Washington-Gerusalemme,
rapporti sempre più tesi

La politica israeliana continua ad essere uno dei temi approfonditi sui quotidiani italiani. A fare notizia in particolare le tensioni tra l’amministrazione Biden e il governo Netanyahu.
“Usa-Israele, il grande freddo”, titola La Stampa riportando delle critiche del presidente Usa Joe Biden al governo del Premier Netanyahu in merito alla riforma della giustizia. Netanyahu, pur ribadendo il legame con gli Stati Uniti, ha replicato che Israele è uno stato sovrano e prende le sue decisioni. Nel suo esecutivo altri interventi duri, tra cui quello del ministro Ben Gvir, hanno evidenziato la crisi nei rapporti con Washington, spiega il Sole 24 Ore. Per il Giornale, la durezza dell’intervento di Biden può essere interpretata come una pressione per fare in modo che Netanyahu abbandoni l’ala più estremista del suo esecutivo. “Smotrich e Ben Gvir non piacciono a lui come a tanti altri, anche in Europa, – la tesi del Giornale – e le sue parole fanno pensare che Biden ascolti forse voci che esprimono la speranza che in Israele si veda presto una crisi di governo”.
Per la Stampa le preoccupazioni dell’amministrazione Biden sono legate a un rischio per la tenuta democratica d’Israele a causa del pianificato svuotamento dei poteri della Corte Suprema. “Lo scivolamento di Israele su posizioni di fragilità circa le istituzione democratiche inoltre è visto con scetticismo anche in relazione alla postura Usa nell’intero Grande Medio Oriente. La sostenibilità degli Accordi di Abramo, con l’ambizioso piano di rafforzare i legami fra Gerusalemme e Riad, rischia di subire una battuta d’arresto. Gli Emirati Arabia Uniti ad esempio hanno espresso disagio per le azioni muscolari sul fronte interno adottate da Israele”. L’analisi de La Stampa tocca anche il tema degli insediamenti: “gli Stati Uniti – si legge – temono che la linea radicale del governo sugli insediamenti (il Likud il mese scorso ha dato semaforo verde a l0mila unità abitative negli insediamenti) complichi ulteriormente il già tortuoso cammino verso la soluzione con i palestinesi dei due Stati”.
Per il Corriere le tensioni con gli Usa complicano “i preparativi per un possibile attacco contro i centri nucleari iraniani”. “Ma senza l’appoggio logistico dell’aviazione americana, senza la protezione diplomatica e militare garantita da Biden, un eventuale bombardamento è considerato impossibile dallo Stato Maggiore. Bibi lo sa. – scrive il Corriere usando il soprannome di Netanyahu – Deve riuscire a farlo capire anche ai sodali nella coalizione al governo tra chi accusa il presidente americano di interferenza inaccettabile o sproloquia sugli aiuti statunitensi proclamando che Israele possa farne a meno. E deve sperare di aver eseguito i calcoli giusti: ‘Aspetta il 2024 e il nuovo presidente’, dicono i suoi. ‘Biden è debole’”.

Democrazia israeliana e Diaspora. “Quanto è accaduto in questi giorni mi pare un’illustrazione dell’eccezionale livello di coscienza democratica della società israeliana”, afferma il politologo francese Frédéric Encel, intervistato da Avvenire. Il quotidiano della Cei chiede poi a Encel quale sia stata la reazione alle proteste in Francia e nell’Europa ebraica. “In Francia, per la prima volta il Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, ndr), anche nelle ultime ore, non ha difeso il governo israeliano. Non era mai capitato. Una parte considerevole della comunità in Francia ha percepito con forza il carattere inedito di quanto sta accadendo in Israele. In diverse occasioni, ho constatato di recente che i sostenitori del primo ministro Benjamin Netanyahu sono diventati minoritari”. Per la cantante Noa, intervistata da Repubblica: “Questa crisi è un’occasione per farsi delle domande: chi siamo? Uno Stato per gli israeliani tutti o solo per gli ebrei? Che ruolo deve avere la religione nelle nostre vite? Che rapporto vogliamo avere con le minoranze, che siano palestinesi, omosessuali o donne?”. Per Lucia Annunziata, le difficoltà di Netanyahu in Israele, ma anche di Macron in Francia e prima di Trump negli Usa sarebbero la dimostrazione che “non funziona il modello dell’uomo solo al comando”.

Arabi israeliani. La minoranza araba israeliana ha aderito in numeri ridotti alle grandi manifestazioni di protesta contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu. Repubblica si reca nella città di Lod – al centro di violenti scontri due anni fa tra arabi ed ebrei e dove si arrivò a bruciare una sinagoga – per capire gli umori di questo mondo. “Si guardi intorno: tante delle nostre case non hanno allaccio alle fogne né all’elettricità. Le strade per arrivarci non sono asfaltate e mancano giardini e spazi comuni. – afferma al quotidiano Ghassan Monayer, per anni assistente per i deputati eletti nelle liste arabe – Abbiamo altre cose di cui preoccuparci prima della Corte suprema: senza dimenticare che è lo stesso organo che qualche anno fa ha avallato la scelta di fare di Israele lo Stato dei soli ebrei, non di tutti i suoi cittadini”. Non tutti sono d’accordo con questa visione, prosegue Repubblica. Per lo scrittore Odeh Bisharat. “È vero che la Corte suprema ha preso decisioni a noi sfavorevoli, ma è anche vero che saremmo noi le prime vittime della mancanza di garanzie”.

