Yom Ha Shoah,
l’Italia ebraica ricorda

Molte iniziative e appuntamenti, in tutta Italia, per Yom haShoah. “La storia del popolo ebraico ‘inerme’ andrebbe rivista. Dovunque gli ebrei parteciparono alla Resistenza in gran numero e in proporzione il loro contributo è stato enorme” ha tra gli altri evidenziato il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni durante una solenne cerimonia tenutasi al Tempio Maggiore. Al mattino una piccola folla si è poi ritrovata nell’area del Portico d’Ottavia per ascoltare e raccogliersi in silenzio al suono della sirena. Sulla falsariga di quanto accade ogni anno in Israele, dove un intero Paese si ferma per 120 secondi.
Yom haShoah è stata anche l’occasione per dire grazie a una coppia di “Giusti” che agirono nel segno della solidarietà: Bista e Stella Nepi, che nella loro casa colonica vicino Montevarchi ospitarono l’ebreo fiorentino Enzo Tayar in fuga dai nazifascisti e che per il loro coraggio sono stati insigniti in memoria dell’onorificenza dello Yad Vashem. Commovente la cerimonia tenutasi stamane nella sinagoga di Firenze, alla presenza dei discendenti di salvatori e salvato.

“Era un mecenate a tutto campo. Un uomo che, dove ha potuto, ha sempre cercato di darsi da fare. Nel cuore – fino alla fine, che per lui è arrivata nel 2013 – c’era quella famiglia che così generosamente lo aveva accolto e gli aveva salvato la vita”. Così Jane Tayar nel ricordare il padre Enzo, fondatore e primo presidente dell’Opera del Tempio ebraico di Firenze, e chi gli venne incontro nell’ora più buia. All’età di 21 anni, in fuga dai nazifascisti, dopo un inquieto vagare nelle campagne del Valdarno per lui si aprirono le porte di un podere nei pressi di Montevarchi. Bista e Stella Nepi, i padroni di casa, non ebbero esitazioni davanti alla sua richiesta d’aiuto in piena notte. Prodigandosi fin dal primo momento per accogliere e dare sostegno a quel giovane ebreo braccato.
Un atto di coraggio celebrato quest’oggi nella sinagoga di Firenze, con la consegna in memoria dell’onorificenza di Giusto tra le Nazioni ad entrambi. “Questa storia dimostra che la la fede nella solidarietà umana esiste ancora e che preservare la memoria di quei fatti è un dovere morale. L’insegnamento che possiamo trarne è che ognuno di noi può fare la differenza” le parole di Alon Bar, ambasciatore d’Israele in Italia, nel consegnare l’attestato ai discendenti della coppia. Una storia con molte sfumature di eroismo (i Nepi accolsero tra gli altri anche un soldato inglese appena evaso dalla prigionia, Jim, che avrebbe poi sposato una delle loro figlie) e rievocata con toccanti parole dai familiari di salvatori e salvato. “Oggi è un giorno molto importante, che arriva a conclusione di qualcosa di grande. Il valore spirituale dei Nepi è qualcosa da cui dovremmo farci accompagnare tutti” ha detto la figlia di Tayar, con al fianco il fratello Michael. Grande anche l’emozione delle due nipoti dei salvatori, Bruna Nepi e Christina Foxall. Con la seconda che ha anche ricordato il salvataggio del padre, il soldato Jim, che i Nepi accolsero con la stessa generosità dimostrata con Tayar. A confermarlo Albarosa Carapelli, una testimone diretta, che era allora una bambina di cinque anni e mezzo.
La storia di salvezza era stata svelata dallo stesso Tayar nel libro di memorie “1943. I giorni della pioggia” (ed. Polistampa), fatto ristampare nel 2015 da Jane. Da quest’iniziativa era poi scaturita l’apertura della pratica affinché Bista e Stella Nepi fossero inseriti tra i “Giusti” al pari degli altri 700 cittadini italiani finora riconosciuti. L’immediatezza delle decisioni prese allora “aveva dell’incredibile”, scriverà Enzo nell’autobiografia. Cuore e istinto, nel solco dei valori più autentici della civiltà contadina. Sembrava infatti, annoterà tra le sue pagine, “che sapessero già cosa dire e come agire”.
“Oggi è Yom haShoah e questa cerimonia si inserisce perfettamente nello spirito della celebrazione, ricordandoci la forza di quei pochi che seppero opporsi alla barbarie” l’introduzione di Enrico Fink, il presidente della Comunità ebraica fiorentina. Ad intervenire sono stati poi la sindaca di Montevarchi Silvia Chiassai Martini (“La famiglia Nepi rappresenta la parte migliore della nostra comunità”), l’assessore comunale Sara Funaro (“Il coraggio di quell’epoca arriva fino a noi, è un esempio per le generazioni future”), la consigliera UCEI Sara Cividalli (“L’ebraismo italiano è vivo e vitale anche grazie a chi, in un momento buio e terribile, non ha accettato di non vedere, non ha tradito, non ha venduto chi aveva vicino”). Presenti alla cerimonia inoltre, tra gli altri, il rabbino capo Gadi Piperno, il presidente dell’Opera del Tempio Ebraico Renzo Funaro, il console onorario d’Israele Marco Carrai, il presidente dell’Associazione Italia-Israele Emanuele Cocollini.
Alla vigilia di Yom haShoah una prima cerimonia aveva avuto luogo nel Comune di Signa, per onorare il ricordo di un’altra coppia di coniugi “Giusti”: Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi, il cui intervento fu decisivo per mettere in salvo gli ebrei fiorentini Cassuto (Renato Cassuto, Irma Calò Cassuto, Ernesta Cassuto Marlowe, Edoardo e Franca Cassuto). La cerimonia, svoltasi presso la scuola media Alessandro Paoli, ha visto la partecipazione e l’intervento tra gli altri dell’ambasciatore Bar, del presidente Fink, della consigliera Cividalli, del sindaco Giampiero Fossi, della preside Francesca Bini. Come tutti i Giusti fra le Nazioni, ha detto Bar, “compresero che di fronte alla prepotenza non si può rimanere in silenzio e girarsi dall’altra parte: agendo hanno dimostrato a tutti noi l’importanza di prendersi cura del prossimo”. L’esempio dei Giusti, in questo senso, “è una candela che illumina e guida il nostro cammino”. Così il sindaco Fossi: “Nonostante l’Europa stesse scrivendo le pagine più drammatiche della storia del Novecento, ci sono state persone che hanno saputo schierarsi dalla parte giusta, dalla parte del bene e dell’amore fraterno. È quindi necessario, soprattutto in questo preciso momento storico, tenere memoria il ricordo di ciò che è accaduto”.

(Nell’immagine: la cerimonia nella sinagoga di Firenze)