I giovani e la sfida della tzedakah

Negli scorsi mesi, su mandato della Commissione Giovani, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha bandito un concorso nazionale il cui scopo era quello di promuovere progetti che prevedano attività di volontariato per due fasce d’età: 14-18 anni e 18-35 anni. Filo conduttore di “DaiDoDai” il concetto ebraico di Tzedakah come “atto di giustizia e rettitudine”. Un precetto cardine e che ciascuno è chiamato a osservare indipendentemente dalla propria situazione finanziaria, con il fine di aiutare il prossimo “affinché non possa più dipendere dalla beneficenza altrui”. Molto positiva la risposta a questa chiamata all’impegno, con un totale di sette progetti pervenuti all’attenzione della commissione giudicatrice (di cui facevano parte rappresentanti di movimenti e organizzazioni giovanili).
“L’obiettivo è stato quello di offrire ai giovani l’opportunità di prendere parte ad attività di solidarietà, di aiutare ad affrontare i bisogni identificati all’interno delle comunità e di superare importanti sfide sociali sul campo. La risposta è stata molto positiva su un piano sia quantitativo che qualitativo. Un segnale concreto di partecipazione, incoraggiante anche per il futuro” osserva Sabrina Coen, coordinatrice della Commissione Giovani e ideatrice di “DaiDoDai”. Quattro i progetti selezionati dalla giuria, che verranno ora finanziati, implementati e realizzati con il supporto dello staff dell’area Cultura UCEI. “Ma anche le altre proposte sono state di ottimo livello”, afferma Coen. In questo senso “il mio impegno sarà volto a reperire risorse, anche esternamente all’Unione, affinché possano compiersi anch’essi”. I quattro progetti scelti sono: “Mishloach manot-Regaliamo un sorriso” (Hashomer Hatzair Roma); “Aggiungi una mitzvà a tavola” (Dipartimento educativo Giovani Comunità ebraica di Roma); “Zedaka.it-Donare ora è più facile” (Bene Berith Giovani Stefano Gaj Tachè); “L’ortoterapia in contesti sociali” (Ugei).
(Nelle immagini: il progetto “Mishloach manot-Regaliamo un sorriso”, attuato durante l’ultima festa di Purim)