Libertà negata, il mondo libero
in campo per Evan Gershkovich

Celebrando la festa ebraica che più di ogni altra ricorda l’immenso dono della libertà c’è stato chi ha voluto lasciare un posto libero al tavolo del Seder, la cena rituale che dà inizio alla rievocazione dell’Esodo che porterà gli ebrei dalla schiavitù d’Egitto alla conquista della Terra Promessa. Un gesto simbolico, dedicato a chi quest’anno al Seder non ha potuto esserci: Evan Gershkovich, il corrispondente da Mosca del Wall Street Journal che le autorità del Cremlino hanno di recente arrestato e imprigionato con l’accusa di essere una spia al servizio dell’Occidente. È stato tra gli altri rav Pinchas Goldschmidt, ex rabbino capo di Mosca e presidente della Conferenza dei rabbini europei, a perorare l’iniziativa. Col pensiero rivolto a Gershkovich, le cui radici familiari affondano proprio in queste terre (i suoi genitori fuggirono entrambi dall’Unione Sovietica). E con lui, ha specificato il rav, “alle altre migliaia” di persone vittime dell’ondata repressiva ordita da Putin e dai suoi sodali da oltre un anno. Non pochi dei quali, ha evidenziato il rav, con un’origine e retaggio ebraico. Lui stesso, abbandonato il Paese poche settimane dopo l’attacco all’Ucraina, sa bene cosa significa vivere sotto un regime di crescente terrore e ossessione. E in cui la possibilità di agire ed esprimersi senza censura ha finito per essere soffocata con conseguenze drammatiche che sono sotto gli occhi di tutti. Una fuga diventata improrogabile dopo le pressioni subite “per sostenere pubblicamente” la guerra, ha più volte raccontato in seguito. Descrivendo inoltre la paradossale situazione di trovarsi a vivere la condizione d’esilio in Israele, patria millenaria del popolo ebraico.
La vicenda di Gershkovich è finita sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo. In prima linea c’è però anche la politica. E in particolare la Casa Bianca, con Joe Biden personalmente mobilitato nel tentativo di riportare a casa la vittima di quello che è stato definito, senza giri di parole, un atto deliberatamente persecutorio contro un cittadino americano. Un arresto “totalmente illegale”, per usare le parole del presidente degli Stati Uniti. Il quale, negli scorsi giorni, ha avuto modo di interfacciarsi nel merito con la famiglia di Gershkovich.
Si susseguono intanto le iniziative di solidarietà, partendo dagli organi di categoria e dai colleghi di redazione del Wall Street Journal. Azioni che nel loro messaggio guardano all’insieme del mondo libero e che continuano ad essere un conforto “per affrontare il vuoto nei nostri cuori, un vuoto che non sarà colmato fin quando non saremo di nuovo riuniti”, il commento dei familiari del giornalista.
Numerose le adesioni alla campagna #FreeEvan. E significativa la scelta del Time di inserire il nome di Gershkovich tra le 100 figure più influenti del 2023, assieme tra gli altri alla storica della Shoah Deborah Lipstadt. Scelta da Biden nel ruolo di figura apicale nel contrasto all’odio antisemita, Lipstadt è nota per il suo impegno per far emergere la verità storica in tutta la sua essenza e contro ogni menzogna e infingimento. In quella direzione, la lode del Time, si pone il lavoro di Gershkovich per descrivere la deriva autocratica della Russia di Putin. Nonostante i rischi personali cui è andato puntualmente incontro. A Gershkovich è andato anche il John Aubuchon Award, prestigioso riconoscimento per la libertà di stampa, “per la passione e il coraggio mostrati nel raccontare la Russia dal 2017, nonostante i drammatici e crescenti rischi”.
Tra i suoi ammiratori Natan Sharansky, celebre dissidente anti-sovietico, imprigionato per nove anni per via delle sue battaglie in difesa dell’emigrazione verso lo Stato di Israele. Il giornalista si trova nello stesso carcere dove fu per vari mesi lo stesso Sharansky, presidente in passato dell’Agenzia Ebraica. “Si tratta di una tipica prigione del KGB: un posto in cui si può star certi che nulla trapela dal mondo esterno al suo interno e viceversa” ha spiegato l’ex dissidente in un video. Per questo, il suo pensiero, è fondamentale “che i leader del mondo libero facciano pressione su Putin”. Sulla pelle del corrispondente del WSJ le istituzioni russe starebbero infatti testando “se questo bluff sarà accettato da qualcuno” o se ci “saranno delle esitazioni” nell’intervenire. Una vicenda chiave per leggere dove andrà la Russia, ma soprattutto chi si sta opponendo ai suoi piani.
Ad unirsi al coro di quanti chiedono la sua scarcerazione è anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che già aveva aderito a un’istanza della Federazione internazionale e della Federazione europea dei giornalisti “per ogni iniziativa di mobilitazione” in questo senso.
“La notizia dell’arresto non stupisce: la repressione della libertà di stampa in Russia da parte del regime autocratico di Vladimir Putin non nasce certo con la guerra di aggressione all’Ucraina. Era il 7 ottobre del 2006 quando Anna Politkovskaja, autrice di reportage sulla guerra in Cecenia e le violazioni di diritti umani e civili da parte degli aggressori russi, fu uccisa a Mosca nell’ascensore del palazzo di casa sua”, ricorda il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani in una lettera pubblicata dal quotidiano Il Foglio. L’intolleranza di Putin verso i diritti e la libertà di espressione, prosegue l’analisi, “portò nell’aprile del 2021 a inserire il presidente del Parlamento europeo David Sassoli tra le ‘personalità non gradite’ in Russia”. Fatti che si tendono a rimuovere, la valutazione che si esprime. Come pure “si tende a rimuovere che colui che è considerato l’ideologo di Putin, ovvero Aleksandr Dugin, solo pochi anni fa è stato accolto in Italia dagli amici sovranisti: conservare la memoria invece è l’unico modo per leggere correttamente il presente e costruire il futuro”.
In precedenza sei direttori di quotidiani italiani (Luciano Fontana, Claudio Cerasa, Massimo Giannini, Massimo Martinelli, Maurizio Molinari e Agnese Pini) avevano firmato una lettera-appello per chiedere la liberazione di Gershkovich. Un’iniziativa congiunta “a nome dei giornalisti italiani che lavorano per le nostre testate e ritenendo di farci interpreti di un sentimento diffuso nell’opinione pubblica del Paese”, volto a rappresentare “la nostra ferma condanna di questa decisione” e con l’obiettivo di aggiungere “la nostra voce a quella di chi sta chiedendo che Gershkovich venga subito rilasciato”. L’ambasciatore designato della Federazione Russa in Italia Alexey Paramonov, cui la lettera era destinata, ha replicato così: “Il corrispondente del quotidiano americano Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato colto in flagrante mentre cercava di ottenere informazioni segrete su una delle imprese del complesso militare-industriale russo”. Tali attività, sostiene il rappresentante di Putin a Roma, “non hanno nulla a che fare con il suo mestiere professionale e l’arresto stesso per sospetto di spionaggio a favore di uno Stato straniero è stato effettuato in piena conformità con i requisiti della legge e le norme della legislazione russa”.
as