A confronto su Spinoza
Si può riempire una sala parlando per un’ora e mezza di filosofia ad alto livello? A quanto pare sì, visto che ieri il pubblico ha riempito la Sala Carmi, nel complesso ebraico di Casale Monferrato, per ascoltare Davide Assael, impegnato a presentare il suo volume dedicato a Baruch Spinoza. Merito del grande filosofo, inserito tra i fondatori del pensiero moderno, ma anche dello stesso Assael, conosciuto per la trasmissione “Uomini e Profeti”, ma anche per la sua formazione con Haim Baharier che lo porta a coniugare filosofia ed ebraismo. “Non conoscevo Assael prima di oggi, ma conosco il suo maestro da quando è venuto a Casale per il Festival Oyoyoy!” ricorda il presidente della Comunità ebraica Elio Carmi, presentando l’incontro e auspicando di avere Baharier presto nella stessa sala. In tanti erano presenti anche per la professoressa Anna Maria Ariotti, chiamata a coordinare la presentazione e iniziatrice di generazioni di casalesi alla filosofia.
Assael è un esponente della “filosofia relazionale”, corrente in cui la matrice ebraica è percepibile nelle opere di Martin Buber, Emanuele Levinas, Hannah Arendt, intellettuali capaci di costruire un pensiero sul confronto con l’alterità. Una riflessione per niente scontata nella difficile età di Spinoza. Ariotti ha fatto un excursus di un ‘600 politicamente difficile, ma che ha visto la nascita di scienza e liberalismo. Un quadro dove Spinoza è in prima linea in una generazione di intellettuali europei che lottano per un nuovo approccio con natura e società. In questo l’eredità ebraica è cruciale, il che rende particolarmente centrale il “cherem” poi inflittogli. Un anatema, è stato affermato, di cui non conosciamo i motivi. Ma che non può essere imputato all’ateismo, “visto che il pensiero spinoziano culmina nella conoscenza intellettuale di Dio come principio fondativo del tutto”. Piuttosto, è stato sostenuto, la sua posizione sull’immortalità dell’anima, considerata non in modo individuale ma parte dell’”anima mundi”, pur essendo stata molto dibattuta anche dai grandi pensatori dell’ebraismo, “potrebbe aver scandalizzato una comunità molto giovane come quella di Amsterdam, formata da marrani fuoriusciti dalla Spagna in cui la questione della salvezza individuale era molto sentita”. In ogni caso difficile conciliare la Torah con il famoso “Deus sive natura” spinoziano, in cui la sostanza delle cose è insita nelle cose stesse. Questo non impedirà, però, una gara del pensiero ebraico ad accaparrarsi il filosofo. Assael ha raccontato che commissioni di rabbini e intellettuali si riuniscono periodicamente per riabilitarlo (l’ultima volta è stato nel 2012) senza successo. Ciò nonostante in Israele non si contano le strade intitolate a Spinoza. E persino Ben Gurion proclamava a proposito della sua scomunica: “È uno scandalo, è come se l’Europa rifiutasse Socrate perché condannato dal tribunale di Atene”. Ariotti ha citato Giordano Bruno tra gli immediati precursori di Spinoza, ma se Bruno parlava ancora nella lingua dell’Umanesimo, Spinoza nella sua Etica è capace di trasformare la filosofia in un linguaggio scientifico, spalancando così le porte a una dialettica capace ancora oggi di esplorare l’infinito. Forse anche per questo “di fronte a Spinoza ci si sente piccoli”, conclude Assael. Il prossimo fine settimana il complesso ebraico rimarrà chiuso per via della concomitanza con Pesach.
Gli incontri culturali riprenderanno il 16 aprile con un evento dedicato a Leonard Cohen.
Alberto Angelino