“Diversi tra uguali, la Costituzione
un patrimonio vivo a difesa di tutti”

Un dialogo aperto alla società civile, per interrogarsi su cosa sia l’uguaglianza oggi e su come il principio sancito dall’articolo terzo della Costituzione “debba orientare le prossime scelte che il Paese è chiamato a fare”. È la sfida di “Art. 3: diversi tra uguali”, progetto sviluppato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, nel 75esimo anniversario della Costituzione.
“Art.3: diversi tra uguali”, presentato stamane nella sede della Corte costituzionale, vedrà un totale di sei incontri in altrettante città italiane. Con un format che prevede un confronto tra due studiosi, una sperimentazione didattica con bambini in fascia d’età 6-11 anni e la predisposizione di un dossier costituito da contributi scritti e documentazione che possa consentire un’azione formativa.
Un progetto “che ho guardato con grande attenzione” e che “ha un suo parallelismo con l’impegno appena riavviato dalla Consulta: il viaggio dei giudici nelle scuole italiane per accrescere la consapevolezza delle funzioni che la Corte esercita” le parole di benvenuto della presidente Silvana Sciarra. Nell’augurare la migliore riuscita a questa iniziativa, Sciarra si è tra l’altro richiamata al monito di Liliana Segre in Senato, nel suo intervento d’inizio legislatura, quando ha tra l’altro richiamato la necessità di non perdere neanche un minuto nell’applicare la Costituzione. “È necessario diffondere una cultura costituzionale, perché i diritti vanno conosciuti e difesi”, il pensiero al riguardo di Sciarra. In questo senso “forte è la sintonia con l’UCEI”. Un apprezzamento è arrivato dalla senatrice a vita stessa, collegata a distanza, secondo la quale “è particolarmente significativo che una parte piccola ma qualificata e dinamica della società italiana abbia deciso di cimentarsi con aspetti così centrali”. A detta della senatrice, “un atto di attenzione e di vero e proprio patriottismo costituzionale: confesso infatti che non mi capacito quando sento parlare della Costituzione come di un problema”. Al contrario, il suo messaggio, “ci ha fornito tutti gli strumenti per affrontare i diversi problemi e risolverli secondo democrazia, giustizia, uguaglianza”. E per questo “non ringrazieremo mai abbastanza i padri costituenti che, di fronte alle macerie spirituali e morali lasciateci del fascismo, trovarono l’intelligenza, l’energia e la lungimiranza necessarie”.
L’idea di fondo, la riflessione della presidente UCEI Noemi Di Segni, “è di offrire un contributo alle diverse declinazioni dell’articolo tre, attingendo al sapere e al pensiero ebraico”. La Costituzione, ha proseguito, “non è astratta e distante, è materia viva e quotidiana, vicina a ciascun cittadino ed ente”, ed è dovere di ciascuno attivarsi “per dare un concreto senso a quanto prevede”. Di Segni si è detta orgogliosa di ritrovare, all’interno della Costituzione, “fondamenti biblici” che si rivolgono al singolo come alle collettività, a chi governa e a chi è governato. Molteplici le sfide da declinare. E un impegno tra gli altri da coltivare, anche guardando alla stretta attualità: “L’imperativo della vita”. A declinare temi e prospettive del progetto Saul Meghnagi, consigliere e coordinatore della commissione Cultura UCEI. Un lavoro in itinere “che ha visto nel corso del tempo esperti di discipline diverse impegnati nel sostenerlo e condividerlo: così abbiamo cominciato e ci auguriamo di poter proseguire”. L’UCEI, ha aggiunto, “darà il proprio contributo, partendo dalla ridefinizione di sé nei mutati contesti di vita, di lavoro, di relazione di costruzione della società e della cultura nazionale”. Una società giusta e sostenibile: obiettivo, ha specificato Meghnagi, che “non appare garantito da un approccio fondato sulle sole variabili economiche, oggi prevalenti nell’analisi politica”. Ma che esige un’elaborazione che fornisca, nella inevitabile diversità delle posizioni, “un riferimento etico per la tutela dei diritti tra diversi”. La consigliera UCEI Gloria Arbib ha poi riferito rispetto al ruolo del Meis nel progetto (il cui referente è Massimiliano Boni). “Parliamo di uno spazio aperto e di un luogo in cui si fa cultura” ha esordito, ripercorrendone la storia e annunciando alcuni impegni futuri (tra cui due mostre in preparazione, una sulle sinagoghe e una sul Novecento). Obiettivo del Meis, ha detto Arbib, è di “vivificare l’importanza della