Antisemitismo in curva,
il derby della vergogna
Cori antisemiti, una maglia inneggiante a Hitler. Si riaccende l’attenzione sul comportamento di una parte della tifoseria laziale, nell’ennesimo episodio di una lunga serie. Questa volta con una specificità ulteriore. Riporta infatti il Corriere della sera che “i cori antisemiti sono quasi un rituale, la maglia è invece un inedito”. Oggi è atteso il pronunciamento del giudice sportivo sui fatti dell’Olimpico. “Nessuna indagine, non ce n’è bisogno visto che gli ispettori federali hanno visto e annotato tutto”, riferisce la Gazzetta dello Sport. Repubblica pone due domande alle istituzioni: “C’è qualcuno al Viminale? Chi spegne la musica al rave antisemita delle curve?”. Tra la reazioni segnalate dai giornali quella del ministro dello Sport Andrea Abodi, che ha sollecitato “un impegno più sistematico” nel contrasto all’odio da curva. “Possibile che tutti continuino a far finta di nulla?”, l’interrogativo della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello in un tweet.
In una intervista con La Stampa il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia afferma: “Preziosa sarebbe la disponibilità delle società calcistiche a favorire incontri e dialoghi tra gli ultras e il mondo ebraico: mi rendo conto che questo possa apparire un po’ rischioso, ma la conoscenza e il dialogo sono alla base del rispetto dell’altro”. Alcuni quotidiani informano anche rispetto all’opinione del neo coordinatore nazionale contro l’antisemitismo, l’ex prefetto Giuseppe Pecoraro: “In caso di mancata identificazione dei responsabili è necessario un intervento sulle società per le quali fanno il tifo”.
Le proteste contro le riforme del governo Netanyahu sono giunte all’undicesima settimana. “Dal mio punto di vista è iniziato tutto tre anni fa, durante il Covid, quando il governo cercò di approfittare della pandemia per prendere il controllo degli altri poteri dello Stato” afferma la scienziata Shikma Bressler, tra le figure apicali della mobilitazione, in una intervista con Repubblica. “Dobbiamo dire chiaramente che avere la maggioranza in Parlamento non significa aver il diritto di cambiare le regole del sistema”, il suo pensiero sull’azione dell’esecutivo. Aggiunge poi la scienziata: “Sappiamo tutti dove portano questo tipo di politiche, abbiamo visto che cosa è accaduto in paesi come la Polonia, l’Ungheria e la Turchia: dobbiamo impedire che accada anche qui”. Secondo Bressler “i sondaggi dimostrano chiaramente che la maggioranza del popolo israeliano non è a favore di questa rivoluzione”.
Una telefonata di Biden avrebbe intanto convinto Netanyahu “ad ammorbidire le linee sulla commissione che dovrebbe nominare i supremi giudici” (Corriere).
Lo storico Michele Battini, su Domani, parla di democrazia israeliana “sull’orlo dell’abisso”. Sostenendo in proposito: “L’autonomia della Banca di Stato, della educazione pubblica e dell’esercito è in bilico. Questo ultimo punto appare il più gravido di conseguenze tragiche”.
Il Corriere Fiorentino dedica un articolo al portale “Intellettuali in fuga dall’Italia fascista”, iniziativa della professoressa Patrizia Guarnieri che raccoglie le biografie di centinaia di figure di spicco della cultura e dell’accademia che lasciarono il paese “per ragioni politiche e razziali”.
Al direttore della Stampa Massimo Giannini il premio “La moda veste la pace” per le campagne sui crimini di Teheran. In particolare per l’appello per salvare la vita a Fahimeh Karimi, “allenatrice di pallavolo e madre di tre bambini, detenuta e condannata a morte dal regime per aver dato un calcio a un paramilitare”.
Adam Smulevich
(20 marzo 2023)