Mondo ebraico e cattolico, insiemeper correggere i pregiudizi
Sedici schede per chiarire alcuni punti essenziali dell’ebraismo, della sua storia, della vita ebraica. Sedici schede indirizzate a promuovere una corretta rappresentazione del mondo ebraico nei libri di testo e per combattere e cancellare pregiudizi e stereotipi. “Sedici schede per conoscersi meglio” è il progetto promosso congiuntamente dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rivolto in particolare al mondo della scuola e presentato al Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. “Una rivoluzione silenziosa”, la definizione della presidente UCEI Noemi Di Segni dell’iniziativa, rivolta in particolare ai libri di testo utilizzati nelle scuole italiane durante l’insegnamento della religione cattolica. “Il percorso fatto per la definizione di queste schede è l’esempio di come si attua un principio di responsabilità. Ed è doveroso il nostro grazie per quanto maturato nel mondo cattolico e nello specifico nella Conferenza episcopale: una decisione politica di fare questo percorso non scontata”, ha evidenziato Di Segni. “Un piccolo passo, ma gigante, frutto della consapevolezza di quanto è accaduto in secoli di persecuzione di cui la Chiesa è responsabile”. Un passo fatto nella fondamentale direzione di educare i giovani a una corretta conoscenza di chi e cosa siano gli ebrei, l’ebraismo, la loro storia e tradizione. Un punto richiamato nei diversi interventi dei massimi rappresentanti del mondo ebraico e della Cei raccontando il percorso di un progetto avviato quattro anni fa e messo a punto da un gruppo di autorevoli esperti. “Queste schede aiutano i nostri giovani e gli insegnanti ad aprirsi alla realtà e al dialogo con gli altri”, il commento del segretario della Cei Giuseppe Baturi. E sono un punto di partenza per contrastare i fenomeni di antisemitismo, in aumento anche tra le nuove generazioni. “La fiducia in tutti noi è che la conoscenza della realtà dell’ebraismo, l’incontro con gli uomini e le donne che sono portatrici e portatori di queste tradizioni, sia capace di influire sui comportamenti”, l’auspicio di Baturi.
Le schede sono state simbolicamente consegnate ad alcuni tra i più importanti editori italiani di libri di testo per le scuole. In queste ore sono al centro di tre laboratori coordinati dall’assessore UCEI all’Educazione Livia Ottolenghi e da don Giuliano Savina, direttore dell’ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei. “Questo è l’inizio di un percorso – ha detto Ottolenghi – di cui dovremo poi monitorare gli effetti e le ricadute nei prossimi anni”. A partecipare ai laboratori che si tengono al Meis – dove a fare gli onori di casa sono stati il presidente Dario Disegni e il direttore rav Amedeo Spagnoletto – insegnanti di diversi istituti italiani, che hanno avuto modo di soffermarsi con gli esperti su alcune delle schede e dare i primi feedback.
“Abbiamo cercato di offrire un prodotto affinché i testi scolastici non siano più fonte di errori, storture o pregiudizi” ha spiegato rav Ariel Di Porto, che con Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Cei per la scuola e responsabile del Servizio nazionale dell’Irc, ha presentato le schede. Queste ultime sono divise in tre aree. La prima è dedicata a “I concetti fondamentali”: dal significato di Torah scritta e orale al tema della giustizia e della misericordia, con il contrasto al marcionismo e alla falsa rappresentazione di un Dio ebraico vendicativo. La seconda area è incentrata su “La vita della Comunità ebraica”, con la spiegazione del calendario ebraico, del ciclo della vita, di chi siano i rabbini fino al ruolo della donna. Terza area, “La storia dell’ebraismo”, in cui si parla sia del popolo di Israele e della Terra d’Israele, sia delle radici di “Gesù/Yeshua ebreo” e “Paolo/Shaul ebreo” fino a raccontare il percorso del Dialogo ebraico-cristiano.
A esprimere la propria soddisfazione per il progetto tra gli altri rav Alfonso Arbib, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, e il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, entrambi intervenuti a distanza. “Si tratta di un’opera importante per combattere l’antisemitismo, in particolare i pregiudizi nascosti. Non è un compito semplice”, la riflessione di rav Arbib. “Il lavoro messo in campo è stato, anche per coloro che lo hanno fatto, un processo educativo – l’analisi di rav Di Segni – che poi si riverserà sugli educatori e sui libri di testo. A questo serve il dialogo: rendersi conto che i problemi esistono e cercare di risolverli con buona volontà”. Ad auspicare il proseguo del dialogo con tutta la società il nuovo coordinatore nazionale contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro, che ha in particolare salutato il suo predecessore Milena Santerini per il lavoro svolto. Sull’importanza della scelta delle parole, sia nei testi sia nella quotidianità, si è soffermato il presidente del Meis Disegni. “Quante volte abbiamo sentito usare indistintamente la parola ‘ebreo’ e quella di ‘giudeo’? E quanti sanno realmente la differenza tra “antisemitismo” e “antigiudaismo”? L’odio purtroppo passa anche dalle scelte linguistiche e – ancora una volta – l’unica strada percorribile è quella dell’educazione, di cui queste schede si fanno portatrici”. Un messaggio analogo a quello espresso dal presidente della Comunità ebraica di Ferrara, Fortunato Arbib, intervenuto assieme al rabbino capo rav Luciano Caro. “La speranza – il commento di Arbib – è che i nostri nipoti possano raccogliere il testimone che oggi porgiamo loro perché possano conoscere senza distorsioni storiche e religiose la tradizione ebraica”.