Il rispetto necessario
Nella nostra parashà ci viene raccontato che durante l’inaugurazione del Mishkan – il Santuario mobile del deserto, durata dodici giorni, all’ottavo giorno i due figli maggiori di Aharon offrirono pubblicamente un sacrificio al Signore, che non gli era stato richiesto e per questo furono uccisi da un fuoco divino che divampò in quell’istante. Molti sono i tentativi di spiegazione e di interpretazione di questo passo così oscuro: a) si misero a insegnare Torà davanti a persone più importanti di loro; b) entrarono nel qodesh ubriachi; c) si comportarono male in altri casi.
Nel Talmud si riporta un’ulteriore spiegazione: si racconta che, quando i capi camminavano in mezzo al popolo, si formava una fila. Moshè e Aharon camminavano avanti a tutti e subito dietro Nadav e Avihù, quindi gli anziani di Israele e dopo altri esponenti del popolo. Nel procedere Nadav, rivolgendosi a suo fratello Avihù, gli dice: “Quando moriranno questi due vecchi, saremo noi i leader del popolo ebraico”. Questa espressione non fu gradita al Signore, il quale dentro di sé disse: “Ora vedremo chi seppellirà chi!”. Dato che i due erano già recidivi, furono puniti da D-o con la morte.
È vero che nella leadership c’è sempre bisogno di rinnovamento, ma questo deve essere fatto sempre prendendo ad esempio ciò e chi è venuto prima dei nuovi.
Nella tradizione ebraica c’è sempre la necessità di rendere kavod agli anziani per l’esempio che essi trasmettono alle generazioni successive alle loro. Per questo motivo abbiamo il dovere, oltre che di alzarsi davanti a loro, di parlare nei loro confronti con il massimo del rispetto.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia
(14 aprile 2023)