I significati dello Shabbat

“Il motivo principale di questo libro è dare una spiegazione convincente sul senso dello Shabbat. Prima di tutto darla al nostro pubblico che per motivi di immersione in una realtà differente tende a non valutarlo come dovrebbe essere: al centro della vita religiosa e non solo, perché il sabato caratterizza in maniera assolutamente centrale l’esperienza ebraica. La Bibbia inizia con l’istituzione del Sabato. È questa centralità che lo lega al popolo ebraico, che osservandolo testimonia al mondo che c’è stata la creazione”. Così rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, presentando alla Comunità di Sant’Egidio il volume “Shabbàt Shalòm. Il rinnovamento dell’Umanità” (Gangemi Editore) a cura di Dario Coen, con dialoghi con rav Di Segni e David Meghnagi. “Per capire il significato dello Shabbat bisogna guardare alla storia – ha spiegato Meghnagi, tra i protagonisti della presentazione – La civiltà ebraica uscì sconfitta nel 70 a.e.v e il tempio andò distrutto, non c’era più niente. E lo Shabbat divenne un tempio portatile, come di Heine. Tu non eri mai solo e acquisì un’importanza crescente, caricata di significati sempre più grandi e che hanno arricchito la cultura ebraica nel corso dei secoli”. Ad intervenire al fianco di rav Di Segni e Meghnagi, il presidente della Conferenza episcopale italiana Maria Zuppi e il vescovo di Frosinone e Anagni Ambrogio Spreafico. “Questo libro fa bene a tutti perché sconfigge l’ignoranza. – ha esordito Zuppi – Ci aiuta a capire qualcosa di profondamente nostro: non potremmo capire il significato del riposo della domenica senza lo Shabbat”. Zuppi ha poi evidenziato il grande valore insito nel risetto di questo istituto: fermarsi. Per Spreafico lo Shabbat ci ricorda come “l’uomo non sia al centro del creato, ma lo sia proprio il Sabato, che viene benedetto e santificato. L’uomo invece, ci dice la Bibbia, è solo benedetto”.
A portare i propri saluti al termine dell’incontro, moderato dal giornalista Giovan Battista Brunori, il curatore dell’opera Dario Coen. “L’idea di questo libro nasce dalla volontà di parlare più di ebraismo che di ebrei. Parlare di valori”. Nella Torah, ha ricordato Coen, “si cita lo Shabbat scrivendo semplicemente ‘non alimentare il fuoco’. Credo sia la cosa più importante, soprattutto nella famiglia. L’obiettivo dello Shabbat è la shalom bait (pace/armonia in casa/famiglia): che non si alimenti mai il fuoco nella famiglia, così come nella comunità ebraica e nell’intera collettività”.