCEI Noemi Di Segni in una intervista con il Corriere. Di Segni ha affermato ancora: “Se in Israele non c’è un confronto costruttivo ma solo una contrapposizione oppositiva e violenta da parte di entrambi gli schieramenti, questo stile e questa spaccatura, oltre a riverberarsi nelle nostre comunità, genera difficoltà nella difesa di Israele su cui tutti ci impegniamo. Un conto è il pluralismo delle idee. Un conto è un modello fatto di scontri che si replica qui. Non va bene in Israele, non va bene in Italia”. Tra quanti hanno commentato il suo intervento in sinagoga la storica Anna Foa. “È sorprendente la sguaiataggine con cui è stata accusata dentro un tempio da parte di persone che si dichiarano religiose”, il pensiero espresso dalla studiosa in una intervista con La Stampa.
Su Repubblica, tra gli altri, la notizia delle “oltre 200 persone – israeliani ed ebrei italiani” che in piazza Santi Apostoli hanno protestato contro la presenza di Netanyahu a Roma “gridando ‘Bushah’, vergogna e ‘Demokrátya’, democrazia; alternandoli, sulle note di Bella Ciao, con un sonoro ‘Bibi ciao, ciao, ciao'”.

Intervistata dalla Stampa, la Testimone della Shoah Edith Bruck dice la sua sulla strage del mare nelle acque calabresi e la risposta del governo italiano. Questa la sua opinione: “Non li hanno voluti salvare. Ho sentito il ministro Piantedosi che urlava che la colpa era dei migranti, che erano naufragati perché portavano i figli a morire. Parole incredibili, davvero inumane”. Bruck accusa anche la premier Meloni: “Non ho visto né sentito alcuna partecipazione al dolore”.

“Perché Valditara tace sui prof ebrei?”. È il titolo di un editoriale sulle pagine romane del Corriere, che si sofferma su un’istanza presentata dall’Associazione docenti italiani per la memoria affinché nell’atrio del ministero dell’Istruzione possa essere apposta una targa in ricordo dei docenti e studenti espulsi nel ’38.

Raid vandalico nell’orto della Memoria di Sondrio, uno spazio dedicato al ricordo della Shoah. “I vasi con i nomi dei bambini ebrei arrestati in provincia di Sondrio e morti ad Auschwitz gettati a terra, le stelle di David divelte e spezzate, i contenitori con i fiori calpestati. Sullo scivolo scritte razziste verso un alunno che frequenta l’istituto, accanto frasi inneggianti a satana”, la descrizione della scena sul Corriere.

Il Messaggero parla di “una mega-truffa da quasi 13 milioni di euro sull’asse Roma-Tel Aviv”, realizzata grazie alle piattaforme di investimenti online. Cinque le persone accusate dalla Procura capitolina di far parte di un’associazione a delinquere, di cui tre ai domiciliari in Israele.

Enrico Mentana racconta al Corriere una parte della sua storia familiare: “Mio nonno materno, Ettore Cingoli, ebreo marchigiano, conobbe a Torino la sua futura moglie Ada, ebrea genovese. Mia mamma Lella era del 1930, come Liliana Segre: solo un mese fa ho scoperto che venne espulsa lo stesso giorno dalla stessa scuola di Milano. Fu più fortunata: quando arrivarono i nazisti, i suoi la portarono a nascondersi sui monti delle Marche”.

“Oggi riconoscere Gerusalemme come capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele equivale a riconoscere che uno Stato palestinese non ci sarà mai. Trump può fare un passo del genere, anche se rischia di complicare il processo di pace. Può farlo l’Europa, che ha decine di milioni di immigrati musulmani?”.
A porsi questa domanda, in risposta all’intervento di un lettore, è Aldo Cazzullo (Corriere).


Adam Smulevich

(12 marzo 2023)