L’Italia ebraica
e le “case di vita”

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara ha inaugurato una nuova mostra. “Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia”, i cui curatori sono Andrea Morpurgo e il direttore del Meis Amedeo Spagnoletto, si presenta come un approfondimento innovativo e originale per riflettere sull’aspetto “architettonico, rituale e sociale” di queste due realtà al centro della vita ebraica. Come raccontano i curatori nel testo che vi proponiamo di seguito – tratto dal catalogo della mostra, visitabile fino al 17 settembre – non solo spazi d’incontro, ma anche di vita sociale e costruzione del senso di comunità.

“Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia” presenta per la prima volta al grande pubblico un quadro complessivo del ricchissimo patrimonio architettonico relativo a questi due spazi. Un’innovativa ricognizione sull’intero territorio nazionale, oltre i limiti spaziali e temporali delle mostre realizzate fino ad ora, capace di descrivere come la dimensione comunitaria degli ebrei si è espressa durante i secoli attraverso la forma, lo stile e la regolamentazione di questi luoghi riguardo ai quali, l’antigiudaismo prima e i processi di integrazione e assimilazione più tardi, hanno giocato un ruolo importante modellando attraverso lo spazio i rapporti tra il potere politico e religioso e questa antica minoranza.
Passando in rassegna grandi e, non meno significative, piccole comunità, la mostra permette al visitatore di comprendere come le sinagoghe ed i cimiteri abbiano risposto ad esigenze di carattere funzionale ma anche alla necessità di definire simboli e valori identitari tanto comunitari quanto individuali. In ultima istanza, la mostra illustra il patrimonio architettonico e culturale ebraico considerandolo parte integrante e inscindibile della storia d’Italia. Il percorso espositivo, che si struttura attraverso lo sviluppo di due grandi quadri tematici relativi alle sinagoghe e ai cimiteri, non si limita a descrivere la dimensione architettonica ed urbanistica ma affronta ampliamente anche la dimensione sociale, economica e religiosa, quest’ultima essenziale per comprendere come la ritualità e le diverse liturgie (minhaghim) abbiano nel tempo determinato o fortemente influenzato questi spazi.
Infine, indagare i diversi ambiti che coinvolgono la storia delle sinagoghe e dei cimiteri ebraici ha reso necessario percorrere un vasto ventaglio di fonti, presenti negli archivi delle comunità ebraiche, archivi di Stato, biblioteche, collezioni private, musei italiani e stranieri, e ciò ha permesso di arrivare alla scelta di oggetti che si concentrano soprattutto sul loro significato narrativo oltre che, in alcuni casi, sul valore artistico. In questo volume sono raccolti contributi realizzati da studiosi di storia ebraica e di storia dell’architettura che, a partire dall’antichità fino ad oggi, ci permettono di comprendere le vicende e le questioni più rilevanti riguardanti lo spazio sinagogale e cimiteriale ebraico in Italia. Il saggio introduttivo di Andrea Morpurgo sottolinea l’importanza di affrontare il tema delle architetture ebraiche, in quanto frutto di un complesso processo collettivo attivato per restituire spazialmente non solo necessità funzionali ma anche aspetti identitari, e che quelle di sinagoghe e cimiteri ebraici siano sostanzialmente storie parallele ma al tempo stesso costante – mente dialoganti tra loro sotto molteplici punti di vista. Partendo dalle antiche sinagoghe rinvenute in Italia, nelle quali la struttura degli edifici evidenzia il progressivo cambiamento da spazi d’incontro a veri e propri luoghi di culto (Dello Russo), si arriva alle sinagoghe di età moderna, in cui si può parlare solo di ‘tracce’ di architettura, frammenti e parti di arredo, spesso decontestualizzati, dopo interventi di rifacimento strutturale e di decorazione stratificati su sé stessi (Calabi).
