“Europa ebraica, facciamo rete Le mie origini libiche, un simbolo”
“Dall’aiuto ai rifugiati all’impegno per l’educazione, dall’assistenza agli anziani alla valorizzazione dei giovani, i progetti non mancano. Vogliamo rafforzare la collaborazione tra le realtà ebraiche europee e costruire una rete sempre più sviluppata”. Eletta all’unanimità alla guida dello European Council of Jewish Communities (Ecjc), Claudia Fellus ha chiari gli obiettivi per la sua presidenza. Lo racconta a Pagine Ebraiche da Berlino dove è impegnata in diversi incontri e riunioni per preparare il lavoro per il suo mandato, che inizierà ufficialmente a partire da maggio. “L’Ecjc è una istituzione europea che sotto al proprio cappello riunisce oltre cento realtà ebraiche del continente. Si occupa di sviluppare progetti per garantire la vita ebraica in Europa e ha rapporti molto stretti con l’American Jewish Joint Distribution Committee (Jdc) e con l’Unione europea”, spiega Fellus. Proprio i rapporti con Bruxelles e Strasburgo saranno una delle chiavi del suo mandato. “Sarà importante coinvolgerla nelle nostre iniziative in modo da ottenere sostegno nel lavoro che porteremo avanti”. Fondamentale sarà poi, aggiunge Fellus, proseguire la stretta collaborazione con la Jdc, ente chiave per il futuro dello European Council of Jewish Communities.
Il primo passo però sarà “la ricostruzione organizzativa dell’Ecjc perché in questo momento molto cade sulle spalle del Ceo, Mariano Schlimovich. Il mio obiettivo è quello di costruire un gruppo di lavoro ampio e di avere uno stretto legame con le associazioni e organizzazioni ebraiche dei diversi paesi. Un po’ come fa l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la mia intenzione è di creare delle commissioni e degli assessorati per discutere e approfondire i singoli argomenti”. Per poi tradurre il tutto in iniziative concrete. Tra i temi in cima all’agenda, l’educazione, il welfare, il coinvolgimento dei giovani, l’assistenza ai rifugiati. “Questo ultimo punto è stato centrale nel lavoro dell’Ecjc. Come ha ricordato Ursula von der Leyen, il contributo ebraico per aiutare i rifugiati ucraini, in particolare nelle aree più sollecitate quindi Germania e Polonia, è stato fondamentale. E noi continueremo in questo impegno”. Anche perché, ricorda Fellus, il tema la tocca da vicino. “La nostra famiglia assieme a tante altre fu costretta a fuggire nel 1967 dalla Libia. Ricordo come scappammo con una valigia. E ricordo l’aiuto ricevuto in Italia dall’Unione delle comunità e dalla Comunità di Roma, ma anche l’essenziale sostegno della Jdc”. Quando ripensa a quei giorni, spiega Fellus, ricorda il padre e come riuscì, grazie agli aiuti, a rimettersi in piedi e a ricostruire per tutta la famiglia un futuro. Un passato che oggi le richiama la consapevolezza di quanto sia importante aiutare i rifugiati. “E penso sia un segno importante che alla guida di una delle più importanti istituzioni ebraiche d’Europa ci sia una ebrea libica”.
Dal punto di vista operativo, oltre al tema organizzativo, Fellus sottolinea di voler girare in tutto il continente per toccare con mano le diverse realtà e per costruire attraverso le relazioni una rete solida. “Voglio incontrare i diversi rappresentanti, parlare con loro e capire le singole priorità e problematiche. E così costruire eventi ad hoc sui singoli temi”. Anche i rapporti con Israele continueranno ad essere implementanti. “Ho avuto molti feedback positivi rispetto al ruolo dell’Ecjc. C’è grande consapevolezza sul potenziale che possiamo esprimere”.