Shoko, passione nazionale

Nel numero 139 di DafDaf, in distribuzione in questi giorni, compare per la prima volta la nuova rubrica curata da Daniel Reichel, che in Populari beIsrael racconterà ogni mese qualcosa di tipicamente israeliano. In questo numero scrive: “Per chi è stato bambino in Israele c’è un prodotto che non può non aver provato almeno una volta. Lo Shoko. Soprattutto BeSakit. Ovvero il latte al cioccolato venduto in piccole buste di plastica (sakit). Ogni giorno migliaia di bambini lo hanno bevuto e ancora oggi lo bevono a casa, per strada, a scuola, nei campi estivi. In questi ultimi – kaitanot in ebraico – non di rado capitava di vedere gli animatori portare in grandi sacchi neri decine di Shoko BeSakit. E i bambini lo aprivano nell’unico modo possibile, non avendo forbici a disposizione: con i denti”.
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a.t. social @ada3ves

Lo Shoko BeSakit

Per chi è stato bambino in Israele c’è un prodotto che non può non aver provato almeno una volta.
Lo Shoko. Soprattutto BeSakit. Ovvero il latte al cioccolato venduto in piccole buste di plastica (sakit).
Ogni giorno migliaia di bambini lo hanno bevuto e ancora oggi lo bevono a casa, per strada, a scuola, nei campi estivi. In questi ultimi – kaitanot in ebraico – non di rado capitava di vedere gli animatori portare in grandi sacchi neri decine di Shoko BeSakit.
E i bambini lo aprivano nell’unico modo possibile, non avendo forbici a disposizione: con i denti. Il sacchettino – qui vi aiuterà la geometria – è un parallelepipedo: quindi ha due angoli più allungati. Si morde con attenzione uno di questi e così si può gustare il nostro shoko.
È un gesto talmente diffuso in Israele da essere quasi iconico. C’è persino chi ha lanciato sui social network una campagna in cui invita a farsi ritrarre mentre appunto si beve dall’angolo della sakit. O chi per Purim si è trasformato in uno shoko formato gigante. C’è persino una canzone dedicata a questo prodotto, talmente è parte della cultura israeliana. Si intitola Adon Shoko (Mister Shoko). A cantarla, uno dei più grandi artisti israeliani, Arik Einstein. Parla di Adon Shoko che va a trovare un suo amico che si chiama? Adon Shoko anche lui. Insieme vanno a trovare un altro amico, che si chiama? Adon Shoko! E così via.
Così come lo Shoko BeSakit, anche questa canzoncina è stata la colonna sonora di molte infanzie (andate ad ascoltarla su youtube).
Per chi invece vuole un po’ di storia sulla cioccolata in versione israeliana, lo shoko è arrivato nelle case del paese a metà degli anni Sessanta. Il canale mako racconta che a ideare la ricetta – dopo diverse prove per aggiustare il gusto – è stato Yoram Amati. All’epoca poco più che ventenne decise di lasciare la grande città – Tel Aviv – per andare nel Kibbutz Yotvata fondata da poco da Ori Horazo nell’area che si chiama Aravah. Una zona desertica dove pensare di allevare mucche da latte sembrava un miraggio. E invece dalle quattro mucche iniziali, Yotvata divenne famosa in tutto il paese per la sua produzione casearia. Nel mentre il nostro Amati si era messo a fare esperimenti con il cacao fino a trovare la ricetta giusta. “Improvvisamente funzionò. E funzionò benissimo. All’inizio la nostra distribuzione era molto limitata, – il racconto di Amati – ma quando abbiamo ottenuto l’autorizzazione a spedire il prodotto a Be’er Sheva, e da lì a tutto il Paese, tutti volevano il nostro Shoko”.

d.r.