Frasi ispirate a Mussolini,
si dimette il manager pubblico
Si è dimesso Claudio Anastasio, il manager pubblico che aveva inviato ai componenti del cda di 3-I una mail ispirata al discorso di Benito Mussolini del gennaio del 1925. Il caso aveva suscitato molte reazioni anche a livello politico, con numerose richieste di farsi da parte. Come racconta tra gli altri il Corriere della sera, per il suo messaggio Anastasio si era prodigato in “un copia e incolla, con adattamento manageriale” dell’intervento in cui il dittatore fascista “si assumeva la responsabilità politica dell’assassinio di Matteotti”. Anastasio è presentato dal Corriere come “da sempre vicino alla destra e a FdI, è amico personale di Rachele Mussolini, consigliere comunale a Roma per FdI, nipote di Benito”. Il 13 luglio del 1997 “fu proprio Anastasio a curare un sito internet sulla storia del Duce, ricevendo i calorosi complimenti della famiglia”. Secondo Michele Serra, che ne scrive su Repubblica, “la vicenda ci costringe a sperare che il suo protagonista sia fuori di testa; oppure sia uno sciocco che non sa quello che dice; perché l’altra ipotesi è che nell’estrema destra molto geolocalizzata che costituisce il nocciolo duro del melonismo, a partire dal cognato Lollobrigida, ci siano persone che per davvero credono che la vittoria elettorale li autorizzi a recarsi a Palazzo con il fez e la camicia nera”. Che cosa abbia spinto Anastasio “a scrivere quelle fesserie lo sa solo lui, ma il fatto che un personaggio così singolare sia stato nominato per quel posto solleva un problema sulla qualità del gruppo dirigente che il governo ha il compito di insediare alla guida di tanti enti e organismi dello Stato” (La Stampa).
Vari giornali tornano sulla vignetta del Fatto Quotidiano su Elly Schlein col nasco adunco, di cui molto si è parlato in questi giorni. Non è la caricatura in quanto tale ad essere causa d’inquietudine, riporta Domani, “ma l’associazione con la didascalia che l’accompagna, che rimarca il suo essere ‘figlia di un ebreo aschenazita’”. Nel clima politico attuale, prosegue l’analisi, il rischio è “di dare involontariamente un messaggio ambiguo a quanti sono ancora sensibili alla propaganda nazista”. Così Repubblica, in un editoriale: “Specificare oggi di un ebreo che è aschenazita non serve a nulla, se non a echeggiare — talvolta anche involontariamente, ma non è meno grave — una ventata che riprende la più vieta propaganda degli anni Venti e Trenta del secolo scorso: l’ebreo facoltoso e nullafacente, colto e per questo infido, senza territorio e quindi senza nazionalità, straniero. Esattamente ciò che viene addebitato a Schlein”.
Nuove considerazioni anti-Israele da parte di Francesca Albanese, funzionaria Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi, già al centro delle cronache per una sua lettera in cui accusava gli Usa di essere “soggiogati dalla lobby ebraica” e l’Europa “dal senso di colpa per l’Olocausto”. Dialogando con il Riformista, che dà grande risalto alle sue parole, la funzionaria sostiene che Israele stia praticando “incontrovertibilmente apartheid”.
“Oggi del Medio Oriente si occupano in pochi. Resto convinto che sia sempre una delle chiavi per capire la modernità e il futuro”.
A rimarcarlo, in risposta a un lettore, è Aldo Cazzullo (Corriere). Opinione del giornalista è che le quattro guerre combattute da Israele tra il 1948 e il 1973 siano state “cruciali” e che ognuna, a suo modo, abbia “cambiato il mondo”. Di Israele e del tema di Gerusalemme capitale scrivono vari lettori.
Inaugurata all’Archivio centrale dello Stato l’esposizione permanente ‘Lo scrigno della memoria’. In mostra, riferisce il Corriere, il manoscritto dell’ordine del giorno Grandi votato dal Gran Consiglio del fascismo, che innescò la caduta di Mussolini. Ma anche le pagine della vergogna antisemita del ’38.
Adam Smulevich
(15 marzo 2023)