Costituzione e in particolare del suo articolo tre”. Rappresentando infatti “una pietra angolare che sorregge tutto, il principio di uguaglianza”. Il Meis metterà così a disposizione “le sue competenze nell’ambito della didattica”. Anche attraverso dei laboratori per bambini, “affinché sin da piccoli inizino a conoscere sia il principio di uguaglianza sia l’esistenza di diritti e doveri”. Spazio infine ad alcune valutazioni da parte di giudici ed esponenti della delegazione UCEI. “Abbiamo una gran voglia di esprimerci, di dare un contributo, per rafforzare quelle tutele che riguardano l’intera collettività” le parole dell’assessore UCEI alla Comunicazione Davide Jona Falco. Mentre Ariel Dello Strologo, neo presidente dell’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei, che ha offerto un proprio supporto al progetto, ha ricordato l’impatto di numerosi giuristi ebrei “nella formazione del diritto”. Ad intervenire anche tre giudici della Corte: Giulio Prosperetti ha evidenziato come “in un mondo dove molteplici sono le persecuzioni, tanto resta ancora da fare”; la vicepresidente Daria de Pretis ha elogiato il titolo del percorso appena illustrato, mettendolo in relazione con il motto europeo “Unità nella diversità”; Franco Modugno ha elogiato il lavoro di due giudici ebrei attivi nel recente passato: Edoardo Volterra e Guido Neppi Modona.
Il primo incontro si svolgerà il 17 aprile al Polo del ‘900 a Torino e si incentrerà sul tema “Uguaglianza: diritto e giustizia” (relatori Daniela Dawan e Gherardo Colombo, moderati da Massimo Giannini). “La legge è uguale per tutti, è scritto nelle aule di giustizia. Eppure, molte sono le disparità nel nostro paese. Qual è l’idea di giustizia che la Costituzione persegue? Che punti di contatto ci sono con la prospettiva ebraica?, le domande attorno cui ruoteranno gli interventi. Il progetto farà poi tappa a Roma, per un “intermezzo” nella sede della Treccani (2 maggio), dove in evidenza saranno posti i diritti dell’uomo (relatori Giuliano Amato e Noemi Di Segni). “Il Novecento, dopo due guerre mondiali e la Shoah, ha conosciuto il più grande tentativo della storia umana di costruire le relazioni tra Stati su un fondamento comune: la dignità della persona. A che punto siamo oggi nella difesa dei diritti fondamentali dell’uomo?”, la questione che ci si porrà in quel contesto. “Ambiente e giustizia climatica” il tema del secondo incontro, in programma a Venezia nel mese di giugno (relatori Laura Boella e Haim Baharier). Il cambiamento climatico in corso, si conviene, determina effetti sui popoli del mondo. Mentre le nuove generazioni rivendicano più attenzioni per il futuro dell’umanità. Che prospettive abbiamo di governare i cambiamenti in atto. E qual è, da un punto di vista ebraico, “il rapporto tra uomo e natura?”. Terza tappa a Napoli, in ottobre, per un incontro su “lavoro e genere”, in cui (relatori Linda Laura Sabbadini e Fabrizio Barca) ci si chiederà: “Il lavoro è ancora un mezzo di uguaglianza sociale nel mondo occidentale? Perché una delle società più ricche del mondo convive ancora con una forte sacca di povertà? Come eliminare il divario tra uomini e donne nell’accesso al lavoro?”. Il progetto proseguirà a Milano, in dicembre, con un dibattito su “cittadinanza e diritti” (relatori Diletta Tega e Giorgio Sacerdoti). Due interrogativi al centro: “Il mondo della globalizzazione è anche il mondo in cui le persone si spostano per guerre, povertà, emergenze sanitarie. Come affrontare le questioni politiche, etiche e giuridiche che pongono le migrazioni di milioni di persone? Quali politiche mettere in campo?”. Quinto incontro nella sede del Meis a Ferrara (febbraio 2024), per approfondire il nesso tra “istruzione ed educazione civile” (relatori Marco Rossi Doria e rav Benedetto Carucci Viterbi). Tre domande cui trovare risposta: “L’educazione oggi è ancora lo strumento principale di crescita personale e di uguaglianza sociale? Qual è l’approccio ebraico alla formazione dei cittadini? E quali problemi oggi affronta il nostro sistema scolastico?”. Sesto e ultimo incontro a Firenze (aprile 2024), dove il tema esplorato sarà “Società e responsabilità”. L’uguaglianza, si affermerà, non è solo quella di partenza. Ma anche quella “che assicura una società giusta”. Qual è quindi l’idea di società giusta nell’ebraismo? E come “mettere in equilibrio tutela dei diritti fondamentali con la promozione dei meriti individuali?”.
