Napoli e le radici del sogno scudetto:
le immagini inedite di Ascarelli

Ormai tutte le scaramanzie (o quasi) sono andate in soffitta. Il terzo scudetto è in vista. E Napoli si prepara alla festa. Nel segno di Kvaratskhelia e Osimhen, i nuovi gemelli del goal. Nel nome di Diego Armando Maradona, emblema di anni leggendari che sembravano irripetibili. E andando ancora a ritroso nell’arco tracciato quasi un secolo fa da Giorgio Ascarelli, il filantropo ebreo che regalò alla città una squadra di calcio all’altezza del suo blasone e di nuove ambizioni che iniziavano allora a palesarsi. La risposta del Sud allo strapotere dei club del Nord, in un mondo del pallone che marciava in quelle settimane – si era nell’estate del 1926 – verso la svolta del professionismo. L’Internaples degli albori divenne così il Napoli, una realtà con prospettive finalmente nazionali. Ascarelli ne fu il fondatore e il primo presidente. Oltre che l’artefice di molte iniziative d’impatto pubblico. Come la costruzione a proprie spese dello Stadio Vesuvio, che gli fu poi intitolato a furor di popolo pochi giorni dopo la morte (avvenuta prematuramente nel 1930, quando aveva appena 36 anni). “Un’autentica meraviglia”, l’aveva definito la Gazzetta dello Sport. Uno dei suoi tanti doni a Napoli e ai napoletani cancellati dalla violenza del fascismo che in tempi di montante odio antiebraico avrebbe sradicato il segno di Ascarelli non soltanto da quell’impianto, ma anche dalla memoria collettiva.
“Pur grati a coloro che sono stati la nostra matrice – aveva annunciato nell’impostare il cammino sportivo del Napoli – l’importanza del momento e la maggiore dignità cui il nostro sodalizio è chiamato mi suggeriscono un nome nuovo, nuovo e antico come la terra che ci tiene, un nome che racchiude in sé tutto il cuore della città alla quale siamo riconoscenti per averci dato natali, lavoro e ricchezza”. L’inizio di una storia gloriosa cui rimanda un ritrovamento suggestivo e toccante da parte del giornalista Claudio Della Seta: alcuni filmati che immortalano Ascarelli tra ’28 e ’29, parte del Fondo Di Segni di proprietà di Daniela Di Segni e Gabriel Sagel. Scoperta dall’alto valore simbolico e che va ad alimentare il flusso della campagna di raccolta, digitalizzazione e catalogazione di filmati di famiglie ebraiche italiane promossa alcuni anni fa, su impulso del giornalista, da CSC-Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea e Fondazione CDEC di Milano, in collaborazione con il Memoriale della Shoah milanese, la Comunità ebraica di Torino, la Fondazione Museo della Shoah di Roma e il Meis di Ferrara.
Circa 1000 i film ad oggi raccolti nell’ambito di questa iniziativa, per oltre 120 ore di materiale girato. Nei prossimi giorni alcuni di questi filmati, quelli della famiglia Di Segni, saranno disponibili sul Portale Antenati ideato e realizzato dalla Direzione generale Archivi e dall’Istituto Centrale per gli Archivi.
Nel breve montaggio Ascarelli ci appare inserito in un contesto familiare, con al fianco tra gli altri la moglie Bice Diena (la giovane donna in camicetta bianca). Lo sfondo è quello della residenza di Posillipo (Villa Bice) dalla quale, appena pochi mesi dopo, si sarebbe dipanato un corteo funebre diretto fino al cimitero ebraico luogo della sua sepoltura. Migliaia i tifosi che avrebbero reso omaggio al padre del Napoli lungo la strada, in una toccante manifestazione d’affetto collettiva.
Il fondo della famiglia Di Segni, di cui questo video è un’ulteriore gemma, è costituito da 36 film in 16mm girati tra ’28 e ’36 da Salvatore Di Segni (1879-1945). Il recupero è partito da alcuni girati del 1923 rinvenuti nella casa di Della Seta. Digitalizzati nel 2014, svelando fra l’altro le sole immagini cinematografiche di ebrei italiani successivamente assassinati nella Shoah, hanno dato vita a un filone di ricerca ormai vasto. Seguendo le orme dei discendenti di Salvatore, lo zio dei suoi nonni e proprietario della cinepresa, Della Seta è infatti riuscito a rintracciare le numerose bobine girate in seguito in un’abitazione di campagna vicino a Buenos Aires dove erano state portate dal figlio di Salvatore, Franco Di Segni, e conservate dalla nipote Daniela e dal pronipote Gabriel.
“Vecchie pellicole familiari e filmati amatoriali sono un patrimonio sommerso che se recuperato e archiviato nel modo corretto diventano testimonianze visive in cui la Storia ha lasciato tracce di sé”, rileva l’Archivio Nazionale Cinema Impresa nell’annunciare questo nuovo tassello ricomposto. Una fonte importante, la cui consultazione “può aiutare gli studiosi dell’età contemporanea a ricostruire ambienti, a dare volti e voce al Novecento delle famiglie e delle comunità ebraiche”.

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