Antisportività. La Fifa ha deciso di non far più disputare in Indonesia, tra maggio e giugno, il Mondiale Under 20. Alla base della decisione il tentativo di Giakarta e dell’Iraq di boicottare la presenza d’Israele alla competizione. “Da un punto di vista formale, l’Indonesia (paese con la maggioranza della popolazione di origine musulmana) non ha rapporti diplomatici con Israele e non è nuova a boicottaggi di natura politica. – spiega La Stampa – Il più celebre è quello del 1962, quando Giakarta avrebbe dovuto ospitare i Giochi Asiatici: anche in quella occasione impedì alla delegazione israeliana di partecipare. Allora i Giochi si disputarono, ma l’Indonesia fu esclusa dalle Olimpiadi di Tokyo 1964”. Per il Giornale “Israele si trova isolata come la Russia, il calcio, come altre discipline, non supera gli ostacoli, la favola che lo sport sospenda le guerre resta propaganda di repertorio. Fifa pensa di avere la coscienza a posto, come i suoi conti. Il resto è pura demagogia da esibire al popolo”.

La salute del papa. Nel pomeriggio di mercoledì papa Bergoglio è stato portato in ambulanza al Policlinico Gemelli, uno dei principali ospedali di Roma. È stato ricoverato per un’infezione respiratoria, come raccontano diverse prime pagine dei quotidiani di oggi. Bergoglio ha cancellato i suoi impegni per i prossimi due giorni.

Antisemitismo. Una vergognosa scritta con il simbolo delle SS naziste è comparsa in una via di Firenze, già segnata in passato da episodi simili. “In quella zona vive una famiglia appartenente alla comunità ebraica”, scrive Repubblica Firenze. È almeno la quinta-sesta aggressione intimidatoria e razzista che si ripete nel Quartiere 2, a Campo di Marte, rileva il quotidiano. “Si tratta di un gesto orrendo e fuori da ogni logica, da condannare assolutamente. – il commento al Quotidiano nazionale del presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink – Siamo in contatto con le forze dell’ordine, e siamo certi che seguiranno con attenzione la questione. Firenze non è una città enorme e non è la prima volta che capitano cose simili, quindi potrebbe essere tutto fatto dallo stesso gruppo di persone”.

La Storia in piazza. L’edizione 2023 di “La Storia in Piazza”, festival della Storia organizzato a Genova, è dedicata alla storia segreta. Tra i curatori dell’iniziativa, la storica Anna Foa, intervistata oggi dal Secolo XIX. Foa interverrà domenica alle 17 nella Sala del Maggior Consiglio, con un intervento incentrato sul mito delle tribù perdute di Israele. Nell’intervista si riflette anche sul tema dell’intolleranza. “La fragilità e le paure del nostro mondo, ulteriormente accentuate dallo scoppio della guerra in Ucraina, contribuiscono ad alimentare l’ostilità e l’odio per il diverso. – evidenzia Foa – Si pensi in proposito all’antisemitismo, la cui lunga storia chiama in causa la percezione della diversità, le teorie razziali, le ossessioni eugenetiche. Fenomeni come l’antisemitismo possono essere combattuti con apposite leggi ma vanno soprattutto contrastati con la cultura e l’insegnamento nelle scuole”.

Omaggio a Mario Lattes. Alla Reggia di Venaria apre “Teatri della memoria”: 52 opere selezionate da Vincenzo Gatti per ricordare il grande pittore, scrittore ed editore Mario Lattes. La mostra, racconta La Stampa Torino, è stata ideata per i 100 anni dalla nascita di Lattes. “Ci sono 10 delle 400 incisioni realizzate dall’artista (rigorosamente in bianco e nero), il resto è un trionfo di tecniche miste a servizio di uno sguardo inquieto. Quel groviglio di segni fa da schermo alla sua autobiografia. – spiega La Stampa – La menorah e i rotoli della Torah aprono uno squarcio sulle sue origini ebraiche, negli oli su tela “Il giro dei Sefarim” e “Interno di sinagoga”, e numerosi carboncini ripropongono elementi di quell’ortodossia religiosa abbandonata in giovane età. In qualche caso affiora la Shoah, squassata dalle onde telluriche di Munch e Picasso”.

La Roma ebraica interattiva. Un videogioco per raccontare i duemila anni di storia ebraica in città. “Menorah – The Game” è, racconta il Corriere Roma, “la caccia al tesoro virtuale in cui due giovani ricercatori, Anna e Gavriel, sono sulle tracce di simboli e tradizioni che testimoniano la presenza della comunità ebraica nella Capitale. Promossa dalla fondazione Museo ebraico di Roma, l’iniziativa è un tassello del progetto edutainment, che intende ripercorrere la storia ebraica attraverso il gioco scoprendo luoghi, oggetti e significati che si ritrovano oggi nel percorso del Museo di Roma”.

Sul palco a Bologna. Le melodie ebraiche per Kol Nidrei di Max Bruch e per Chichester Psalms di Leonard Bernstein, affiancate a due pagine che in modo diverso richiamano la danza, come An American In Paris di George Gershwin e il Boléro di Maurice Ravel sono nel programma che questa sera il Maestro israeliano Daniel Oren eseguirà all’Auditorium Manzoni per la stagione sinfonica del Teatro Comunale di Bologna (Resto del Carlino).

Daniel Reichel