Storia di un Museo e della sua sfida

Nasceva 24 anni il Museo ebraico di Bologna. Una storia di successo, nel segno di una proficua collaborazione tra istituzioni ebraiche e pubbliche. A svolgerla sin dalle premesse nel volume “Il Museo Ebraico di Bologna 1999-2019” (ed. Il Mulino) è Franco Bonilauri, che ne è stato il direttore fino al 2014.
Un testo atteso. E che elabora con molti spunti il significato di quel “felice esperimento, all’epoca unico nel suo genere”.
Il libro è stato presentato nelle scorse ore, nel corso di un evento che ha registrato numerosi interventi. Ad intervenire tra gli altri il presidente della Fondazione del Museo Guido Ottolenghi, il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz, l’ex rabbino capo rav Alberto Sermoneta, l’attuale direttrice Vincenza Maugeri, la vicepresidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Annie Sacerdoti, l’ex presidente dell’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali Giuseppe Gherpelli, l’assessore regionale Mauro Felicori, il giornalista Fabio Isman.
Un’occasione per ripercorrere una vicenda emblematica e straordinaria nei risultati raggiunti grazie a un impegno costante nel tempo.

Ormai si era prossimi all’apertura del Museo Ebraico di Bologna, e come sempre succede, diverse erano ancora le cose in sospeso, comprese anche quelle di carattere finanziario che man mano si superavano con la grande partecipazione di tutti gli organismi interessati e l’entusiasmo delle varie professionalità coinvolte. Anche il sindaco Walter Vitali e il suo capo di gabinetto Mauro Felicori si stavano adoperando con grande partecipazione per far sì che l’apertura diventasse un evento non solo cittadino, ma di livello nazionale, consapevoli che il Museo Ebraico di Bologna sarebbe stata la prima istituzione in Italia direttamente gestita dalle istituzioni pubbliche locali insieme alla Comunità ebraica di Bologna. All’inaugurazione furono invitati il presidente della Camera dei deputati, on. Luciano Violante, e il presidente del Parlamento europeo, José María Gil-Robles, che delegò a rappresentarlo il vicepresidente on. Renzo Imbeni, già sindaco di Bologna e che nel 1991 era stato tra i promotori e sostenitori del progetto del museo.
Il 6 maggio 1999, in via Valdonica, 1/5, veniva indetta la conferenza stampa di presentazione, con visita guidata al museo, alla presenza del sindaco e di tutti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte, oltre ai delegati delle Fondazioni bancarie, degli istituti di credito e degli organismi privati che avevano contribuito lodevolmente al progetto elargendo lauti contributi finanziari. L’inaugurazione ufficiale per domenica 9 maggio alle ore 11 fu annunciata in conferenza stampa, mentre l’apertura al pubblico sarebbe avvenuta dalle ore 14 alle 18.
Il museo ebbe l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e i patrocini del Senato, della Camera dei deputati, del Ministero per i Beni e le attività culturali e dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, nonché i contributi di Fondazione Cassa di risparmio di Bologna, Compagnia di San Paolo di Torino, Banca popolare dell’Emilia-Romagna di Modena, e dal Rotary Club, Gruppo Felsineo di Bologna. Entrava pienamente nel programma delle iniziative legate a Bologna 2000, capitale della cultura europea, oltre a far parte di Bologna dei Musei del Comune. Per l’occasione, in collaborazione con la Biblioteca Universitaria di Bologna e il Ministero per i Beni e le attività culturali, nelle sale del museo venne esposto per la prima volta al pubblico il Canone di Avicenna.
La cerimonia di apertura iniziava con il benvenuto della presidente della Comunità ebraica di Bologna, Bianca Colbi Finzi, e con il posizionamento della mezuzah sulla porta di ingresso alla sezione permanente del museo, da parte del rabbino capo Alberto Sermoneta. Seguivano gli interventi del sindaco Walter Vitali, del presidente del Jewish Culture Program, Eugenio Heiman, del presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, e del presidente della Camera dei deputati on. Luciano Violante. All’inaugurazione erano presenti il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, il presidente della Provincia, Vittorio Prodi, il presidente dell’Istituto per i Beni culturali, Ezio Raimondi, il presidente dell’Associazione amici del Museo Ebraico di Bologna, Emilio Ottolenghi e il ministro plenipotenziario dell’ambasciata di Israele a Roma, Itzhak Shoham.
L’apertura del Museo Ebraico aveva creato particolare interesse e curiosità da parte dei cittadini bolognesi, che parteciparono attivamente alle visite guidate organizzate settimanalmente sia ai percorsi storici interni che a quelli cittadini. Inoltre si registrava una significativa presenza di visitatori provenienti dalle città e regioni vicine oltre che forestieri di passaggio a Bologna.
Ma ancora al museo mancava il definitivo assetto istituzionale al quale si dava corso il 10 giugno 1999 con l’attivazione, presso il notaio Federico Stame, della Fondazione Museo Ebraico di Bologna, costituita tra il Comune, la Comunità ebraica di Bologna e l’Associazione amici del Museo. Ente, come recita lo statuto: senza fini di lucro ed avente per scopo la gestione, la valorizzazione e la promozione del Museo Ebraico di Bologna e più in generale la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale ebraico in Emilia-Romagna quale parte integrante dell’identità culturale nazionale europea e internazionale in genere, promuovendo studi, ricerche, censimenti, catalogazioni, interventi di conservazione, mostre, convegni, seminari, conferenze e lezioni.

Franco Bonilauri