Putin in visita a Mariupol
in attesa di Xi Jiping

Il leader della Cina, Xi Jinping, arriverà a Mosca oggi per un vertice con il presidente Vladimir Putin che mostrerà “fino a che punto Xi è disposto a spingersi per agire come potenziale mediatore di pace nella guerra in Ucraina”, scrive il New York Times. Il governo cinese, evidenzia il quotidiano americano, “ha presentato la visita di Stato di tre giorni di Xi in Russia come un ‘viaggio per la pace’, cercando di rafforzare la sua immagine di statista globale dopo che Pechino ha ospitato questo mese i colloqui che hanno portato a un accordo significativo tra Arabia Saudita e Iran”.
Non ci si aspetta però molto da questa visita in termini di pressione su Putin, convengono le analisi oggi. Intanto il presidente russo ha deciso di recarsi nella città ucraina di Mariupol. “Putin – scrive La Stampa – ha reagito all’incriminazione da parte del Tribunale internazionale dell’Aja presentandosi in persona nella città ucraina di cui ha ordinato la conquista e la distruzione”. Una provocazione, sottolinea il quotidiano torinese. Un modo per ribadire il proprio potere, aggiunge il Corriere. “L’accusa rivolta a Putin dalla Corte dell’Aia è un marchio di infamia che lo rende poco spendibile per qualunque negoziato futuro”, spiega il quotidiano. E le visite prima in Crimea e poi a Mariupol servono a ribadire “ la propria inscindibilità dal destino della Russia. Non avrete altro Zar all’infuori di me”. E per tracciare “una linea, dicendo che le conquiste russe non sono oggetto di negoziati. Indietro non si torna. Un modo per rendere inutile l’avvio di qualunque trattativa”.

Raisi verso Riad. Il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha accettato l’invito a visitare l’ Arabia Saudita, dopo la recente normalizzazione dei rapporti con l’ex nemico mediata dalla Cina. Lo segnala La Stampa, che riporta un’analisi dell’Ispi su questa possibile visita. Per il centro studi rappresenta “le nuove relazioni internazionali del Golfo. E racconta l’odierna politica estera del regno saudita, con il filo rosso della diplomazia che è passato per Ucraina, Yemen e Siria”. A proposito di Iran, sempre su La Stampa, la giurista Mehrnoosh Aryanpour invita l’Europa intervenire maggiormente in difesa dei diritti umani. Per la docente l’Ue “pecca di miopia sia in termini di condizioni che di obiettivi. Noi iraniani cerchiamo la normalizzazione, vogliamo essere uno Stato come tutti gli altri e smettere di essere un paria tra le nazioni. L’Iran è un Paese strategico. L’Occidente sbaglia a concentrarsi sul nucleare trascurando i diritti umani”.

Risorse idriche. La prolungata siccità sta mettendo in grave difficoltà diverse regione italiane dal punto di vista delle risorse idriche. Il governo ha creato una cabina di regia per “definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie”. Il Quotidiano nazionale evidenzia che, oltre alla siccità, le risorse idriche sono “provate da scarsità di investimenti e da una gestione frammentaria e inadeguata che fa sì che dei 9.2 miliardi di metri cubi di acqua immessa nelle reti idriche se ne perda – dati Istat 2020 – ben il 42% (ed era il 41.5% nel 2015)”. Per questo lo sguardo è rivolto a chi su questo punto è un modello globale: Israele. “Investire in depuratori e dissalatori – dice il ministro della Protezione Civile Musumeci al Messaggero – è uno dei nostri obiettivi. Guardiamo al modello israeliano per ridurre gli sprechi, ad esempio non usando più acqua potabile per irrigare i campi e realizzando nuove opere: abbiamo a disposizione 8 miliardi tra fondi europei e nazionali, quindi i soldi ci sono”.

Il destino di Trump. L’ex presidente Usa Donald Trump ha sostenuto che domani verrà arrestato nell’ambito di un’indagine della procura di New York su un suo presunto pagamento illegale nei confronti dell’attrice di film per adulti Stormy Daniels. Il Corriere spiega che l’incriminazione nel caso appare probabile, ma difficilmente verrà annunciata nelle prossime 24 ore. E ancor più difficile sarà un arresto. Trump ha comunque esortato i suoi sostenitori a protestare e a “riprendersi il paese”. Una retorica, prosegue il Corriere, che preoccupa gli investigatori, che temono violenze da parte dei sostenitori di Trump. Secondo Ezio Mauro (Repubblica) l’appello dell’ex presidente rappresenta un “allarme democratico, perché i fondamenti stessi del patto americano tra i cittadini e il sistema vengono messi in discussione”.

Iraq, 20 anni dall’invasione. “Non c’è paragone. Gli iracheni hanno applaudito e festeggiato quando abbiamo rovesciato il regime brutale, omicida e cleptocratico di Saddam Hussein. Ero lì e l’ho visto. Ero parte dell’invasione, come generale al comando della 101ma Divisione aviotrasportata, e siamo stati accolti molto calorosamente dal popolo. Questo non è stato il caso della brutale e ingiustificata invasione dell’Ucraina. In effetti, nessuno ha fatto di più per la causa del nazionalismo ucraino di Vladimir Putin. La grande ironia è che proponendosi di rendere la Russia di nuovo grande, ha effettivamente reso di nuovo grande la Nato”. Così l’ex direttore della Cia David Petraeus, intervistato da Repubblica sui 20 anni dall’invasione dell’Iraq. Nell’intervista Petraeus parla di alcuni errori commessi nella missione. E sulla situazione di oggi afferma che il Premier attuale “ha scelto di mantenere le forze americane in Iraq e ha descritto gli Usa come partner strategico. Deve avere una relazione con l’Iran, ma non vuole che Teheran raggiunga l’obiettivo di “libanizzare” l’Iraq, cioè stabilire una forza molto potente nelle strade tipo Hezbollah, e ottenere un veto per bloccare il Parlamento”. Diverso il tenore dell’articolo su La Stampa di Domenico Quirico che scrive: “L’invasione americana e inglese del 20 marzo 2003 si basava su prove false e ora sappiamo che menzogna e propaganda sono anche democratiche”.

Derby e antisemitismo. Ancora una volta dalla curva dei tifosi della Lazio, in occasione del derby con la Roma di ieri sera, sono stati intonati cori antisemiti. A segnalarlo, Stampa, Repubblica, Corriere dello Sport. I cori, scrivono i quotidiani, dovrebbero essere stati ravvisati dagli ispettori federali.

Daniel Reichel