In parallelo, su ognuno dei temi, si stanno raccogliendo dei contributi scritti di approfondimento che andranno a costituire dei dossier multimediali e interdisciplinari, pensati sia in forma cartacea che online, adatti ad azioni formative di vario genere. I dossier offriranno in questo senso un ulteriore approfondimento, fruibile online in forma multimediale, delle diverse declinazioni dell’uguaglianza trattate durante i dialoghi. Oltre alla possibilità di riascoltare questi ultimi, proporranno un’analisi multidisciplinare per ciascun tema, attraverso brevi saggi in dialogo ideale tra loro, redatti da un esperto della materia e da uno studioso dell’ebraismo. I testi saranno corredati da proposte di letture e da riferimenti bibliografici. Un utile strumento di formazione in auto-istruzione, rivolto a insegnanti ed educatori, ma anche a un pubblico più ampio.

L’intervento della Presidente UCEI Noemi Di Segni:

Illustre Presidente Sciarra, illustri presenti, carissima Senatrice Segre,
è un immenso onore poter condividere in questa prestigiosissima sede il progetto che l’Unione delle Comunità ebraiche Italiane ha desiderato avviare in occasione del 75° anniversario della Costituzione repubblicana. L’idea di fondo è quella di offrire un contributo ebraico ad alcune declinazioni dell’articolo 3 in diversi ambiti. Diversamente da altre situazioni in cui ci si vede intervenire rivendicando la corretta applicazione dell’articolo nei nostri confronti a tutela di ragioni ebraiche, in questo percorso desideriamo mettere a fuoco un determinato aspetto (parità di genere, lo straniero) attingendo al sapere e al pensiero ebraico. Sapere maturato nei millenni a sostegno di quello maturato in questi decenni nell’esperienza italiana. Quindi con una semplificazione: non la Costituzione per gli ebrei, ma ebrei per la Costituzione. Desidero sottolineare che il progetto nasce in seno alla commissione Cultura dell’UCEI. Proprio per sottolineare questo approccio di cultura ebraica del paese che è anche cultura costituzionale che respiriamo come comunità, per il primo e per il secondo comma parimenti.
Evidente che 75 anni fa, in sede di promulgazione della nostra Costituzione – all’indomani della devastazione italiana, le conseguenze del regime fascista e della guerra mondiale – si affrontava l’ardua sfida di proporre un articolato impianto che potesse restituire all’Italia dignità di nazione e di popolo, capacità di affermarla e di farla riconoscere quale democrazia europea senza mai prima averne l’esperienza e di affidare ai suoi cittadini la sovranità tradotta nelle libertà e nell’esercizio dei diritti a lungo negati.
Nel leggere o studiare la Costituzione sono orgogliosa di trovare le tracce di fondamenti biblici che si rivolgono tanto al singolo cittadino quanto a chi governa, al magistrato quanto al datore di lavoro, al genitore e all’educatore, a chi è chiamato a difendere confini e di monito a chi progetta massacri. Sapere divenuto nei secoli patrimonio di valori universali, non solo religiosi. Imperativo tradotto oggi in disposizioni di leggi italiane, anche costituzionali, riferite alla tutela dello straniero, cura degli emarginati e rispetto dei disabili, che responsabilizza l’uomo per la cura dell’ambiente e il bene anche degli animali.
