Il riconoscimento del Quirinale
Ugo Foà, un Testimone tra i giovani

Sono oltre quarant’anni che Ugo Foà racconta la sua storia nelle scuole. E in particolare di quando da un’aula non diversa da quella in cui gli studenti ne ascoltano i ricordi di gioventù fu cacciato in modo repentino, senza possibilità di appello. Aveva 10 anni quando il fascismo proclamò le leggi razziste, bandendolo dal sistema educativo e da una vita in società. Oggi ne ha 95 e di quel giorno e delle sue drammatiche conseguenze non ha dimenticato niente. “Nessuno si è interessato a chi, come me, fu espulso. Come se fossimo scomparsi” ha spiegato di recente, intervenendo alla cittadella della pace di Rondine nel corso di un evento che ha riportato idealmente in classe otto ex studenti ebrei cacciati o esclusi nel ’38. Per questo ai ragazzi che incontra da Nord a Sud del Paese ricorda ogni volta non solo il dovere di fare Memoria, ma anche di impegnarsi in modo attivo contro l’indifferenza. Un valore riaffermato lo scorso 27 gennaio, durante la cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale alla presenza e con l’intervento del Capo dello Stato. Toccanti le sue parole e il dialogo con due studenti chiamati a interrogarlo.
Proprio dal Quirinale, in segno di apprezzamento per il suo sforzo verso le nuove generazioni, arriva ora l’onorificenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un segno d’attenzione che parte direttamente dal Presidente Mattarella. “Sono molto emozionato, non me l’aspettavo proprio” dice Foà, classe 1928, nato a Napoli e autore del libro Il bambino che non poteva andare a scuola (ed. Manni) in cui elabora l’intera sua storia di bambino perseguitato dal fascismo e poi di testimone per la costruzione di una società più inclusiva e consapevole. “Ho iniziato a testimoniare all’incirca 40 anni fa. Tutto è cominciato quando ho ascoltato un insegnante asserire, a proposito di quel periodo, che in fondo gli ebrei non avessero poi subito chissà quali discriminazioni. Quel giorno è scattato qualcosa dentro di me”, spiega a Pagine Ebraiche. Nelle parole di quell’insegnante “ho riscontrato infatti una forma grave di riduzionismo, che è persino peggio del negazionismo in quanto più sottile, più infido: è stato il riduzionismo a spronarmi ad agire per ridurre il più possibile l’ignoranza”. Un impegno senza soluzione di continuità, forte di esperienza e passione: “Continuo ad andare nelle scuole, ovunque mi invitino. Sono esperienze positive, in compagnia dei giovani si sta bene. Con loro si può davvero costruire qualcosa”. L’agenda è ancora fitta di eventi e iniziative “e appena poche settimane fa sono stato anche a Torino, alla Biennale democrazia: mi piace parlare, raccontare, confrontarmi; trovo soprattutto che sia utile”.
Foà è da vari decenni uno dei pilastri di Progetto Memoria. “Interpretando il pensiero di tutti, il Presidente Lello Dell’Ariccia ha espresso a Ugo le più affettuose congratulazioni per il riconoscimento meritatissimo, da estendere a tutti i suoi familiari. Grazie Ugo, siamo davvero orgogliosi di averti con noi”, il messaggio di felicitazioni a lui trasmesso nelle scorse ore. Oltre che attivissimo testimone, Foà è anche socio (fondatore e onorario) e membro del collegio dei probiviri.

(Nell’immagine: Ugo Foà al Quirinale lo scorso 27 gennaio)