Con l’emancipazione ebraica la prospettiva introversa dei secoli precedenti venne rovesciata e la sinagoga poté finalmente assumersi il difficile compito di rendere visibile una parte determinante della società civile, finora vissuta sottotraccia, almeno per quel che riguarda la pratica religiosa (Pace). Avvicinandosi al presente sono infine descritte le vicende relative alle scelte progettuali fatte per i rari esempi di nuove sinagoghe costruite in Italia dal 1945 a oggi, e ai più numerosi casi di ricostruzione, restauro o aggiunte a edifici precedenti distrutti o danneggiati durante il conflitto (Dulio). Sottolineando l’importanza del carattere non tipologico ma prestazionale e comunitario dello spazio ebraico di preghiera ritrovabile nelle sinagoghe edificate nel corso dei due millenni di Diaspora (Zevi), sono poi analizzati due diversamente importanti elementi dello spazio sinagogale: l’evoluzione, dall’antichità fino all’emancipazione, della forma dell’Aron ha-Qodesh delle sinagoghe in Italia (Rodov) e la dimensione religiosa e architettonica del matroneo, lo spazio della donna all’interno della sinagoga (Cassuto). Un’introduzione alle relazioni che si instaurano tra gli spazi a disposizione dentro il tempio e i movimenti, le posizioni e i gesti del pubblico durante i vari momenti delle cerimonie è proposta da Amedeo Spagnoletto. Il suo contributo è in primis uno strumento per comprendere le parti della liturgia letta nella sua dinamicità di azioni e atteggiamenti della comunità riunita nella situazione al tempo stesso intima e collegiale della preghiera. Per ciò che riguarda gli spazi di sepoltura vengono inizialmente descritte le principali caratteristiche funzionali ed estetiche delle catacombe ebraiche presenti in Italia e le auspicabili future prospettive di ricerca e valorizzazione (Laurenzi), proseguendo con il tema della trasformazione degli spazi funerari ebraici nell’Alto Medioevo, con particolare attenzione per ciò che riguarda i reperti epigrafici ebraici pertinenti alla sfera funeraria dell’area meridionale (Lacerenza), per poi arrivare alla descrizione dei caratteri architettonici del cimitero ebraico nell’età dell’emancipazione, in cui l’eclettica commistione di stili che contraddistinse l’architettura sinagogale visse una sua originale trasposizione nel progetto dei sepolcri (Selvafolta).
La tutt’altro che univoca relazione tra il ruolo del rabbino e lo spazio architettonico della sinagoga e del cimitero ci mostra le innumerevoli possibilità di dinamiche percezioni di ebraicità passate, presenti e future (Bonfil), mentre una panoramica di come il cinema italiano abbia rappresentato il patrimonio architettonico ebraico mette in evidenza come si sia tentato spesso di sintetizzare attraverso il linguaggio cinematografico complesse situazioni esistenziali e di tracciare i contorni di specifici contesti storici e sociali (Salah). Il catalogo arricchito dalla sezione delle schede relative agli oggetti in mostra si presta anche come una preziosa raccolta di opere d’arte alcune delle quali mai pubblicate, utili strumenti interpretativi di due dimensioni, quella del tempio e del cimitero, che segnano profondamente l’identità ebraica. Tanto questo volume quanto l’esposizione non sarebbero giunti a compimento senza il prezioso aiuto di tutti gli amici che nel MEIS, con attenzione per i dettagli e la qualità, lavorano pieni di motivazione. In particolare, per questo catalogo siamo profondamente grati a Sharon Reichel, la curatrice del museo che ha gestito con meticolosità e competenza i rapporti con l’editore suggerendo soluzioni e dedicandovi profusamente energia e passione.

Andrea Morpurgo e Amedeo Spagnoletto

Nelle immagini: Konstantin Von Guise, da Hieronymus Hess, Interno di una sinagoga romana, post 1830, litografia su carta acquerellata a mano e grafite, 37 x 48,5 cm, Museo Ebraico di Roma; Intagliatore fiorentino, Modello per il nuovo Tempio Israelitico di Firenze, 1874- 1882, legno intagliato, 55 x 30 x 50 cm, Museo Ebraico di Firenze; Aron ha-Qodesh della Sinagoga di Vercelli, XVII secolo, ambito piemontese, legno intagliato e dipinto con chiusure ed elementi di raccordo metallici; taffetà, 140 x 80 x 298 cm (armadio), 106 x 5 x 270 cm (pannelli laterali), Comunità ebraica di Vercelli

(18 aprile 2023)