Quali sono oggi le sfide che si respirano nel Paese e per le quali si cerca risposta nel medesimo testo costituzionale?
Quanto è maturato e radicato come identità italiana, quanto invece è ancora inafferrato o mal proposto. Anzitutto il principio di legalità e il perimetro di quella sovranità che il popolo è chiamato ad esercitare nei limiti della Costituzione. È la costante coerenza e rappresentazione del concetto che le leggi scritte dagli uomini servono per fornire supporto e conforto alle esigenze del singolo e della collettività, mai per la prevaricazione o la sopraffazione. Con riferimento alle libertà fondamentali significa l’uso e non l’abuso della norma costituzionale, avendo ben chiara la genesi di queste disposizioni. Sono la risposta al totalitarismo e al fascismo che ha soffocato l’Italia. Non devono oggi generare presidi diffusi per diffondere odio e discriminazione, distorsione della verità e falsi nemici.
Per le declinazioni proposte rispetto all’articolo 3 sono evidentemente molteplici le sfide che attendono la società italiana e la stessa Corte. Alla luce di quanto accaduto appena pochi giorni fa sulle coste calabresi mi sento di mettere in evidenza l’imperativo della vita, l’accoglienza e l’integrazione sociale e lavorativa di vivere in Italia, per disperazione o per scelta.
La Costituzione non è astratta e distante, è materia viva e quotidiana, vicina a ciascun cittadino ed ente. E dovere di ciascuno è attivarsi per dare un concreto senso a quanto prevede l’articolo 3. È con questo approccio al testo supremo – tratto dalla massima biblica del Deuteronomio, cap 30 passi 11-14 (“Questo precetto che oggi ti comando… non è in cielo…né al di là del mare…ma questa parola è vicina a te, sulla tua bocca e il tuo cuore per porla in pratica”) – che l’Ucei si è attivata nel progetto che oggi avviamo.
Le comunità ebraiche italiane seguono con attenzione il dibattito in Israele sulle riforme della giustizia – che tocca l’anima del concetto di leggi base/Costituzione guardando ai Paesi europei come fonti di ispirazione per cercare risposte e ancoraggi. Naturalmente non entro nel merito di alcuna posizione. È occasione – per noi che ci relazioniamo con le due realtà – per fare comprendere quanto la nostra Costituzione italiana è letta e ragionata anche in altri Paesi e quanto rappresenta un modello cui ispirarsi, anche in fasi di riforme e cambiamenti così significativi.
Grazie per aver accolto il nostro invito e averci ospitato in questo luogo di esercizio della giustizia.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

L’intervento del Consigliere UCEI Saul Meghnagi:

Il progetto dell’Ucei sull’Art.3 della Costituzione è l’esito di un lungo processo di analisi, studio, sperimentazione didattica.
“Prevenire il pregiudizio, educare alla convivenza” (Giuntina, Firenze, 2020) è il titolo del volume nel quale si dà conto della prima fase di lavoro utile a chiarire la dinamica tra valori proposti dalle religioni, in particolare monoteiste, valori propri della tradizione democratica proposti dalla Costituzione italiana. La questione dei valori è stata alla base di un percorso di formazione degli insegnanti e di azione educativa, con bambini delle scuole pubbliche, dell’infanzia e superiori (in Toscana e in Sicilia).
Tali iniziative hanno dato luogo a due approfondimenti: il primo si è concentrato sui caratteri del pregiudizio antiebraico, con l’analisi del tema, da parte di diversi studiosi, confluita in un libro dal titolo “L’ebreo inventato” (Giuntina, Firenze, 2021); il secondo ha riguardato la produzione di un insieme di materiali didattici, sulla “Natura e genesi del pregiudizio”, recentemente pubblicati nel sito “Storia e memoria” che l’Ucei cura con il Ministero dell’Istruzione.
In sede educativa, i quesiti, posti da docenti e studenti sono stati chiari e difficili: come deve operare il sistema educativo se la formazione ai valori avviene in una famiglia che accede per la prima volta alla cultura del nostro Paese? Quale connessione costruire tra conoscenze, usi, tradizioni differenti? Come garantire il pluralismo delle diverse identità e il futuro della convivenza civile?
