Israele, proteste e promesse

Ieri sera il Primo ministro Benjamin Netanyahu è intervenuto con un breve discorso al paese, in cui ha affermato di voler intervenire per “rendere equilibrata” la revisione del sistema giudiziario. Ma anche per ribadire che uno dei suoi punti più contestati verrà approvato: “la legge sulla selezione dei giudici passerà”. Il Giornale titola parlando di “mano tesa di Netanyahu” e cita un suo auspicio, “niente fratture”. Gli altri quotidiani sottolineano un altro elemento chiave della giornata di ieri, segnata ancora una volta da proteste di massa contro la riforma, arresti e polemiche: “Passa la legge salva-Netanyahu”, titola La Stampa, “Israele approva la legge ad hoc per Netanyahu”, scrive il Sole 24 Ore. “La Knesset – spiega Repubblica – ha approvato la legge per impedire che un primo ministro in carica possa essere dichiarato inadatto a svolgere le sue funzioni e quindi rimosso attraverso una decisione della Corte Suprema. Una legge mirata a salvaguardare la posizione del premier Benjamin Netanyahu, che si trova sotto processo per corruzione e abuso d’ufficio”.

Il futuro d’Israele secondo Grossman. “Se i promotori di questa cosiddetta riforma giudiziaria riusciranno a portare a termine il loro processo legislativo, di fatto revocheranno lo Stato di diritto in Israele”, è l’allarmato commento di David Grossman, pubblicato oggi da Repubblica. Secondo lo scrittore israeliano dietro a questa crisi – di cui Grossman considera Netanyahu il primo responsabile (il titolo dell’editoriale è “Per salvare se stesso Netanyahu porta Israele sull’orlo della dittatura”) – rivela “la caduta in frantumi di un’illusione che tutti i leader israeliani si sono sempre impegnati ad alimentare: la nostra miracolosa unità nazionale”. Lo scrittore pone poi una serie di interrogativi che rappresentano, secondo lui, il cuore della questione: “Come può esserci una vera unità tra fazioni che si considerano reciprocamente una minaccia esistenziale? Come può esserci unità se non abbiamo fatto un vero lavoro nazionale e civico per affrontare la furia, l’ostilità e l’offesa, così radicati ormai che comincia a sembrarci degna di considerazione l’idea di dividere il Paese nell’Israele e nella Giudea dei tempi biblici? Come può esserci unità tra le centinaia di migliaia di coloni che si sono impossessati di porzioni considerevoli delle terre occupate in Cisgiordania, che considerano terre ancestrali donate loro dalla stessa Bibbia, e, al contrario, quegli israeliani che percepiscono i coloni come il principale ostacolo a un accordo di pace tra Israele e i palestinesi? E che dire degli oltre un milione di ebrei ultraortodossi che si rifiutano di mandare i loro figli al servizio militare, perché, secondo la loro fede, ciò che garantisce la continuità dell’esistenza del popolo ebraico sono la preghiera e lo studio della Torah? Come può esistere unità tra loro e gli israeliani i cui figli e figlie sono obbligati per legge a prestare fino a tre annidi servizio militare?”.

Dentro al Likud. Il ministro della difesa (Likud) Yoav Galant sembrava intenzionato a chiedere pubblicamente di fermare la legislazione sulla riforma giudiziaria. A spingerlo in questa direzione, scrivevano i media locali, le preoccupazioni dei vertici delle diverse forze di sicurezza e di intelligence d’Israele. Per questa possibile richiesta, scrive il Sole 24 Ore, “il ministro ultraconservatore della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir lo ha accusato di aver ‘abbandonato il campo della destra’”. L’intervento del Premier Netanyahu, evidenzia La Stampa, ha fermato Galant. Un editoriale del Foglio sostiene come sia necessario un compromesso sulla riforma e come per arrivarci ci sia bisogno di interventi dall’interno del Likud: “di collaboratori di Bibi che rompano i ranghi, – sostiene il quotidiano – che capiscano che è il momento di aiutare la divisa e inferocita Israele a sanare la sua frattura”.

L’eccidio delle Fosse Ardeatine. Cade oggi l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine – 24 marzo 1944 – in cui 335 persone furono assassinate dai nazisti. Come in passato, la commemorazione si svolgerà alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un documentario dedicato all’eccidio, intitolato “Il corpo e il nome – Gli ignoti delle Fosse Ardeatine”, è stato presentato al Senato. “Racconta la storia di tre donne, una documentarista, un’archivista e una biologa forense che sono riuscite a restituire a due famiglie l’identificazione certa dei loro cari sepolti nel mausoleo delle Fosse Ardeatine, offrendo loro finalmente un luogo dove poter celebrare il proprio lutto”, riporta Libero. Le due vittime al centro del documentario – nato da un’idea della ricercatrice Michela Micocci, per la regia di Daniele Cini -, spiega Avvenire, sono gli ebrei Heinz Erich Tuchmann e Marian Reicher. Tedesco il primo, polacco il secondo.

Torino in marcia per Artom. Ieri mattina si è svolta la tradizionale marcia in memoria di Emanuele Artom, partigiano ebreo ucciso i17 aprile 1944, a 28 anni, dai nazifascisti. Un’iniziativa organizzata dalla Comunità ebraica di Torino e Sant’Egidio cui hanno partecipato 200 studenti. “Tutti insieme – racconta oggi La Stampa – sono partiti dal binario 17 della stazione di Porta Nuova, dove sorge una lapide in memoria dei deportati, e da qui hanno raggiunto piazzetta Primo Levi, di fronte alla Sinagoga”.

Ramadan a scuola. Sui quotidiani si parla della decisione del preside dell’Istituto tecnico turistico Marco Polo di Firenze di concedere un’aula agli studenti musulmani per pregare durante il Ramadan. “Ho ragionato su una possibile soluzione insieme ai miei vicepresidi. Abbiamo convenuto che non fosse giusto che per pregare queste ragazze dovessero uscire dalla classe: non si può affermare il principio della religione che viene prima dell’istruzione. Allora ci è venuto in mente che, sfruttando i 10 minuti della ricreazione e dunque della pausa didattica, in un’aula apposita, chi sia di fede musulmana possa liberamente pregare nel mese del Ramadan. – spiega a Repubblica Firenze il preside Ludovico Arte – Non viene meno la laicità, non abbiamo aperto una moschea a scuola. E io non sono certo per la scuola confessionale. La nostra scelta vuole dare un segnale di rispetto della pluralità nel campo religioso. Ci sono già forme di attenzione in questo senso, si pensi agli studenti di religione ebraica che non vengono interrogati il sabato alla Maturità. Non mi pare scandaloso”.

Daniel Reichel