Le domande andavano al di là della specificità ebraica e dell’istruzione. Si osservava come la realtà sociale si fosse progressivamente complicata: i fattori concomitanti erano diversi, ma emergeva con forza l’impatto del mutamento della composizione sociodemografica della popolazione italiana: non si trattava più di ragionare in termini di nuova o vecchia immigrazione. Si doveva affrontare in termini inediti la forma di una democrazia che dovrà salvaguardare forme di convivenza civile faticosamente conquistate nel rispetto di diversità dei costumi, delle fedi, delle sensibilità, delle molteplici forme di accesso al sapere e alla cultura.
In tale ottica, una recente, importante, ricerca su “I valori dell’Europa” (Treccani, Roma, 2021) pone al centro dell’analisi la stessa problematica, collocandola a livello europeo ed evidenziando che la modifica della popolazione europea è caratterizzata da una progressiva riduzione di quella indigena, sempre più anziana, e un incremento della popolazione di immigrata, più giovane e dinamica.
La costruzione di norme comuni di convivenza, in Italia e in Europa, non è certo un tema inedito ma sembra dover assumere forme nuove nella sua declinazione concreta: l’uguaglianza davanti alla legge – senza distinzione alcuna – è uno dei tratti distintivi della tutela della democrazia. La presenza di una prima, seconda o terza generazione di immigrati rendono questo tema uno dei fulcri dell’azione politica, sociale, educativa non solo dei nuovi arrivati ma di tutta la popolazione. Richiede un esame attento a vari aspetti della formazione sociale e morale delle generazioni future.
Il progetto sull’art 3 della Costituzione vuole essere un contributo a tale impegno.
Gli ebrei sono una piccolissima minoranza che partecipa di questa trasformazione sociale. Possono – grazia a un’esperienza storica che li ha visti emarginati prima e partecipi poi alla costruzione del Paese – contribuire all’esame di uno dei problemi delicati che abbiamo davanti?
Il progetto sull’Art.3 della Costituzione nasce da questo interrogativo e dalla volontà di partecipare a una riflessione che va oltre l’eccezionalità per assumere il carattere ordinario della relazione tra soggetti e comunità diverse. La sua articolazione prevede degli approfondimenti su sei temi:
Diritto e giustizia. Qual è l’idea di giustizia che la Costituzione persegue?
Ambiente e giustizia climatica. Quali effetti determinerà il cambiamento climatico in corso sui popoli del mondo, sulla mobilità delle persone sulle condizioni di vita?
Lavoro e genere. Perché una delle società più ricche del mondo convive ancora con una forte sacca di povertà? Come eliminare il divario tra uomini e donne nell’accesso al lavoro?
Cittadinanza e diritti. Come affrontare le questioni politiche, etiche e giuridiche che pongono le migrazioni di milioni di persone?
Istruzione ed educazione civile. L’uguaglianza degli accessi all’istruzione garantisce di per sé l’uguaglianza degli esiti?
Società e responsabilità. Quale compito devono assumere con forza le istituzioni per promuovere e costruire una società più giusta?
Un Laboratorio didattico accompagnerà il confronto su tali temi. Sei Dossier, con testi scritti, filmati e riferimenti bibliografici saranno predisposti per lo sviluppo successivo.
Si tratta – come accennato – di un lavoro in itinere che ha visto nel corso del tempo esperti di discipline diverse impegnati nel sostenerlo e condividerlo. Così abbiamo cominciato e ci auguriamo di poter proseguire.
L’Ucei darà il proprio contributo, partendo dalla ridefinizione – per la verità continua, nella lunga storia degli ebrei – di sé nei mutati contesti di vita, di lavoro, di relazione di costruzione della società e della cultura nazionale.
L’obiettivo di una società giusta e sostenibile non appare garantito da un approccio fondato sulle sole variabili economiche, oggi prevalenti nell’analisi politica: esige un’elaborazione che fornisca, nella inevitabile diversità delle posizioni, un riferimento etico per la tutela dei diritti tra diversi.

Saul Meghnagi, Consigliere UCEI

Clicca qui per un video dell’incontro, sul canale della Corte costituzionale